Quando aprimmo la porta, trovammo l'appartamento vuoto: le luci dei lampioni filtravano attraverso i vetri delle finestre proiettando chiazze di luce sul pavimento dell'ingresso. Senza Lisa ad aspettarci, l'appartamento sembrava un po' triste, ma era sempre il nostro appartamento. Primo o poi ci saremmo abituati all'assenza della ragazza. Giunto, finalmente, in camera da letto, mi spogliai e corsi a farmi una doccia. Il getto dell'acqua fredda riuscii a darmi la forza di lavarmi e andare a dormire, Lena mi raggiunse pochi minuti dopo. Un'ora dopo eravamo entrambi sdraiati sul letto tentando di dormire
«Oggi mi è sembrata più dura del solito» disse Lena rintanandosi tra le mie braccia.
«Credo sia stato uno degli allenamenti più duri che abbiamo affrontato. Sono gli ultimi giorni, è normale che Roy ci vada giù pesante. Ma credo che domani andrà meglio, vero?» Aspettai la risposta di Lena per qualche secondo, prima di accorgermi che dormiva profondamente da prima che iniziassi a parlare. Aveva la testa poggiata sul mio petto e i capelli ricoprivano parte del mio viso, le diedi un bacio sulla fronte e misi un cuscino sotto la mia testa. Lo spettro della guerra aleggiava dentro la mia testa, ma, prima che potesse prendere il sopravvento, mi addormentai. Quando il mattino dopo mi svegliai, trovai Lena dalla parte opposta del letto. Dormiva profondamente e non avevo voglia di svegliarla, c'era ancora tempo prima dell'allenamento. La casa era immersa nel silenzio, da fuori non si sentiva nessun rumore. Non c'era ancora nessuno per le strade della città, era come se io fossi l'unica persona sveglia in tutta Soldor.
Lentamente mi alzai e poggiai la testa sullo schienale del letto, presi il cellulare e controllai l'ora. L'orologio segnava le sei del mattino, la notte sembrò essere passata in un lampo, avevo ancora voglia di starmene a letto, ma il dovere mi chiamava a gran voce e non potevo ignorarlo. Ormai mancava un giorno alla guerra, tutti i nodi sarebbero venuti al pettine, ogni questione si sarebbe risolta in quello scontro. Mentre viaggiavo con la mente verso la battaglia, la vibrazione del mio cellulare squarciò il silenzio della stanza. Era un messaggio di J, diceva che Roy aveva annullato gli allenamenti ma aveva raccomandato tutti di raggiungere l'arena prima di sera. Inviai come risposta una faccina sorridente e tornai a letto. Non sapevo se essere felice o preoccupato, non avevo idea del perché Roy avesse compiuto quella scelta, ma infondo il vero comandante era lui, di sicuro aveva i suoi buoni motivi. In quel momento non avevo voglia di ragionare sulle motivazioni, così tentai di rilassarmi il più possibile. Qualche minuto dopo Lena aprì gli occhi e cominciò a scuotermi leggermente.
«Tesoro, alzati» disse dandomi un bacio sulla guancia.
Io mi ero già quasi addormentato, ma conservavo ancora qualche neurone attivo «Puoi tornare a dormire. Roy ha deciso di annullare questo allenamento.»
«Annullato? E perché?» Lena era abbastanza sorpresa da quella scelta, oltre la semplice curiosità, non notai particolare voglia di approfondire nel suo tono di voce.
«Non ne ho idea, ma ci ha raccomandato di raggiungere l'arena prima di sera» Continuai la conversazione con gli occhi chiusi, avevo troppo sonno per tenerli aperti.
«Bene, torniamo a dormire allora» Lena si rannicchiò vicino a me e chiuse gli occhi.
Avvolsi Lena tra le mie braccia e chiusi gli occhi. Il suo corpo emanava un calore piacevole e, nonostante fosse estate, non avevo voglia di staccarmi da lei.
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Il sole illuminava tutta la terra sottostante, ogni anfratto, ogni spazio, ogni fessura e ogni essere vivente. Doveva essere mezzogiorno, pensò Envy mentre guardava la città: il vento scuoteva la folta capigliatura nera dell'uomo che si trovava seduto su una pietra. Un'infinità di case e palazzi scorreva davanti a suoi occhi neri, niente sfuggiva alla sua formidabile vista, nemmeno il più piccolo dei dettagli. Proprio in quel momento, da lontano, Envy vide un gruppo di ragazzi uscire da quella che doveva essere una scuola. Da quella distanza non poteva sentire tutte le loro parole, ma riusciva a sentire alcune delle loro emozioni. Erano per lo più sentimenti positivi, quei ragazzi non erano altro che adolescenti, vivevano nella più totale spensieratezza, ed era giusto così. Vedendoli, Envy ricordò di quando anche lui aveva la loro età. Non aveva passato una bella infanzia, possedeva solo dei piccoli ricordi di gioia che custodiva in un piccolo forziere all'interno della sua anima. Mentre spostava il suo sguardo verso il cielo azzurro, sorrise e chiuse gli occhi. In quel momento non stava pensando a nulla, non aveva voglia di fare nulla, avrebbe solo voluto un abbraccio di sua madre, avrebbe voluto che qualcuno lo tirasse fuori da quell'armatura di crudeltà e cattiveria che lui stesso si era costruito. Nonostante la sua mente fosse sotto il controllo dell'incantesimo del vecchio Yuria, Envy riuscì a costruire dei pensieri che andavano contro la guerra e contro qualsiasi atto di crudeltà verso gli altri. L'uomo non era stato sempre cattivo, ma ci era diventato col tempo: il suo popolo e le difficoltà affrontate nella vita, non avevano contribuito a renderlo una persona migliore. E, mentre l'uomo guardava in alto, i suoi occhi tornarono a colorarsi di azzurro, la testa sembrò diventare più leggera e ogni pensiero si fuse con le nuvole del cielo, scomparendo con esse nel grande disegno celeste.
