Capitolo 11

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Il programma della giornata scolastica era:

Matematica

 Fisica

Fisica

Storia moderna

Letteratura

Avrei passato 3 ore infernali, l'unica consolazione erano J e Lena che mi aiutavano e non mi facevano pesare la giornata. Le ore passarono una dopo l'altra alternandosi tra brevi momenti di relax e lunghi momenti in cui non riuscivo a capire mezza parola di quello che spiegavano. Non mi ero mai stressato così tanto in cinque anni di scuola. Fortunatamente, Storia Moderna e Letteratura mi mandarono al sonno, così passai le ultime due ore a dormire. Mi svegliai solo quando la campanella scolastica annunciò la fine delle lezioni. J si voltò verso di me e poggiò la mano sulla mia spalla.

«Forza, dritto in palestra» disse J, cercando di trasmettermi tutto il suo entusiasmo.

John corse direttamente in palestra, mentre io rimasi un po' in classe con Lena. L'aula era deserta, c'eravamo solo io e lei.

«Ehi, tutto bene?» disse Lena, accarezzandomi il viso.

«Ultimamente ho difficoltà a seguire le lezioni. Inoltre, mettere matematica e fisica nello stesso giorno mi uccide» dissi, mentre le prendevo la mano.

«Lo so, anche per me e J è stressante. Non preoccuparti, ti aiutiamo noi. Sta' tranquillo» Si avvicinò al mio viso e mi baciò. «Forza tesoro, andiamo. Allenarti ti farà svagare.»

«Spero tu abbia ragione.» Presi la mano di Lena e insieme ci dirigemmo in palestra.

Percorremmo il lungo corridoio scolastico che conduceva al cortile, uscimmo all'aria aperta e venimmo colpiti dalla fredda aria autunnale. Le foglie dei grandi alberi, piantanti nel cortile, erano sparse su tutto il terreno formando un tappeto multicolore. Il cielo era terso e il sole splendeva alto, io e Lena scendemmo gli scalini e camminammo lungo il cortile passando sopra alcune foglie che emettevano un crick-crack ogni volta che le calpestavamo. Raggiunta la porta, oltre il cortile, vi entrammo e proseguimmo fino a quando non incontrammo la porta grigia che ci avrebbe condotti in palestra. La aprimmo e vi trovammo John, seduto su una pila di tre materassini, che sorrideva. Accanto a lui, oltre i materassi, c'erano due tappeti elastici, quattro bilancieri, e un tapis roulant che in cinque anni di scuola non avevo mai visto. "Da dove diavolo avrà preso tutta quella roba?" Oltre all'attrezzatura messa a terra, la nostra palestra possedeva un canestro ad altezza regolabile e una parete scalabile abbastanza alta. Anche Lena rimase abbastanza sorpresa quando vide tutta quella roba.

«J, da dove diamine hai tirato fuori tutti questi attrezzi?» Chiesi, mentre mi avvicinavo a lui.

«È stato abbastanza facile, mi è bastato rubare le chiavi del magazzino dalla stanza del coach. Sono abbastanza sicuro che non se ne accorgerà mai, se finiamo prima di domani. Perciò, diamoci da fare.» J si piegò sulle ginocchia, scostò una ciocca di capelli biondi dalla sua fronte e iniziò a sistemare i materassini.

Mi avvicinai vicino l'orecchio di Lena e le dissi: «Tesoro, penso che questo sia il momento più adatto per dire a J il tuo segreto» Lena annui con la testa e si rivolse a J.

«John, devo dirti una cosa. Sarò molto breve e coincisa.»

«Dimmi pure» rispose J. guardandola.

«Ieri sera Raccon ti ha rivelato di essere un licantropo, giusto? Ecco, credo che sia giusto dirti che sono io il motivo per il quale lo è diventato.»

«Vuol dire che anche tu sei...»

«Si» rispose Lena, anticipando John. «Anche io sono un licantropo.»

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora