Capitolo 47

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L'inverno stava quasi giungendo al termine, nel cielo, piccoli stormi di rondini volavano in cerchio su tutto il paese: era segno che stava arrivando la primavera. Erano le due del pomeriggio quando uscii di casa: un immenso cielo azzurro ricopriva Oaktown, ed io mi stavo dirigendo a casa di Lena per iniziare una sessione di lotta. Al mio arrivo, la porta del garage era già aperta; Lena aveva pensato bene di iniziare il riscaldamento senza di me. Per scaldarsi aveva deciso di malmenare un sacco da boxe di colore nero, i suoi colpi partivano erano decisi e potenti: il povero sacco da boxe non faceva altro che oscillare da una parte all'altra.

«Ehi, vacci piano. Così lo farai a pezzi» dissi ridendo.

«Lo so» Lena si fermò e prese un respiro profondo «Devo darci dentro, altrimenti rischio di rammollirmi.» Si asciugò il sudore con il braccio e continuò a colpire il sacco.

Mi avvicinai alla porta del garage e rimasi qualche minuto a fissarla: per l'allenamento, Lena, sceglieva sempre abiti abbastanza aderenti. La facevano stare comoda e le davano l'elasticità necessaria: inoltre, quegli abiti così aderenti, le facevano un bel fondo schiena. Indossava un top con una lieve scollatura a V e dei leggings, io invece avevo optato per una t-shirt a maniche corte e un paio di pantaloncini.

«Vuoi rimanere a goderti lo spettacolo? O preferisci farmi compagnia?» Disse Lena voltandosi verso di me.

«Arrivo, arrivo.»

«D'accordo tesoro, fai un paio di minuti di riscaldamento al sacco. Io intanto faccio un di addominali.»

«Certo, capo.»

«Scemo» Lena sorrise, si avvicino per darmi un bacio sulle labbra e poi riprese il suo riscaldamento.

Mi posizionai davanti al sacco, stiracchiai un po' i muscoli, e poi iniziai a colpirlo senza pietà. Il tessuto dell'intero sacco vibrava ad ogni mio singolo colpo e, se non avessi trattenuto la forza, l'avrei certamente distrutto. Dopo cinque minuti, Lena si alzò da terra e mi invitò a raggiungerla al centro del garage.

«Bene, ora sei pronto a combattere?» Chiese mettendosi in posizione.

«Certo» dissi guardandola negli occhi. Combattere contro di lei non sarebbe stato facile, era una tipa tosta e di certo non si sarebbe fatta mandare al tappeto facilmente. Presi un breve respiro, svuotai la mente e mi concentrai; le scariche d'energia attraversavano il mio corpo rapidamente, sentivo il mio potere aumentare sempre di più fino a raggiungere il suo apice. Lena, da parte sua, aveva già messo in mostra tutto il suo potere da alfa: i suoi occhi, rosso scarlatto, puntavano dritti sul mio viso provocandomi un leggero senso di pressione. Mi succedeva sempre, e ogni volta doveva fare una gran fatica per liberarmi da quella sensazione: mentre ero concentrato a liberarmi da quel senso di pressione, Lena decise di attaccarmi.

«Lo so che è difficile, ma devi imparare a vincere quella sensazione.» Lena mi fu addosso in un attimo, mi sferrò un pugno dritto sul viso e mi mandò a tappeto.

"Che male". Mi rialzai rapidamente e riposizionai la guardia. «Non è stato molto corretto da parte tua, sai che faccio una gran fatica a liberarmi da quella sensazione.»

«Lo so, ma non dipende da me. È una cosa naturale...forza, ricominciamo.»

"A gli ordini". Lena rialzò la guardia e puntò lo sguardo su di me, ma questa volta fu diverso. Forse ero ancora stordito dalla botta presa, ma mi sentivo molto più leggero rispetto a prima. Non sentivo più quella strana sensazione addosso, finalmente ero libero. "Ma perché". Smisi di pensarci e portai un piede in avanti.

«Arrivo.» concentrai la forza nelle gambe e scattai verso di lei. Quando le fui vicino, chiusi la mia mano destra in un pugno e sferrai il colpo. Lena parò il pugno senza problemi e poi partii all'attacco: sferrava un misto tra diretti e ganci dritti al mio viso, ne schivai un paio e parai gli altri. Anche se non lo mostrava mai, Lena era davvero forte nel combattimento, aveva una velocità nelle braccia che era ben superiore alla mia e, riuscire a parare i suoi colpi, era una impresa non da poco. L'unico mio vantaggio era la forza: essendo un licantropo di sesso maschile, riuscivo a sviluppare una forza fisica almeno due volte superiore alla sua. Ovviamente non la usavo mai contro di lei, usavo giusto quel pizzico di forza in più in modo che non si sentisse sottovalutata. Lena era a conoscenza di questa parte della mia forza, era stata lei a donarmi i poteri, ma non le andava proprio a genio che mi trattenessi. Da un lato le piaceva che io avessi cura di lei anche durante la lotta, ma, dall'altro, voleva che colpissi duro.

La lotta procedeva con Lena che mi aveva bloccato in una rete di calci diretti al mio viso, io mi spostai per evitarli, saltai a mezz'aria e poi mandai a segno un pugno contro la sua tempia. Lei parò il colpo ma indietreggiò di parecchio, senza perdere tempo le corsi incontro, piegai il mio corpo all'altezza del suo stomaco, l'afferrai dalla schiena e la spinsi contro il muro. Con grande agilità, Lena si liberò dalla mia presa, schivò il mio pugno proveniente da destra e mi colpì con un violento calcio alla gamba sinistra. Indietreggiai di qualche passo e poi fui nuovamente su di lei, mossi il mio braccio sinistro verso il suo stomaco, lei scoprì il viso per parare il finto colpo e, con il braccio destro, sferrai un pugno abbastanza forte contro il suo viso. Lena indietreggiò e si passò il braccio sulla fronte per togliere il sudore, poi si lanciò verso di me e mi colpì con un violento calcio allo stomaco.

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