I minuti passavano lentamente, pensavo alla prova e pensavo a Lena. Non sapevo quale numero avesse scelto, non sapevo nemmeno cosa stesse facendo in quel momento. Sapevo che il combattimento era fatto solo a fin di bene, ma non mi piaceva l'idea che Lena potesse farsi male per colpa di una stupida prova e di una stupida guerra nella quale noi eravamo solo dei malcapitati.
J mi si avvicinò «Ehi amico, tutto bene?»
«Non proprio. Sono in pensiero per Lena» dissi passandomi le mani sul viso.
«Vedrai che andrà alla grande» rispose J col sorriso sulle labbra.
«Lo spero.»
I venti minuti passarono, durante l'attesa tentai di tendere l'orecchio verso lo stadio, ma le pareti dovevano essere molto spesse, perciò riuscii a percepire solo qualche suono indistinto. Quando Janus entrò dalla porta, invitando Kiran a raggiungere l'arena, capii che il momento era vicino. Così presi a riscaldarmi facendo qualche flessione.
«Buona fortuna, Kiran» dissi mentre mi spingevo su con le braccia.
«Grazie, Raccon.»
Kiran uscii e Janus richiuse la porta. Io, J e gli altri ragazzi rimanemmo lì ad aspettare. Non ci avevano comunicato né il risultato ottenuto dalle ragazze né quello di Kiran. Ormai i due minuti erano passati da un pezzo. Improvvisamente, Janus venne nuovamente ad aprire la porta invitando un altro ragazzo ad uscire, la situazione continuò a ripetersi fino a quando non toccò a J raggiungere l'arena. Ci battemmo il cinque e ci augurammo buona fortuna. Di solito usavamo il buon vecchio "In bocca al lupo", ma non ci sembrava la situazione adatta.
Quando rimasi solo nella stanza, mi sedetti e aspettai che Janus venisse a chiamarmi. Cercai di concentrarmi al meglio, ma ero teso come una corda di violino. I due minuti mi sembrarono un'eternità.
«Forza ragazzo, tocca a te. Fa del tuo meglio» Janus mi sorrise e mi accompagnò fino all'entrata dell'arena «Che rimanga tra di noi, ma so che Roy ha delle ottime aspettative per te e i tuoi amici.»
Sorrisi all'affermazione e poi procedetti lungo il corridoio. I fari illuminavano tutta l'area circostante e, non appena misi piede nell'arena, venni accolto dall'applauso di tutto il pubblico: non erano molti, ma facevano abbastanza rumore. Mi fermai qualche attimo al limite del ring da combattimento e osservai quello che avevo intorno. Il terreno dell'arena era tutto piastrellato di bianco, e davanti a me vidi il piccolo muro di cemento che separava il terreno dagli spalti. Cinque anelli circolari percorrevano tutta la circonferenza dell'arena. Infine, nel punto più alto, sostenuto da due pilastri in cemento, sorgeva un enorme tabellone elettronico. Il tempo segnato era di 00:02:00. Presi un bel respiro profondò e poi mi incamminai verso il mio avversario. Man mano che camminavo, sentivo l'ansia abbandonare il mio corpo, era arrivato il momento, essere preoccupati non aveva senso.
«Bene, ce l'hai fatta» esclamò Roy.
«Sì, eccomi qui» risposi.
Io e Roy eravamo l'uno di fronte all'altro. Mentre lo osservavo, notai che aveva il braccio sinistro privo della tuta. I lembi di tessuto, che penzolavano dalle spalle, facevano intendere che qualcuno glie l'avesse strappata. Sul tessuto, inoltre, vi erano delle piccole macchie scure: il naso mi disse che quelle erano gocce di sangue. Le opzioni ora erano due, o qualcuno lo aveva ferito o il sangue non era il suo.
«Kiran ha pensato alleggerirmi un po'» disse Roy mentre si passava una mano sul braccio «Vediamo cosa sei in grado di fare.»
Una sirena diede via al timer, mi voltai verso il tabellone e vidi che i secondi iniziavano a scorrere. Senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai Roy a meno di un palmo dal mio naso: gli occhi brillavano di un rosso scarlatto e un potente pugno mi colpii in pieno viso facendomi cadere al suolo. Faceva male. Roy indietreggiò e sorrise. Con uno scatto mi rialzai e mi riportai di fronte a lui.
«Non male, ragazzo.»
«Grazie» dissi sputando il sangue raccolto in bocca.
