Quella mattina mi svegliai di buon'umore, uscito fuori dal letto spalancai le finestre ed inspirai la fresca aria primaverile. I raggi solari si diradavano per tutto il giardino: gli alberi, ormai in fiore, sembravano risvegliarsi da quel lungo sonno che era stato l'inverno. Il cielo era terso, un vasto manto azzurro ricopriva l'intera Oaktown, gli uccelli cinguettavano nei loro nidi e alcuni di loro uscivano per portare il cibo ai propri piccoli. Una leggera brezza sfiorò i miei capelli già scompigliati dal sonno notturno, l'orologio segnava le sette del mattino. Indossai degli abiti puliti e scesi in sala da pranzo: mamma era già in cucina a preparare la colazione, un dolce profumo vagava per tutta la casa. Il dolce sapore dei pancake si univa perfettamente all'aspro del succo d'arancia, mangiai fino a consumare ogni singola briciola di quel che avevo nel piatto. Quando ebbi finito, mi alzai e tornai nella mia stanza. Il cellulare squillava da pochi secondi quando varcai l'ingresso della mia cameretta: chi poteva essere se non John? Risposi alla telefonata.
«Si lo so Bro, devo sbrigarmi altrimenti faccio tardi. Tu va a prendere Lisa, ci vediamo nel cortile della scuola» dissi mentre mi svestivo.
«Affermativo, ci vediamo li» J rispose col suo solito tono ironico e poi chiuse la chiamata. Dopo qualche minuto, un messaggio di Lena apparve sul display del mio cellulare.
Lena: Buongiorno dormiglione, vedi di non fare tardi. Ti amo.
Il messaggio terminava con la faccina che manda dei baci. Risposi al messaggio e poi posai il telefono.
Mamma era stata così gentile da mettere i miei vestiti sulla sedia, erano già stirati. Indossai una camicia nera e sotto un Jeans dello stesso colore, sistemai i capelli e poi scesi in soggiorno. Ero pronto per andare a scuola, mancavano solo gli abiti per la cerimonia. Sul bracciolo destro del divano era poggiata una custodia per abiti contente una tunica nera e un cappello nero, rettangolare, con una fascia azzurra che pendeva da uno degli angoli. Tutti i ragazzi, il giorno della consegna del diploma, erano costretti a usare abiti di colore scuro, inoltre, come se non fosse abbastanza ridicolo, dovevamo indossare una stupida tunica e un cappello. Invece, le ragazze dovevano solo indossare il capello, l'abito era di libera scelta. Lo trovavo un po' ingiusto.
«Tesoro sbrigati, altrimenti fai tardi» urlò la mamma dal piano di sopra.
«Si fratellone, non vorrai mica arrivare tardi» ribatté Alis.
«Avanti figliolo, non puoi fare tardi alla cerimonia del tuo diploma. Io e tua madre ti raggiungeremo prima della consegna.» Papà mi raggiunse e mi diede una pacca sulla schiena che mi fece traballare.
«Tranquilli. Ho tutto sotto controllo.» Salutai la mia famiglia, caricai la custodia con l'abito sulle spalle e poi uscii di casa. Oltrepassato il cancella della scuola, vidi Lena. Era arrivata in largo anticipo rispetto a me. Indossava un abito nero in pizzo con maniche a balze, il girocollo si trasformava in una scollatura a v che procedeva lungo le sue spalle e terminava in una cerniera che chiudeva il vestito. L'abito terminava poco sopra il ginocchio ed era abbinato con dei tacchi, neri, non molto alti. I capelli rossi, lisci e lunghi, le arrivano quasi alla schiena e, come al solito, non aveva usato molto trucco. Le labbra erano tinte di un rosso porpora e gli occhi castani riflettevano i dardi di luce solare: mi avvicinai e, dolcemente, le diedi un bacio sulle labbra. Non era un abito di chissà quale eleganza, ma su di lei era un incanto.
«Wow, sei bellissima» dissi sfiorandole la mano.
«Anche tu non sei niente male» Lena sorrise e poi ricambiò il bacio.
«Cambierai idea dopo che avrò indossato quell'orribile tunica con quell'altrettanto stupido cappello» dissi scuotendo la custodia dove tenevo l'abito.
Mentre aspettavamo J e Lisa, mi sdetti su uno dei muretti del cortile, alzai lo sguardo verso il cielo e rimasi ad osservarlo per un po'. Nella mia testa scorrevano tanti pensieri e ricordi. All'improvviso, una mano mi si poggiò sulla spalla, abbassai lo sguardo e vidi J. Aveva indossato un completo nero, come quelli di Men in Black: lui adorava quella saga, e ogni tanto gli piaceva vestirsi come loro. Il mio sguardo si posò sul suo, rimasi fermo a guardarlo negli occhi per pochissimi attimi, ma furono sufficienti a notare il cambiamento che lo aveva colpito nell'ultimo mese. Ormai era un licantropo a tutti gli effetti, aveva ottenuto un buon controllo di tutte le sue abilità anche grazie al duro allenamento. Anche io e Lena avevamo raggiunto ottimi risultati, ma, nonostante questo, ogni volta che mi scontravo con suo padre, capivo che c'era molta differenza tra un licantropo in fase adolescenziale ed uno adulto. Ed era proprio quella differenza che mi spingeva a migliorare sempre di più.
«Bro, tutto bene? Ti sei bloccato, ho qualcosa che non va?» Domandò J.
«No, è tutto ok» sorrisi e battei con la mia mano sulla sua spalla destra.
Subito dopo arrivò Lisa, ovviamente non doveva diplomarsi visto che aveva ancora altri due anni davanti, si sarebbe seduta accanto ai genitori di J per assistere alla cerimonia. Lei indossava un vestito rosso che le arrivava fin sotto il ginocchio: l'abito delineava perfettamente le curve del suo corpo. Sotto il vestito aveva optato per dei tacchi molti bassi: Lisa odiava i tacchi, era stata Lena a dirmelo. Loro due si confidavano spesso da quando J era diventato un licantropo, uscivano insieme, andavano a fare shopping. Lena si divertiva molto con lei, avevano stretto un bel rapporto, ed io ne ero felice.
«Pronti ragazzi?» Esclamò Lisa.
«Pronti» Rispose Lena.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...