Erano le cinque del pomeriggio, il sole splendeva alto nel cielo in quella calda giornata di fine inverno. La mattinata era iniziata con un temporale, poi, pian piano, le nuvole si erano diradate lasciando il posto al sole. La temperatura si era alzata di ben dieci gradi oltre la norma, per noi licantropi, queste, erano temperature estive. È vero che rimaniamo per metà esseri umani, ma il nostro corpo tende a sviluppare molto più calore. Lena ci era abituata, invece, per me sarebbe stato traumatico affrontare un'intera estate in queste condizioni. Al termine della giornata scolastica, e dopo aver pranzato, io e Lena avevamo deciso di darci appuntamento al parco per fare una passeggiata tranquilla.
Purtroppo, durante il pomeriggio, il parco era pieno di bambini che giocavano e urlavano: quei mostriciattoli avevano energia da vendere. Vista l'atmosfera poco tranquilla, decidemmo di uscire fuori dal paese per raggiungere le campagne limitrofe. Uscimmo dalla parte anteriore del parco e attraversammotutto il centro del paese. Arrivati quasi all'uscita di Oaktown, svoltammo a destra ad un incrocio per poi ritrovarci in una strada sterrata costeggiata da alberi di mele e campi di grano. Il terreno sotto i nostri piedi era ancora un po' bagnato per via della pioggia ma, per chissà quale miracolo, le nostre scarpe rimasero abbastanza pulite.La stradina procedeva in avanti per circa mezzo chilometro per poi diventare un bivio quando si raggiungeva la sua fine: a destra si ritornava in paese, percorrendo le case dei vari contadini della zona, mentre a sinistra si procedeva verso le campagne ancora libere e prive di contadini furenti che ne reclamavano la proprietà. Percorremmo la strada fino a quando non raggiungemmo un immenso prato verde: la distesa d'erba si estendeva fino a diventare tutt'uno col cielo azzurro. Saltammo oltre la piccola staccionata, che ciseparava da quel paesaggio paradisiaco, e ci immergemmo nel verde. Corremmo in lungo e in largo ridendo e divertendoci come matti, sentivo il mio corpo pieno di energia che dovevo assolutamente scaricare. Percorremmo la distesa a tutta velocità fino a quando non trovammo un piccolo albero d'ulivo che faceva ombra:quello era l'unico albero in tutta la zona. Era come trovarsi in un'altra dimensione. Lì, in quel piccolo angolo di pace, i rumori del paese non arrivavano; non c'erano bambini che urlavano e non c'erano genitori posti alloro inseguimento: eravamo immersi in una bolla di pace e tranquillità.
Ci sdraiammo all'ombra dell'ulivo e restammo a baciarci fino a quando non decidemmo che i vestiti erano solo d'intralcio:eravamo solo io e lei, tutto il resto era insignificante. Lena aveva la testa poggiata sul mio petto, sembrava stesse dormendo. Io avevo piegato la mia maglia a mo' di cuscino e ciavevo poggiato la testa. Ero in procinto di addormentarmi quando venni colto dalla dolce brezza invernale: il venticello colpiva le foglie dell'ulivo sopra di noi incastrandole in una danza senza fine.
Aprii gli occhi e guardai i piccoli frammenti di cielo azzurro che filtravano dalla coltre di foglie: piccole nuvole bianche,come pezzi di zucchero filato, nuotavano pigramente nel cielo assumendo leforme più disparate. In lontananza, riuscivo a sentire il frinire di alcune cicale, mentre, a pochi passi dalla mia testa, un piccolo grillo verde smeraldo se ne stava tranquillamente poggiato su uno stelo d'erba. Stanco di osservare il grillo, decisi di spostare lo sguardo su Lena: il suo respiro era calmo e regolare, dormiva. Alzai la mia mano destra e la immersi tra i suoi capelli: erano morbidi e profumavano di vaniglia. Sul suo viso non riuscivo a vedere altro che la perfezione.
Mentre le accarezzavo la testa, Lena sembrò destarsi dal sonno: sulle sue guance apparvero delle piccole sfumature di rosso e i suoi occhi rilucevano ai raggi del sole. Lei mi baciò dolcemente il collo e poi avvolse le sue braccia attorno al mio corpo: rimanemmo in quel modo fino a quando il sole non cominciò a tramontare.
Piccole sfumature di rosso iniziavano ad apparire nel cielo, pian piano il sole cominciava a scendere e a nascondersi dietro le colline che si stagliavano all'orizzonte. L'aria iniziava a diventare fredda e il cielo cominciava a scurirsi, io e Lena ci alzammo e ci rivestimmo per tornare a casa. Mentre camminavo, mi trovai a pensare che, tra qualche mese, avrei abbandonato il paese e, molto probabilmente, non ci sarebbe più stato tempo per sdraiarsi su un prato a far niente. Non potevo sapere com'era la vita di un universitario, ma immaginavo che non avesse molto tempo libero.
«Lena» dissi a bassa voce.
«Dimmi tesoro» ripose lei prendendomi la mano.
«Ricordi che tuo padre ci ha parlato di quell'università piena di licantropi?» Chiesi.
Lei annuì con la testa.
«Hai intenzione di frequentarla?» Domandai, scrutando il cielo.
«Penso che sia la scelta più saggia. Ma tu non sei obbligato a seguirmi» rispose stringendo il mio corpo al suo.
Ovviamente io l'avrei seguita ovunque, inoltre, scegliere la Revive non significava scegliere una brutta università. Offriva gli stessi indirizzi di studi di tutti gli altri istituti di Soldor. La scelta stava nel tipo di colleghi di studio che avrei incontrato. "Umani o licantropi?" Rimasi a pensare per un po' in cerca di una risposta, poi decisi.
«Credo che anche io frequenterò la Revive» sorrisi con la testa rivolta al cielo e strinsi la mano di Lena nella mia.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...