Mentre camminava, cercò di ricordare tutto il tempo che, da neocittadino di Soldor, aveva passato sulla cima di quella montagna: ricordò il vastissimo prato verde, il piccolo lago dall'acqua azzurra e cristallina, gli alberi di mele e i piccoli cespugli di more. Questi pensieri, e la fame, lo spinsero a percorrere gli ultimi chilometri a tutta la velocità. Il passaggio era molto stretto e irregolare, il terreno poteva risultare scivoloso se non si stava attenti: la costante presenza di alberi e rocce impediva al sole di asciugare il terreno bagnato dalle piogge invernali, quindi vi era un elevata presenza di muschio. Finalmente, dopo aver percorso quasi tre chilometri in quel passaggio stretto e angusto, l'ultima parete da scalare, quella più facile, ma molto più alta, si materializzò davanti ad Alexis. L'aria era molto umida, l'uomo si passò una mano sulla fronte e stiracchio le braccia per sciogliere i muscoli. Alexis aveva la fronte totalmente sudata, l'umidità del posto aveva fatto incollare i vestiti al corpo provocandogli fastidio. In più, iniziava ad avere una leggera sete: non si sentiva stanco, ma il clima lo stava mettendo in difficoltà. Arrivato ai piedi della parete da scalare, guardò in alto verso la cima: questa volta, i ragazzi, oltre le ultime quattro corde, avrebbero avuto a disposizione una serie di appigli offerti dalla stessa montagna. L'uomo spiccò un salto, afferrò una roccia e iniziò ad arrampicarsi.
Gli appigli erano molto vicini tra di loro, c'erano rocce, sporgenze e spuntoni, ogni cosa poteva essere usata come punto d'appoggio. L'unico pericolo era l'altezza, una volta arrivati a quel punto non si tornava indietro: si poteva solo salire. Alexis passò diversi minuti prima di completare l'arrampicata, posizionò le corde in alcuni dei punti più pericolosi e poi proseguì verso la cima. Quando finalmente la raggiunse e si sdraio sull'erba a guardare il sole, si sentì soddisfatto: erano mesi che non faceva quel percorso e portarlo a termine lo fece sentire forte. Mentre era sdraiato sull'erba, una piccola farfalla blu si poggiò sul suo naso, sorrise e poi soffiò per farla andare via. L'orologio segnava dieci minuti all'inizio della prova. Alexis prese il cellulare, si scattò una foto e la inviò a Roy. Dato che avrebbe dovuto aspettare lì l'arrivo degli studenti, decise di farsi un pisolino. Poggiò la testa sull'erba e si addormentò.
Intanto, a valle, l'ora era giunta, e i partecipanti alla prova erano davanti al cancello assieme al preside e Janus. Roy era di fronte a gli studenti quando il telefono vibrò. Prese il cellulare e guardò la foto inviata da Alexis.
«Hai visto? Il nostro vice ha portato a termine la missione» Roy sorrise e mostrò la foto a Janus. Poco dopo chiese a tutti gli studenti di seguirlo, entrambi avrebbero accompagnato i partecipanti fino al punto di partenza.
Tutti i partecipanti seguirono i due adulti attraverso la foresta. La fitta gabbia di rami impediva il totale passaggio della luce solare e una leggera aria fresca agitava le foglie sulle cime degli alberi. In lontananza, una macchia arancione apparve tra i cespugli, Roy fece cenno ai suoi ragazzi di fermarsi. Era una volpe molto grossa con in bocca un coniglio, probabilmente era una madre che portava del cibo ai suoi piccoli. L'animale poggiò delicatamente il coniglio per terra, si sedette sulle zampe posteriori e iniziò a grattarsi l'orecchio sinistro. La volpe riprese delicatamente il coniglio e corse via, Roy rialzò la mano e proseguirono verso i piedi della montagna. Arrivati al punto di partenza, il preside si schiarì la voce e iniziò a parlare.