Era il momento di scatenarmi. Scattai in avanti, scivolai verso di lui e con un calcio alla gamba sinistra gli feci perdere l'equilibro. Con la mano destra mi diedi una spinta dal terreno e saltai a mezz'aria, ruotai il corpo verso sinistra e mollai un pugno dritto nello stomaco di Roy. Lo scontro richiedeva resistenza, ma lui mi aveva dato un pungo in faccia, quindi avevo deciso che lo avrei riempito di botte. Roy fece tre passi in dietro, tese un braccio in avanti, mi afferrò e mi sbatté violentemente a terra. La vista mi si offusco per qualche attimo. Poi guardai il tabellone, segnava 00:01:30, avevo ancora tempo. Mi massaggiai la testa e rotolai verso destra, giusto in tempo per schivare il calcio di Roy. Mi rialzai, sfoderai gli artigli e gli saltai addosso. Per tutti i venti secondi successivi non feci altro che provare a colpirlo: purtroppo schivò la maggior parte dei miei colpi. Mentre tentavo di colpirlo con un pugno, Roy mi bloccò il braccio. Tentai di forzare la sua presa, ma non ci riuscivo, era come una morsa d'acciaio. Quell'uomo sembrava una macchina da guerra, nemmeno Ryan era così forte. Mi teneva con il braccio teso di fronte a lui, non faceva altro che guardarmi negli occhi e sorridere. Non mi importava il motivo del suo sorriso, dovevo solo vincere.
Alzai la gamba sinistra e lo colpii allo stomaco facendolo indietreggiare, poi corse verso di me e mi diede un violento calcio alla testa. Caddi per terra, ero stremato, mi sentivo a pezzi: mi aveva distrutto con appena una decina di colpi. Mi rialzai e guardai il tabellone, mancavano esattamente cinquanta secondi. Mi serviva più potenza, altrimenti non sarei stato capace di abbatterlo. Anche se fossi rimasto in piedi fino alla fine, per me, sarebbe stata comunque una sconfitta. Mi stava strapazzando come un pitbull fa con una bambola di pezza scadente. I secondi rimasti erano scesi a quaranta, avevo fretta e non badai alle emozioni che stavo provando. In quel momento il mio corpo venne pervaso da un forte calore, era come se stessi bruciando: ero ricolmo di rabbia senza una valida motivazione. Il mio corpo si mosse da solo e scattò, con tutta la velocità che possedevo, contro Roy. Caricai un pugno con tutta la forza che potevo scatenare e colpii Roy in pieno viso. Indietreggiai di tre passi e schivai il suo pugno diretto al mio stomaco. Nel tirare il pugno vidi che si era sbilanciato, così afferrai il suo braccio più vicino e lo spezzai come se fosse un grissino. Non avevo idea di quello che stavo facendo, qualcuno doveva aver inserito il pilota automatico all'interno del mio cervello.
Non sapevo nemmeno da dove stessi prendendo tutta quella forza. Roy si rialzò subito e sorrise, poi scattò verso di me e mi colpii con un calcio alla spalla. Indietreggiai e mi lanciai di nuovo all'attacco. Sentivo il pubblico fare il conto alla rovescia. Roy caricò un pugno e saltò verso di me, io feci lo stesso. Il tempo parve rallentare ed ebbi tutto il tempo di schivare il pugno, mettere i piedi sulle sue spalle, in modo darmi lo slancio, e di colpirlo con un calcio dritto alla testa. Non avevo idea di quello che avevo fatto e nemmeno di come lo avevo fatto. Sapevo solo che il tempo era scaduto e che Roy giaceva svenuto a terra: le piastre sotto di lui erano andate totalmente in frantumi e la tuta era quasi del tutto strappata. Per un attimo pensai di averlo ucciso, poi, fortunatamente, si rialzò. Il calore abbandonò il mio corpo e tornai normale.
«Roy, tutto bene?» dissi avvicinandomi.
Roy si massaggiava la testa «Non male ragazzo, davvero niente male. Nessuno mi aveva mai dato un calcio così forte.»
«Scusi se ho esagerato.»
«Non preoccuparti, anzi, hai fatto benissimo. Mi hai dato modo di confermare quello che pensavo su di te.»
«E cosa pensa di me?» domandai con un piccolo cenno di ammirazione.
«Che regalerai grandi soddisfazioni» Roy sorrise e si passò una mano tra i capelli.
«Grazie, Signore» Mentre stavo per stringere la mano a Roy, sentii che la forza stava abbandonando il mio corpo. La testa iniziò a girare e percepii come un vuoto sotto di me. Tentai di muovermi in avanti, ma caddi sbattendo la testa sulle piastrelle bianche del ring. L'ultima cosa che ricordo furono le parole di Roy:
«Ogni grande sforzo ha il suo prezzo. Non sei ancora pronto per questo.»
Vidi Roy sorridere e afferrarmi. Poi il buio.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
Viễn tưởngRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...