In lontananza, qualcuno lo stava osservando. Yuria, fino a quel momento, aveva tenuto sotto scacco la mente del licantropo, ma sentiva che qualcosa stava cambiando. Da un paio di giorni, il tatuaggio del viso, fonte della sua magia, stava sbiadendosi sempre di più. Il vecchio sapeva che la scomparsa del simbolo avrebbe comportato la perdita della sua magia, ed era solo colpa degli elfi che lo avevano esiliato. Yuria decise di tornare nella caverna e di lasciare Envy da solo, più tardi avrebbe rafforzato la presa sulla sua mente. Ormai il momento della guerra era arrivato, la sua magia avrebbe resistito ancora per qualche giorno, o almeno così sperava. Mentre percorreva la via del ritorno, un corvo volò basso, si poggio sulla sua schiena e gracchiò per alcuni istanti, poi si voltò e si librò in aria. Yuria sapeva perfettamente cosa il corvo avesse tentato di comunicare, ormai erano mesi che Yuria faceva sorvegliare la Revive, aveva tenuto sott'occhio tutto l'allenamento svolto da Roy e i suoi studenti, non che la cosa lo preoccupasse ma era meglio essere prudenti. La sua sopravvivenza, in quel mondo, era appesa ad un filo, e fallire significava perdere ogni possibilità di vendetta.
Poche ore più tardi, Envy e Yuria si incontrarono nella caverna per stabilire alcuni dettagli riguardanti l'attacco. L'uomo, avvolto nel suo mantello, si presentò davanti alla possente figura del capo degli Occhi Bui. I due si fissavano dritti negli occhi, e mentre Yuria aspettava che Envy parlasse, senza farsi sentire, pronunciò alcune parole nella sua lingua; l'uomo riprese lo sguardo arcigno e un sorriso sadico apparve sul suo viso. Gli occhi, neri come pece, si incollarono sullo sguardo del vecchio.
«Allora vecchio, ci sono novità?» La voce di Envy era pulsante di rabbia, il suo corpo fremeva per la voglia di combattere. L'incantesimo stava facendo il suo lavoro, ed Envy accumulava sempre più rabbia dentro di sé.
«Roy ha disposto un programma di allenamento per i suoi studenti, si sono allenati fino ad ora. Ma dubito dei loro risultati, oltretutto, sono anche inferiori di numero. La vittoria è nostra, siamo più numerosi e siamo molto più esperti di loro nella lotta» Yuria parlava con una sicurezza a dir poco stupefacente, era convinto della sua potenza e della potenza del popolo di Envy. Anche lui fremeva dalla voglia di uccidere, ma a differenza del suo burattino, sapeva controllarsi.
«E uccideremo, uccideremo tutti» tuonò Envy con voce carica d'odio.
I due si guardarono negli occhi e scoppiarono in una risata agghiacciante. L'uomo lanciò il mantello in aria e con uno schiocco di dita creò delle immagini nella mente di Envy. Spargimenti di sangue, corpi esanimi e urla di dolore si stagliavano nella mente dell'uomo. Yuria lo stava plasmando come più desiderava, stava soggiogando Envy in ogni modo possibile. Fin tanto che la magia lo aiutava, Yuria era quasi imbattibile.
«Quasi dimenticavo, vecchio. Fai sapere a Roy il luogo e ora dell'incontro.» Ancor prima di sentire la risposta, Envy sparì nell'oscurità della caverna, lasciando il vecchio Yuria da solo a fissare il vuoto davanti a lui.
«Sarà fatto.» Mentre pronunciava le parole, Yuria stava già dirigendosi fuori dalla caverna. Non avrebbe mandato nessun messaggio a Roy. Si sarebbe presentato lui stesso al calar della notte.
Dall'altra parte della caverna, nella profondità della grotta, licantropi combattevano tra di loro in modo selvaggio e incontrollato. Il loro obiettivo era solo quello di uccidere, non era stata imposta alcuna tattica e alcun suggerimento per battere l'avversario. Sapevano che il loro desiderio di morte avrebbe vinto sopra ogni cosa, avevano la vittoria a portata di mano.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...