Capitolo 73

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La caverna era illuminata da diverse fiaccole, al centro di essa, una grande arena circolare, in terra battuta, conteneva più di duemila licantropi intenti ad allenarsi. All'estremità destra dell'arena, seduti su delle rocce, Envy e Yuria osservavano fieri. La puzza di sangue e di sudore riempiva tutta l'aria della grotta, al centro dell'arena, i licantropi non facevano che allenarsi nel combattimento, giorno dopo giorno, senza mai fermarsi. Sarebbero stati in grado di distruggere il clan di Roy in qualsiasi momento, ma Envy preferiva aspettare. Al vecchio Yuria, però, l'idea non piaceva affatto, era alquanto impaziente di raggiungere il suo scopo, il suo vero scopo. Yuria era arrivato a Soldor poco dopo lo stabilimento degli Occhi Bui, si era presentato ad Envy come un semplice vecchio in cerca di un riparo per la notte.

A quei tempi, Envy era diverso: aveva appena trattato la pace con Roy e aveva abbandonato l'idea di scatenare una guerra. Però, dopo l'incontro con Yuria, tutto cambiò. Il vecchio si presentò al villaggio quando ormai il sole stava tramontando, Envy, che passeggiava tra la sua gente per controllare se fosse tutto apposto, lo notò. L'uomo poteva raggiungere il metro e ottanta ed era ricoperto da un grosso mantello nero pece. Da sotto il cappuccio spuntava una leggera barba nera. Yuria notò subito che Envy aveva posato gli occhi su di lui, così ne approfittò per chiedere un riparo. All'inizio, Envy era abbastanza riluttante all'idea, ma dopo averci riflettuto su, accettò volentieri. I due si diressero nella caverna, Yuria si lavò, indossò degli abiti puliti e infine gli fu offerta la cena. Quando finalmente si fu ristabilito, Envy iniziò a fare alcune domande. Erano seduti nella sala da pranzo, l'uno di fronte all'altro:

«Allora, vecchio, cosa ti porta qui sulle montagne?» domandò Envy mentre sorseggiava del vino.

«Sono solo un semplice vagabondo venuto dalle terre del nord» rispose il vecchio.

Envy era concentrato sul vecchio, lo osservava attentamente. Aveva una folta capigliatura nera seguita da due finissime sopracciglia. Il volto era lungo e secco. Sul lato destro del viso, una lunga croce celtica ricopriva tutta la guancia, gli occhi erano due fessure grigie che vagavano per l'ambiente circostante. Envy si concentrò sul cuore del vecchio, ma quando pronunciò la risposta ebbe la conferma che diceva la verità.

«E come mai hai deciso di lasciare la tua terra? Non sei molto giovane, a quanto vedo» Envy scrutava il vecchio sempre di più.

«Diciamo che ho avuto delle piccole discussioni con il capo del mio popolo. Sono stato esiliato, una vera ingiustizia. Ma ti posso assicurare che pagheranno per questo.» Mentre pronunciava quelle parole, un leggero bagliore rosso apparve negli occhi dell'uomo. In quel momento, Envy captò qualcosa di diverso provenire dal vecchio, per un attimo, il suo odore cambiò.

Envy iniziò a pensare che anche il vecchio fosse un licantropo, ma qualcosa dentro di lui diceva che era diverso e che non era solo un semplice muta forma.

«Non mi hai ancora detto come ti chiami.»

«Mi chiamo Yuria» rispose il vecchio.

"Yuria" pensò Envy, che nome strano. Ci furono pochi attimi di silenzio nei quali Envy non fece che squadrare il vecchio da cima a fondo.

«Non riesci a capire cosa io sia, vero?» chiese il vecchio abbozzando un sorriso compiaciuto.

"Allora è ancora dentro di me, non mi ha abbandonato come pensavo" pensò Yuria soddisfatto.

