Capitolo 18

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Mentre stavo per addormentarmi, sentii bussare alla porta.

«Raccon posso entrare?»

Era mia sorella, probabilmente voleva sapere la verità.

«Certo Alis, che domande fai?» Risposi.

Alis aprii la porta e si lanciò di corsa sul mio letto. Atterrò di viso sul materasso morbido, poi si girò e con un grosso sorriso sulla bocca, mi fece la domanda che aspettavo da quando ero entrato in casa «Adesso puoi dirmi dove hai passato la notte?»

«Devo proprio?» Risposi sorridendo.

«Si, se non vuoi che la mamma scopra la verità» ribatté lei.

«E va bene, dopotutto te lo devo.» Mi avvicinai ad Alis e iniziai a raccontarle parte della storia. Non potevo raccontarle tutta la verità, altrimenti avrebbe scoperto la mia altra natura, così decisi di saltare quella parte e di creare una piccola bugia.

«Dopo essere uscito di casa, io e Lena abbiamo accompagnato John a casa sua, ci siamo fermati a mangiare in un piccolo locale e poi ci siamo diretti a casa sua. Doveva essere una serata tranquilla, non pensavo che mi sarei trattenuto oltre il solito orario. Invece sono rimasto tutta la notte con Lena. È inutile nasconderti la verità, ormai sei abbastanza grande e avrai già capito il motivo per il quale mi sono trattenuto. Giusto?» Mi girai verso e Alis e lei annuì con la testa. L'idea dell'uscita era credibile, avevo saltato quasi tutta la verità, ma andava bene comunque. In fin dei conti lei voleva solo sapere da chi avevo passato la notte, e almeno su questo non avevo mentito.

«Ho capito fratellone, Lena quindi è speciale per te?» Chiese Alis.

«Si Alison, sono innamorato di lei. Ormai è palese, persino i muri di questa stanza lo hanno capito» dissi strofinandomi il retro del collo.

«E lei lo sa?» Chiese Alis poggiandomi la testa sulla spalla.

«Dopo tutto quello che è successo, penso lo abbia capito.» risposi fissando un punto nel vuoto.

«Credo dovresti dirglielo. L'amore è un bel sentimento, sono sicura che anche lei è innamorata di te.»

«Tu dici?»

«Io dico» terminò Alis sorridendo.

«Alison» dissi dopo qualche minuto di silenzio.

«Si, fratellone...» Rispose alzandosi dal letto.

«Ti voglio bene» dissi abbracciandola.

«Anche io.»

Pochi minuti dopo sentimmo la porta di casa aprirsi e chiudersi subito dopo. Mamma e papà erano rientrati, e a giudicare dal loro odore, erano sicuramente stati in pasticceria. Io e Alis scendemmo le scale di corsa e ci fiondammo dritti nella sala da pranzo. Mamma e papà stavano poggiando le buste sul tavolo, io e mia sorella ci guardammo negli occhi e facemmo la stessa identica domanda nello stesso momento.

«Cosa ci avete portato?» Domandammo in coro.

«Vi do un indizio. È rotonda ed è al vostro gusto preferito.»

«Amarena!» Rispondemmo in coro.

La mamma sorrise ed estrasse dalla busta una tortiera contente il nostro dolce preferito.

«Bene ragazzi, aiutate la mamma a mettere la spesa in ordine» disse papà dando un bacio alla mamma

«Certo, capo.»

Afferrai le poche buste che c'erano sul tavolo, corsi in cucina e posizionai tutta la roba comprata nei vari sportelli della dispensa. Mia sorella si occupò di inserire tutte le bevande e la carne nel frigorifero accanto alla cucina. Passai il tempo che mi separava dall'ora di pranzo a preoccuparmi che la mia bugia venisse scoperta, ma invece i miei genitori non mi rivolsero nessuna domanda, avevano creduto a quello che Alis aveva scritto sul biglietto. Dopotutto, non avevano motivi per insospettirsi. L'orologio segnava l'una in punto, l'odore di pollo arrosto iniziava a spargersi per tutta la casa, io avevo già l'acquolina in bocca. Parte del mio istinto animale voleva solo azzannare quelle succulente cosce di carne, ma fortunatamente, l'odore dell'insalata al fianco delle patatine calmò i miei bollenti spiriti. Odiavo l'insalata con tutto me stesso. Il pranzo passò e fu subito pomeriggio, avevo promesso a Lena una cena quella sera e quindi avrei passato le restanti ore a cercare qualcosa da mettermi e a sistemarmi nel miglior modo possibile. Il tempo correva in fretta e il continuo scambio di messaggi con Lena mi impediva di concentrarmi sull'obbiettivo. Avevo bisogno di una mano, così decisi di chiamare John. Erano le sei del pomeriggio quando mi rispose al telefono.

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