«Partirete esattamente da questo punto, io e Janus vi aspetteremo qui, siete già in troppi e non vorremmo creare ulteriore confusione» In realtà, lui e Janus avrebbero usato il sentiero nascosto, sia per dare aiuto a gli studenti, sia per raggiungere la cima della montagna per accogliere i vincitori. Roy sapeva che un licantropo poteva capire se qualcuno mentiva, ma bastava essere sicuri di sé e restare calmi per sfuggire al trucco del battito accelerato. Non voleva mentire, ma se non lo avesse fatto, i ragazzi, piuttosto che usare il percorso scelto da Alexis, avrebbero speso tempo a cercare la via più semplice per completare la prova.
«Come vi è stato già detto in precedenza, avrete un'ora per completare la prova. Fate attenzione perché potreste farvi molto male. Se sentite che non siete in grado di proseguire, fermatevi e chiamate aiuto. Io e Janus verremo a prendervi. Tutto chiaro ragazzi?» Roy, mentre parlava, tentava sempre di avere un tono gentile ma deciso, non cercava mai di essere autoritario, lo odiava. Voleva mettere tutti allo stesso livello.
«Tutto chiaro» risposero i ragazzi in coro.
«Bene» disse Roy sorridendo «3...2...1...via» Roy emise un fischio dalla sua bocca, si spostò e tutti gli studenti scattarono contemporaneamente.
Non appena sentii il fischio di Roy, diedi via al timer che avevo impostato sull'orologio e iniziai a correre. Affianco a me avevo Lena e J. Lena lanciò un ruggito autorevole e io e J sentimmo un irresistibile voglia di dare sfogo ai nostri poteri.
«Abbiate fiducia in me» disse Lena.
Dopodiché, lei prese la forma di un grosso lupo dal manto nero come la notte, gli occhi scarlatti brillarono con fervore. Zanne e artigli presero il posto unghie e denti. Mi resi conto di provare una strana attrazione verso di lei, anche se ora aveva le sembianze di un lupo. Lasciai perdere le perversioni che mi passavano per la mente e mi concentrai sulla gara. All'improvviso, notai un particolare che all'inizio mi era sfuggito o avevo dimenticato: perché Lena poteva diventare un lupo completo ed io no? In quel momento non ricordavo se me ne avesse mai parlato, ma vedere Lena raggiungere quella forma, e dimensioni, mi spinse a dare il massimo. Non ne conoscevo i vantaggi, ma anche io ambivo a raggiungere quella forma a dir poco gigantesca. Ne avrei parlato dopo, ora dovevo concentrarmi. Lena spiccò un balzo e si piazzò davanti a tutto il gruppo degli studenti, io e J cercammo di imitarla e ci riuscimmo alla perfezione. Ora eravamo in testa, dietro di noi vi era Kiran affiancato da una ragazza dai capelli corvini. Il terreno era irregolare e piano di sassi di varia forma: non avevamo idea di quanta strada avremmo dovuto percorrere sapevo solo che dovevo raggiungere la cima.
Il percorso continuava con una serie di tornanti irregolari molto ripidi. Sfoderai gli artigli e li piantai saldamente a terra, spiccai un salto e raggiunsi il tornante successivo. Avevo ridotto il percorso, ma avevo dato un'idea a tutti quelli che mi seguivano. Ripresi a correre usando la stessa tattica: la vicinanza di John e Lena non mi preoccupava, mi avrebbero anche potuto superare, ma non dovevo permettere in alcun modo di farmi superare da Kiran. Io e Lena correvamo insieme, l'uno affianco all'altra, ma durò poco, perché subito dopo venimmo affiancati da Kiran e la ragazza: J era poco dietro di noi e correva a tutta velocità. Kiran aveva gli occhi blu, non erano gialli come i miei o come quelli della ragazza al suo fianco. In quel momento, mi venne in mente il discorso che mi aveva fatto Ryan, ovvero che il colore degli occhi dei licantropi può cambiare in base all'età e alla nobiltà d'animo. Mi chiesi cosa l'avesse portato ad avere gli occhi di quel colore. Il tornante sembrava proseguire: era costeggiato da vari alberi di pino. Il terreno sotto i miei piedi stava diventando abbastanza caustico e non facilitava la mia corsa, così decisi di rallentare il passo per evitare di rompermi una gamba.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...