Capitolo 6

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Mentre alzavo la testa per guardarmi allo specchio, notai che i miei occhi avevano assunto un nuovo colore: due sfere, color giallo paglierino, brillavano nel riflesso dello specchio davanti a me. Iniziai a pensare di star vivendo uno dei miei incubi peggiori. Provai a sciacquarmi il viso con l'acqua fredda, ma non sortì alcun effetto se non quello di far aumentare la mia rabbia. Gli occhi gialli erano ancora lì e mi fissavano. Sentivo il cuore che sbatteva contro la gabbia toracica e il respiro farsi sempre più affannoso. Da sotto le mie labbra: i canini iniziarono ad allungarsi e le unghie delle mie mani erano molto più simili a degli artigli di un animale. Ero terrorizzato, la testa faceva male e sentivo il mio corpo lacerarsi ad ogni dannatissimo cambiamento. Credetti di spezzarmi l'osso della mandibola quando vidi la mia bocca aprirsi, mostrando le zanne, e allungarsi fino ad assomigliare al muso di un lupo. Tutti i suoni della casa sembravano intenzionati a colpire le mie orecchie, niente mi sfuggiva. Mentre mi guardavo intorno, come un animale in trappola, sentii John che tentava di aprire la porta per entrare.

«Va via!» urlai con una voce che non era assolutamente la mia, era molto più cupa e grottesca. Ero arrabbiato e avevo voglia di uccidere, volevo sentire la pelle lacerarsi sotto i miei artigli. In una manciata di secondi, l'unica parte umana rimasta in me, si spense. C'era la furia e la voglia di distruggere tutto, mi sentivo fortissimo. Senza pensarci troppo, saltai dalla finestra del bagno di Lena ed iniziai a correre. Prima su due gambe, poi mi chinai ed iniziai a correre come un qualsiasi animale a quattro zampe.

Mi ritrovai nella riserva in pochissimo tempo, correvo e non mi stancavo. All'improvvisto, notai che dal fondo degli alberi proveniva uno strano odore di sangue. Per istinto mi diressi verso di esso, quando arrivai, la creatura che mi aveva attaccato la sera precedente, che ora sembrava avere una leggera somiglianza con me, era già lì ad aspettarmi. Gli occhi rossi della bestia brillavano nell'oscurità della riserva, le sue zampe erano possenti e gli artigli ben conficcati nel terreno. Non so per quale motivo la azzannai, ma essa, con la stessa leggerezza con cui si lancia un sassolino in acqua, mi prese e mi scaraventò contro la quercia più vicina. L'unica cosa che ricordai fu il dolore provato, poi svenni.

Quando riaprii gli occhi era ancora buio, tutto era tornato normale. La prima cosa che vidi fu Lena inginocchiata davanti a me.

«Lena, cosa ci fai qui?» chiesi ancora intontito.

«Ti ho visto uscire dalla finestra del mio bagno, così ti sono corsa dietro» rispose lei inarcando il sopracciglio destro.

«Quindi hai visto com'ero diventato? Hai visto quella cosa buttarmi contro l'albero?»

Lena rispose con una calma superlativa «Certo, Raccon. Quella cosa...ero io.»

«Oh, porca vacca. Quindi sei tu che mi ha distrutto la spalla l'altra notte, sei tu che hai sfasciato la macchina, quella Cadillac, e sei ancora tu quella cosa che mi ha scaraventato contro l'albero!» Parlavo così velocemente che io stesso facevo fatica a capirmi.

«Calmati Raccon, fammi spiegare. È vero, ho fatto tutto quello che hai elencato. Perdonami, quando mi trasformo può capitare di perdere leggermente il controllo. Quella sera ti ho riconosciuto, ho capito i sentimenti che provavi per me, così ho deciso di farti un dono. Ti ho reso come me» spiegò lei con uno sguardo abbastanza soddisfatto.

Non ero molto sicuro che tutto quello che stava succedendo fosse reale, ma decisi di rimanere al gioco.

«Quindi, tu mi stai dicendo che, quando vuoi, diventi una specie di cosa gigante, super-forte con gli artigli?»

«Meglio fare chiarezza. Prima di tutto non sono una cosa gigante, sono un licantropo» disse Lena prendendomi la mano.

«Scusami se sono andato via dalla festa, ma non sapevo cosa mi stesse succedendo. Voglio che tu sappia che non era per te, ho tanta voglia di starti vicino. Ma credo che tu mi debba delle spiegazioni, come funziona questo licacoso? Ma soprattutto, invece di spaventarmi a morte, perché l'altra notte non mi hai affrontato con fattezze umane? Potevi almeno chiedermi il permesso prima di darmi questo dono.» Ero molto confuso e infastidito, ma continuavo a guardare l'unica persona che avrebbe potuto spiegarmi qualcosa.

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora