Capitolo 44

21 1 0
                                    

Il soggiorno della Revive era una delle stanze più grandi di tutta l'accademia: ospitava un divano, una poltrona, un comodino con un piccolo lume e un camino incastonato nella parete a sud della stanza. Alle pareti, per via dei gusti di Alexis, erano appesi quattro quadri ritraenti i freddi paesaggi del nord. Il resto della stanza si componeva con qualche armadio e un tappeto messo davanti al camino. Riscaldato dal dolce calore del fuoco, c'era Roy: aveva passato quasi l'intero pomeriggio su quel divano a dormire e a leggere alcuni libri comprati qualche settimana prima. In quel momento stava sfogliando un libro di suo padre: era un manoscritto molto vecchio, perciò lo maneggiava con molta cura. Il libro era stato rilegato in pelle con tanto di copertina di un marrone molto chiaro. Erano passati anni da quando Roy aveva scoperto quel libro,  le pagine iniziavano a mostrare i segni della vecchiaia. Il testo conteneva tutte le poesie del suo vecchio: suo padre aveva diciassette anni quando iniziò a scrivere quel libro e ne aveva appena compiuti trenta quando decise che avrebbe scritto la sua ultima poesia. La maggior parte delle poesie erano tutte dedicate alla moglie, la madre di Roy, altre, invece, rappresentavano semplicemente il suo stato d'animo. Quello, oltre che essere il libro preferito di Roy, era anche uno dei pochi ricordi che aveva del padre: gli altri erano stati lasciati a Kardia, nella sua vecchia casa ormai abbandonata. Sdraiato sul divano, con la sola luce del camino a illuminare la stanza, Roy stava leggendo quella che era una delle sue poesie preferite.

Nei banchi di nebbia,

non una sola luce osava filtrare.

Squittii di ratti e sibili di serpente,

squarciavano il tenebroso silenzio.

Una ragazza scesa dal cielo,

ma dall'infernale bellezza,

camminava nel brumoso paesaggio.

Lungo la valle c'era la morte ed un solo angelo.

Roy, nonostante fosse ormai in età adulta, non riusciva ancora a capire il significato di quelle parole. Il padre, parlando dell'angelo, voleva riferirsi alla madre, ma le altre parole rimanevano un mistero. Dopo aver passato qualche minuto a fissare il soffitto della stanza, aprì il comodino e vi ripose il libro: il fuoco continuava a scoppiettare nel camino e nell'aria c'era una atmosfera di pura tranquillità. Le ore passarono e la mezzanotte scoccò sull'orologio. Roy era quasi deciso a recarsi nella sua stanza a dormire ma, all'improvviso, le sue orecchie captarono un tenue rumore provenire da fuori. Di scattò si alzò dal divano e si precipitò alla finestra, nel buio della notte, al riparo da qualsiasi fonte di luce, una creatura lo stava fissando.

Due piccoli occhi scarlatti sembravano fissarl. Incuriosito, Roy aprì la finestra e balzò fuori dall'accademia. Temendo,probabilmente, per la propria vita, la creatura si dileguò con la stessa velocità di un'antilope inseguita da un leone. Era molto veloce, quasi il doppio di Roy che non riusciva né a starle dietro né a distinguerne la natura.La flebile luce della luna si stagliava su tutto il paesaggio sottostante, il cielo, ricoperto da qualche nuvola, lasciava spazio a pochissime stelle. La creatura corse a perdi fiato fino a scomparire nel fitto della foresta, ma Roy era un licantropo e quindi avrebbe potuto seguirne l'odore senza problemi. Chiudendo gli occhi e richiamando l'altra metà del suo essere, Roy diede libero sfogo al suo potere da lupo: grandi occhi rossi sfavillanti baluginarono nella notte come lampi di fuoco, l'intero corpo venne rivestito di un manto bianco così candido che sembrava risplendere di luce propria. Un piccolo getto d'aria condensata fuoriuscí dalla bocca di Roy che ora ospitava due possenti zanne, dalle mani sbucarono grossi artigli che sprofondavano nella farinosa terra boschiva. 

Con un sol scatto, Roy partì a tutta velocità,lasciandosi alle spalle grossi solchi sul terreno: la sua non era più una forma umana, era diventato un grosso lupo bianco. Grazie alla sua esile forma, la creatura non ebbe problemi a superare i grovigli di foglie e rami che le si paravano davanti. Roy sapeva che non l'avrebbe mai raggiunta nonostante la sua velocità, così decise di agire con astuzia. Scomparve dalla vista della creatura e si nascose dietro a dei grossi cespugli di more. Dopo aver banchettato con quasi venti di esse, muovendosi in silenzio, si arrampicò su una piccola quercia che si trovava esattamente sopra la creatura. L'esile figura, ignara del suo destino, si guardava intorno. Credendo di aver scampato il pericolo, abbassò tutte le proprie difese. Non appena Roy fu con tutto il suo corpo sopra di essa, ci si lanciò sopra travolgendola. 

I due si ritrovarono l'uno sopra l'altra,rotolarono per qualche metro e poi si immobilizzarono: in quel momento, avendo il viso della creatura attaccato al suo, Roy spalancò le enormi fauci e ruggì. La creatura, sentendosi in pericolo, decise di mostrare il suo vero aspetto: un dolce viso femminile, dai lineamenti dolci e ben definiti, fuoriuscì dall'oscurità del cappuccio. 

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora