Capitolo 56

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Dopo aver miseramente fallito la prova di lealtà, il giovane Leader ritornò dal suo clan. Non aveva idea che il suo fallimento avrebbe comportato anche la sua morte. Se lo avesse saputo, di sicuro, sarebbe scappato il più lontano possibile. Purtroppo la vita riserva delle strane sorprese e, nel suo caso, la sorpresa era la morte. Il ragazzo impiegò un'ora per ritornare alla grotta da cui era partito: quando vi entrò, trovò i suoi compagni ad aspettarlo. Non appena fiutarono l'odore del giovane, Envy e Yuria uscirono dalla grande casa dentro la grotta e si precipitarono ad accogliere il giovane.

«Bene, mio giovane leader, sei in anticipo.»

«Ho fallito, comandante» disse il giovane con uno sguardo pieno di terrore.

«Bene.» Envy era inespressivo, si limitò a sorridere e a guardare il piccolo gruppo di licantropi rimasto davanti a lui. Il giovane, ignaro del suo triste destino, si alzò e si mise accanto al suo comandante.

«Come ti chiami ragazzo?» Domandò Envy al ragazzo accanto a sé.

«Morgan, signore.»

«E tu?» Continuò Envy rivolgendosi al gruppo davanti a lui.

«Oscar.» Una voce, dal tono freddo e distaccato, si levò dal piccolo gruppo di licantropo di fronte ad Envy.

«Molto bene, Oscar. Il tuo compagno pagherà il suo fallimento con la morte.» A quelle parole, Morgan trasalì. Non poteva immaginare quale prezzo avrebbe comportato il suo fallimento. Il ragazzo provò a fuggire ma, non appena il suo piede si spostò di qualche centimetro in avanti, Envy bloccò il suo intero corpo con il solo uso del braccio sinistro. Gli occhi del giovane si spensero, aveva capito che sarebbe morto.

«Oscar, oggi mi sento particolarmente buono, perciò sarai tu a decidere se il ragazzo dovrà morire oppure no. Vieni, fatti avanti.» Il ragazzo abbandonò la sua posizione e si affiancò timidamente a Morgan. «Che fai? Non ti inginocchi davanti al tuo comandante?» Disse Envy mostrando le zanne.

«M-mi perdoni.» Oscar piegò lentamente le gambe e si inginocchiò. Aveva la testa bassa, il respiro affannato e gli occhi fissi sul pavimento. «Il ragazzo ha fallito e, come già sappiamo, dovrà morire. Se mi state chiedendo di salvargli la vita, sacrificando la mia, allora rifiuterò la proposta.» Oscar alzò la testa e scambiò un ultimo sguardo con il condannato a morte. «Non temo la morte, ma, allo stesso tempo, voglio salva la vita.»

Alle parole del ragazzo, Envy, emise una lunga risata. «Come sospettavo.» Il comandante si avvicinò al ragazzo in ginocchio e lo afferrò dal collo alzandolo a mezz'aria. «Se c'è una cosa che proprio non sopporto, è l'egoismo.» Envy pose il ragazzo per terra, spalancò la sua bocca in quello che doveva essere un sorriso e, con un semplice movimento della mano, spezzò il collo che aveva tra le mani. «Lurida pulce, sei morta nella vergogna.» Envy lasciò il corpo di Oscar, che cadde privo di vita al suolo, e tornò a rivolgersi al gruppo: tutti guardavano con reverenziale silenzio. «Oggi avete fallito, tutti voi, avete fallito. Ma spero che impariate la lezione, spero che da questa morte possiate risorgere a nuova vita. Io vi battezzerò nel sangue e nel rispetto, voi ubbidirete a me, soltanto a me. Voi combattere e morirete per me...ma soprattutto, voi, non fallirete.» Con movimento invisibile a gli occhi di Morgan, Envy sfoderò gli artigli e li strisciò lentamente sulla gola del ragazzo. «Non provare ad implorare, non servirebbe a niente.» Morgan iniziò a contorcersi e ad urlare sotto la stretta presa degli artigli di Envy. Il suo respiro si trasformò in un rantolo e poi in una litania incomprensibile. A Envy piaceva sentire le sue vittime in preda al panico, era come se lo eccitasse.

«Addio.» Con un gesto deciso, le unghie squarciarono la gola di Morgan. Il sangue zampillava dalla sua gola, era come se avesse fretta di abbandonare quel corpo esanime. Morgan, ormai morto, cadde a terra immergendo il viso nella pozza generata dal suo stesso sangue.

«Infine, venne la morte.» Con quelle ultime parole, Envy si voltò e ritornò alla sua dimora.

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