Capitolo 86

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Il mio viaggio iniziò poco dopo aver ricevuto le informazioni da Raccon, avrei fatto una cosa veloce. Una breve visita. Il mattino dopo sarei dovuto ritornare alla Revive, non potevo perdermi il primo giorno di allenamento pre-guerra. "Già, una guerra, chi lo avrebbe mai immaginato". Le uniche guerre che conoscevo erano quelle studiate a scuola o sui videogiochi della PSV: non avrei mai potuto immaginare che, a 18 anni, mi sarei ritrovato nel mezzo di una vera. Guerra, poi, fatta per cosa? Roy ci aveva detto che il comandate degli Occhi Bui voleva assumere più potere, ma a quale scopo? Ma soprattutto, la conquista di tale potere avrebbe giustificato la morte di così tanti adolescenti? E se nel mezzo della battaglia fossero capitate anche persone comuni? Cosa sarebbe successo? Non solo c'era il rischio di venire scoperti dal mondo intero, ma c'era anche la possibilità che anche altre creature come noi venissero allo scoperto. Penso che il mondo debba essere un ambiente di condivisione e aiuto reciproco, ma sono anche convinto che le persone non accetteranno mai il fatto di dover condividere il mondo con creature come noi. Siamo diversi, facciamo già fatica a comunicare con chi parla una lingua diversa o con chi ha il colore della pelle diverso, non ho idea di cosa potrebbe succedere se venissero a scoprire la nostra esistenza. 

Mentre mi dirigevo all'usciva dall'accademia, incontrai il volto preoccupato di molti studenti, Roy era totalmente sparito dopo l'annuncio, nessuno lo aveva più visto: quell'uomo era la colonna portante di tutta la scuola, il suo destino sarebbe stato anche il nostro. Uscito dall'accademia mi inoltrai nella foresta: mi ritrovai circondato da alberi altissimi, pochi raggi di sole riuscivano a penetrare la fitta ragnatela di rami e foglie, ma comunque riuscivo ad avere una visuale ben definita del luogo. Non faceva molto caldo, ma all'interno della foresta si percepiva uno sbalzo termico di quattro o al massimo cinque gradi. Ero totalmente circondato da querce molto alte, alcune di esse, le più grandi, dovevano essere secolari. Intorno a me vi era il silenzio assoluto, poi, all'improvviso, sentii un cinguettio provenire da qualche albero in alto, un leggero scalpitare in lontananza e un fruscio di foglie provenire da un albero alla mia sinistra. La foresta era viva, e sembrava ospitare varie specie di animali. Un giorno mi sarei messo a curiosare per scoprirne di più, ma ora avevo altro da fare. Iniziai a correre per coprire la distanza che mi separava da Oaktown. Concentrai l'energia presente nel mio corpo e richiamai le abilità che Lena mi aveva donato. Mi piegai a quattro zampe e iniziai a correre. Ero molto cambiato nei mesi successivi al morso, mi ero allenato duramente sia con Raccon che con Lena. Ero diventato forte e abbastanza veloce, certo, non quanto Raccon, ma anche io potevo vantare una velocità abbastanza elevata. 

Grazie ai miei sensi sviluppati potevo percepire ogni singolo respiro o movimento attorno a me. Mentre correvo notai dei piccoli cespugli pieni di more e bacche, sarebbe stata una buona idea prenderne qualcuna, ma non in quel momento: dovevo solo pensare a correre. Non so bene quanto tempo impiegai a coprire la distanza, so solo che ad un certo punto pensavo di non uscirne più. Il paesaggio non cambiava mai, ero sempre circondato da alberi e non vedevo la luce del sole sin da quando ero entrato. Piuttosto che sfoltirsi, la foresta pareva diventare sempre più fitta e profonda, c'erano alberi praticamente dappertutto. Ormai correvo spinto dalla voglia di voler uscire da li. Poi, piccoli raggi di sole iniziarono ad illuminarmi il viso, una piccola radura apparve davanti ai miei occhi. Era l'unica cosa che riconoscevo in quel luogo, ci ero andato un sacco di volte con Raccon. In quel punto gli alberi scarseggiavano e si poteva guardare il cielo totalmente indisturbati, quindi, se non ricordavo male, dovevo essere vicino al cartello che indicava l'inizio della riserva naturale. Subito dopo la radura, riconobbi il punto dove avevo affrontato la mia prima luna piena. Spinto dalla contentezza aumentai la velocità, poi, finalmente, vidi l'uscita. Il mio corpo tornò ad essere quello di un comune adolescente poco prima di abbandonare la foresta, i miei piedi toccarono l'asfalto e subito la riconobbi. Oaktown. Nella mia mente pianificai il percorso da quel punto fino a casa di Lisa. Non appena mi trovai davanti la sua piccola villa, guardai verso la sua stanza: la luce era accesa nonostante fossimo in pieno giorno. La finestra della stanza di Lisa possedeva un piccolo ripiano all'esterno, pensai che avrebbe dovuto reggere il mio peso senza il minimo problema. Mi piegai sulle gambe e spiccai un salto che mi portò direttamente sul ripiano: il cemento sotto i miei piedi era bello solido e resistente. Il sole, ancora alto nel cielo, mi impediva di vedere l'interno della stanza, così attaccai il viso al vetro e scrutai l'interno. Lisa era sdraiata sul letto, con le cuffie nelle orecchie, ad ascoltare la musica dal suo cellulare. Bussare alla finestra non sarebbe servito a nulla, così decisi di inviarle un messaggio.

John: Tesoro, apri la finestra.

Lisa: Perché?

John: Fidati di me.

Le assi della finestra si alzarono e il dolce viso di Lisa apparve davanti ai miei occhi. Lei mi afferrò per le spalle e mi trascinò dentro la stanza, subito mi saltò addosso abbracciandomi più forte che poté.

«Sono così felice di vederti. Mi sei mancato tantissimo» la voce di Lisa era spezzata dall'emozione. Erano settimane che non ci vedevamo, ma per me sembrava fosse passata un'eternità. La strinsi a me e nascosi il mio viso sul suo petto. Il suo profumo era la cosa più bella di tutto l'universo. Le accarezzai il viso e le diedi un bacio sulle labbra. Gli occhi azzurri le brillavano al riflesso del sole, io ero fermo a fissarla, totalmente perso nel suo sguardo. Mi sentivo come un bambino davanti a un pezzo enorme di cioccolato tutto per sé: ero al settimo cielo.

«Ti amo Lisa. Ti amo e non voglio più starti lontano così a lungo. Mai.»

«Nemmeno io John. Mai più. Ti prometto che farò tutto il necessario per venirti a trovare.» Mentre parlava, Lisa aveva lo sguardo fisso sul mio.

In quel momento non mi importava della Revive, della guerra o di qualsiasi altro problema. Sapevo che avrei dovuto raccontarle tutta la verità, ma quello non era il momento adatto. Lisa mi saltò letteralmente in braccio facendomi ricadere sul letto: si era avvinghiata al mio corpo e non smetteva di baciarmi. L'ultima cosa che vidi, prima di perdere totalmente la cognizione del tempo, fu proprio l'orario sulla sveglia accanto al letto: erano quasi le due del pomeriggio. Ero sicuro di essere partito da Soldor quando mancava poco all'ora di pranzo e, facendo un paio di calcoli, scoprii di aver impiegato solo un'ora e mezza per raggiungere la mia destinazione. "Non male come scorciatoia" pensai. Poi avvolsi Lisa tra le mie braccia e tutto svanì. Il sole stava iniziando a tramontare, quando mi svegliai.


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