Capitolo 42

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Entrata nella stanza, Emily venne totalmente avvolta dal buio: non c'era nemmeno un filo di luce. La ragazza sapeva che Kiran lo faceva per facilitarsi il sonno, ma tutto quel buio le sembrava un'esagerazione. Nella stanza vi era un forte odore di burro di noccioline e,per un licantropo, un odore così forte e persistente, non era facile da sopportare. Per raggiungere il fondo della stanza, Emily fece brillare i suoi occhi gialli: ora era come avere la vista ad infrarossi,riusciva a vedere qualsiasi cosa. Raggiungere la finestra le risultò facile,oltrepassò il letto e raggiunse la parete infondo alla camera. Con una semplice mossa della mano, i ganci che tenevano la finestra chiusa si aprirono con uno scatto. La luce entrò con prepotenza nella stanza, illuminando tutto il disordine che era al suo interno. C'erano vestiti dappertutto: pantaloni sulla sedia,t-shirt e felpe sulle scrivanie, scarpe che penzolavano dal lampadario. Emily ebbe la sensazione di trovarsi in un negozio d'abbigliamento, l'intera stanza, però, era stata adibita ad appendi abiti. Emily si girò verso il letto e vide che Kiran stava ancora dormendo, non diede peso al suo corpo completamente nudo, lo aveva visto altre volte in quelle condizioni. Non che ci fosse qualche tipo di rapporto tra di loro, ma non era la prima volta che entrava nella sua stanza per trascinarlo a lezione. Anche se non lo ammetteva, Emily teneva molto a Kiran; qualche volta, prima che il ragazzo si chiudesse in sé stesso, avevano anche avuto modo di confrontarsi apertamente.

Dall'armadio, Emily tirò fuori una piccola coperta azzurra e la lanciò a Kiran per coprirlo dalla vita in giù. Si avvicinò a lui e passò la sua piccola mano tra i folti capelli biondi. La ragazza chinò il viso sulla fronte di Kiran e, dolcemente, la baciò. Kiran mosse il capo, e nel sonno, parlò:

«Non andare via, mamma, solo un altro minuto.» Kiran sembrava soffrire per il dolore causato dal quel sogno, il suo volto si contorse in una smorfia di tristezza e poi ritornò ad essere sereno qualche secondo dopo. Guardando il suo viso, Emily notò che la pelle del ragazzo era priva di rughe e di qualsivoglia imperfezione. Si sedette accanto a lui e gli accarezzò dolcemente la guancia, lei sapeva quanto il giovane soffrisse per la morte dei suoi genitori, così non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno col diretto interessato.

Intanto, fuori dalla stanza, Roy ed Alexis riuscirono a percepire lo scatto della finestra, il battito del cuore della ragazza e le parole pronunciate da Kiran. Emily non aveva detto una sola parola da quando era entrata, e questo non fece altro che lasciare le due spie in un mare di domande.

Kiran, intanto, iniziava pian piano ad aprire gli occhi, si passò una mano davanti al viso, per ripararsi dalla luce, e poi si alzò. Alla vista della ragazza, alzò gli occhi al cielo in segno di disperazione, poi si alzò dal letto, facendo cadere la coperta, e socchiuse la finestra. 

«Non potresti metterti qualcosa addosso?» Disse Emily guardando il ragazzo dalla testa ai piedi.

«Oh sì, certo. A proposito, cosa ci fai per l'ennesima volta in camera mia?» Il giovane si avvicinò ad un mobile ancora chiuso e ne prese dei vestiti puliti e ben ripiegati.

«Farai tardi a lezione se non ti sbrighi» rispose Emily, indicando la porta.

«Di nuovo con questa storia.» Kiran sbuffò «Ti ho già detto che non mi interessa seguire la lezione.»

«Kiran, non farmi arrabbiare. Sai benissimo che se non ti dai una regolata verrai cacciato dall'istituto. E nessuno dei due vuole che questo accada. Giusto?» Disse Emily, cercando di spronare il ragazzo.

«Hai ragione...vorrà dire che per questa volta seguirò la lezione.» Kiran sorrise alla ragazza  e andò in bagno per darsi una lavata. Mentre lo aspettava, Emily decise di dare una sistemata al disastro che Kiran chiamava stanza.

A sentire quelle parole, Roy e Alexis rimasero stupiti. Avevano sprecato anni per tentare di convincere Kiran a seguire le lezioni, senza riuscirci. Mentre la ragazza, in meno di cinque minuti, lo aveva convinto. Oltre che un licantropo doveva essere una maga, pensarono. 

«Perfetto, ora possiamo andare» disse Roy, soddisfatto.

«Contento tu.» I due si allontanarono e continuarono il loro giro d'ispezione.

Dopo qualche minuto, i due ragazzi uscirono dalla stanza e si diressero nell'aula d'informatica. Sedettero l'uno accanto all'altra nella fila di mezzo, non erano troppo lontani per distrarsi e nemmeno troppo vicini per essere costretti seguire costantemente. Dopo qualche minuto, i due ragazzi uscirono dalla stanza e si diressero nell'aula d'informatica. Sedettero l'uno accanto all'altra nella fila di mezzo, non erano troppo lontani per distrarsi e nemmeno troppo vicini per essere costretti seguire costantemente. Le ore non sembrarono pesanti per Kiran, in realtà era perfettamente in grado di superare tutti gli esami con il massimo dei voti: se solo gli fosse importato, sarebbe stato capace di laurearsi in pochissimi anni, ma aveva preferito ignorare il resto del mondo.

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