«In realtà ho qualche idea per la testa. Sei un licantropo, giusto?» Envy alzò il bicchiere e sorseggiò il vino.

«Diciamo che sono molto diverso da quelli della tua specie, però sì. Sono un licantropo» Yuria non stava affatto mentendo, però non stava dicendo tutta la verità. Egli pensò che se avesse dato solo mezze informazioni, allora Envy non avrebbe potuto capire sé stesse mentendo o meno. Inoltre, il trucco del battito era vecchio come il mondo, se si riusciva a stare abbastanza calmi, si poteva mentire tranquillamente. Ma egli preferì non farlo, decise di attenersi al pensiero precedente.

«Va bene, sicuramente sarai stanco per il viaggio, la tua stanza è infondo al corridoio. Domattina avremo modo di parlare meglio.» I due si congedarono e si diressero verso le loro camere.

Quando Yuria fu nella camera, si distese sul letto. Gli occhi erano pieni di rabbia e uno strano formicolio riempiva il suo corpo. "Magia" pensò subito dopo. Il letto era abbastanza comodo e, pian piano, Yuria fu trascinato nel sonno, prima di chiudere gli occhi lanciò il suo ultimo pensiero verso chi lo aveva esiliato. Intanto, nella sua camera, Envy non si preoccupò di dare particolari attenzioni al vecchio, pensò che, nel caso avesse dato problemi, lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte. Il mattino seguente, Envy fece fare un piccolo giroturistico al vecchio, Yuria era dotato di una grande intelligenza e gli bastòpoco per capire che quello era un popolo di abili combattenti. Envy mostrò levarie arene da combattimento, raccontò le valorose gesta del suo popolo e sivantò della loro forza e abilità nella lotta. Quando ebbero fame, tornarononella casa di Envy. Gli Occhi Bui erano anche bravi a cacciare, così gustaronodella prelibatissima carne di cervo cotta sulla griglia. . Quando finalmente Yuria fu solo, rifletté su tutto ciò che aveva visto. Per riconquistare la sua terra e vendicarsi da chi lo aveva esiliato e sconfitto, non c'era niente di meglio di un popolo di licantropi abili nel combattimento: un oscuro piano iniziava a formarsi nella testa dell'uomo. Dopo qualche ora passata a riflettere sulle varie possibilità, decise che era ora di agire. Quando fu sera, il vecchio s'intrufolò nella camera di Envy, il licantropo dormiva profondamente e non si era accorse di nulla. Il vecchio sfregò le sue mani, facendone scaturire un bagliore verde, e le poggiò sulla fronte di Envy.

«Svegliati» disse Yuria.

Envy ubbidì e si svegliò di colpo.

«A chi obbedirai da ora in avanti?» domandò con voce scura e potente.

«Solo ate, mio padrone» Envy pronunciava le parole in maniera meccanica, era privo di volontà. Dopo qualche minuto, Envy richiuse gli occhi e tornò nel suo sonno profondo. Yuria, prima di lasciare la stanza, sussurrò delle parole nella sua lingua natale. Poi, con un sorriso pregno di soddisfazione, lasciò la stanza. Secondo i suoi piani, la magia si sarebbe attivata solo quando egli ne avesse esercitato di nuovo il comando. Envy doveva credere di avere il controllo della propria vita, ma, in realtà, svolgeva solo l'oscuro piano del vecchio. Yuria si ritirò nelle sue stanze e, prima di cadere nel sonno, promise a sé stesso che quei dannati Elfi l'avrebbero pagata. Sterminarli sarebbe stato l'unico scopo della sua esistenza. Dopo quella notte, tutte le decisioni prese da Envy furono dettate dall'oscuro incanto fatto dal vecchio. Yuria, però, non sapeva che una parte di Envy era ancora sveglia, quella piccola parte ospitava il ricordo più bello dell'uomo. Quella parte non lo avrebbe mai abbandonato perché, dentro di essa, viveva il ricordo vivido della madre.


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