Capitolo 28

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«Sto bene» dissi massaggiandomi le gambe «Bro, giusto per curiosità, quanto ho impiegato a completare il giro?» chiesi con tutto lo sconforto a disposizione, sapevo di aver fatto un pessimo tempo.

«Quasi venticinque minuti» disse J controllando il cronometro.

«Venticin...ma è uno schifo» urlai.

«È già incredibile che tu sia tornato vivo. Un essere umano non sarebbe nemmeno riuscito a muoverla.»

«Lo so, ma io sono un coso potenziato. Dovevo farcela a tutti i costi» dissi asciugandomi il viso.

«Ehi, tesoro, perché adesso non ci provi senza peso addosso?» disse Lena sorridendo.

«Credi che sia migliorato?» Chiesi appoggiandomi sulla spalla di J.

«Se non provi, non puoi saperlo» rispose J.

«Esattamente» rispose Lena.

«Bene...Bro, prendi il tempo.»

J e Lena si allontanarono ed io mi preparai a partire. Sciolsi tutta la tensione accumulata nei muscoli, presi un bel respiro e chiusi gli occhi.

«3, 2, 1.» J soffiò nel fischietto ed io partii.

Mi sentivo leggero come una piuma e veloce come un proiettile, sfrecciavo per il paese a tutta velocità. Nel mio corpo scorreva pura energia, sentivo le gambe vibrare e muoversi ad una velocità mai provata prima. Ma iniziavo ad essere stanco, molto stanco. Così raccolsi le ultime energie che avevo, mi concentrai, tentando di captare l'odore di Lena, e mi lanciai con tutta la velocità che avevo in corpo verso di lei. Senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai sulla via di casa, ma ero talmente eccitato per la mia velocità che, mentre correvo, persi totalmente l'equilibrio e andai a sbattere contro il muro di una casa accanto alla mia. Il contatto con il muro mandò in frantumi le ossa del mio corpo, avevo dolore dappertutto e non riuscivo nemmeno a muovermi. Rimasi incastrato per un paio di secondi nel cemento e poi caddi per terra: fu anche peggio che sbattere contro il muro. Avevo la vista offuscata, ma il naso funzionava ancora, così riuscii a capire che J e Lena stavano correndo verso di me.

«Complimenti Raccon, e ora chi glielo spiega ai vicini?» Disse J guardandomi.

«Io no» dissi con la voce smorzata dal dolore. Avevo la faccia incollata all'asfalto, ero anche sorpreso di essere riuscito a dire quelle parole.

«Raccon, sei uno scemo.» Con la voce rotta dal pianto, Lena mi rialzò delicatamente da terra e mi avvolse tra le sue braccia.

«Perché piangi? Lo sai che tra cinque minuti sarò come nuovo» dissi ingoiando un po' di sangue che avevo in bocca.

«Lo so, ma non posso evitare di stare male se ti riduci in questo modo.»

Avvicinai il mio viso a quello di Lena e la baciai, mi staccai da lei e asciugai le sue lacrime con un dito.

«Sei bella anche quando piangi» dissi sorridendo.

Mentre le sorridevo, sentii un dolore lancinante alle gambe, alla schiena e alla mano sinistra: le ossa stavano tornando al loro posto. A velocità di bradipo, mi rialzai e mi trascinai sulla spalla di J.

«Tutto bene, amico?» Disse J afferrandomi.

«Abbastanza. Puoi dirmi quanto ci ho messo?» domandai mentre mi massaggiavo la schiena.

«Ci hai messo meno di un minuto, complimenti.»

J e Lena mi abbracciarono, felici per il mio risultato, e poi si esibirono in una bella ramanzina da un quarto d'ora. Mi dissero che ero stato imprudente e che non dovevo sforzarmi così tanto...le solite cose. Ma non mi importava, avevo solo voglia di correre su terreni più vasti per testare la mia velocità. Mentre parlavamo, il tempo passava in fretta e, come per magia, arrivarono le sette di sera. Io dovevo rimettere in ordine me stesso e la casa prima dell'arrivo dei miei genitori, mentre John si trovò a dover correre a casa per prepararsi all'appuntamento con Lisa.

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora