Capitolo 54

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Durante il tragitto verso casa, io e Lena discutemmo molto su chi potesse essere quel ragazzo, non riuscivamo a capire da dove provenisse e né chi lo avesse mandato. Era altamente improbabile che ci fossimo fatti dei nemici, ma quel ragazzo voleva farci fuori: avevamo tante domande e nessuna risposta. Arrivati di fronte la porta di casa, Lena uscì la chiave e la infilò nella serratura che si aprì con uno scatto: erano appena le dieci di sera.

«Già di ritorno?» Domandò Alice mentre accompagnavo Lena in casa.

«Si, fuori non c'è molto da fare.» Lena rispose tranquillamente come se non fosse successo niente. 

Quando Alice si affacciò dall'arco del soggiorno notammo che indossava un abito rosso, da sera, molto elegante. Ryan invece non c'era, però riuscivo a sentire la sua voce provenire dal bagno di sopra.

«Mamma sei bellissima» Disse Lena guardandole l'abito «Come mai tanta eleganza?»

«Raccon non te lo ha detto?» Alice mi stava guardando in tono interrogativo, probabilmente aspettava che le dicessi qualcosa. Lena mi guardò cercando una risposta.

«Cosa avrei dovuto dire?» Chiese rivolgendomi gentilmente ad Alice.

«Che stasera usciamo a cena con i tuoi genitori. Non ci vediamo da un sacco di tempo.» Alice era visibilmente eccitata all'idea di rivedere mia madre.

«Mi spiace di non aver detto nulla, ma non sapevo di questa cena» dissi passandomi una mano dietro la testa.

«Probabilmente se ne saranno dimenticati» disse Lena guardando prima me e poi la madre.

«È probabile» ribatté Alice.

Incuriosito da quella notizia, presi il telefono per chiamare casa. Il telefono emise tre squilli, poi la voce di mamma pronunciò un lungo e sonoro "Prooontooo".

«Ciao mamma, sono io.»

«Ciao tesoro» rispose mamma con tono dolce.

«Ascolta, sono qui con i genitori di Lena. Alice mi ha appena informato della vostra piccola cena.»

«Oh giusto, la cena, mi spiace di non averti detto nulla. Pensavo se ne fosse occupato tuo padre.» La mamma sembrò arrabbiarsi leggermente non appena venne a sapere che papà non mi aveva detto nulla. Come darle torto, papà aveva il brutto vizio di dimenticare le cose.

«Non preoccuparti mamma. Divertitevi e non fate tardi» dissi con una leggera risata.

«Non fare tardi nemmeno tu, domani hai scuola.»

«Non preoccuparti, chiudete bene la porta se lasciate Alis sola in casa.» Probabilmente l'avrebbero portata con loro, ma io mi preoccupavo per mia sorella. Era il mio compito, in quanto fratello maggiore.

«Tranquillo, viene a cena con noi. Ora devo mettere giù, tuo padre non riesce a fare il nodo alla cravatta.» Con una leggera risata, mi salutò, poi la chiamata si chiuse.

«Ovviamente se n'erano dimenticati» dissi sorridendo.

«Succede a tutti di dimenticare le cose.» Alice mi accarezzò il capo e poi diede un bacio sulla fronte della figlia. Mentre mi accingevo a salire in stanza con Lena, sentii che, dal piano di sopra, Ryan stava imprecando contro qualcosa. Guardando Lena ed Alice notai che ridevano di gusto.

«Questo dev'essere papà. Nemmeno lui sa fare il nodo alla cravatta.» Madre e figlia si scambiarono uno sguardo d'intesa e poi Alice raggiunse il marito in bagno.

Venti minuti dopo, i due erano pronti per uscire. Marito e moglie scesero dal piano superiore in vesti eleganti, ci salutarono ed uscirono dalla porta lasciandoci completamente soli in casa. Stanco di quella serata, decisi di lasciarmi andare sul grande divano del soggiorno. Lena si sedette accanto a me e iniziò a guardarmi come se volesse dirmi qualcosa, aveva uno sguardo così profondo e ammaliante, non riuscivo a resisterle; riusciva a farmi innamorare di lei tutte le volte che mi guardava. Portai la mia mano sulla sua guancia e l'accarezzai, lei sorrise e mi baciò sulle labbra.

«Ti amo» disse sussurrando.

Poi arrossì e si sdraiò accanto a me. Rimanemmo abbracciati fin quando non sprofondammo nel sonno. 



Dopo l'attacco, io e Lisa ci dirigemmo verso casa sua. Durante il tragitto, lei non mancò di farmi una valanga di domande sull'accaduto. Io tentavo di risponderle in modo esaustivo, ma lei sembrava non credere alle mie parole: non ci credevo nemmeno io. Non potevo darle torto, anch'io rimasi senza parole quando Raccon mi raccontò la verità su di lui. Mentre percorrevamo la strada verso casa, cercai di scrutare qualsiasi angolo, cespuglio o albero, dovevo controllare che la strada fosse sicura. Tentai di nascondere a Lisa la mia paranoia, così decisi di ripensare alle parole di Raccon: dovevo fare l'uomo e sostenere Lisa quando lei non ci riusciva da sola. Di solito non mi comportavo in modo così codardo, ma affrontare una bestia di due metri dotata di zanne e artigli, non era così semplice. Avevo alle spalle qualche anno di pugilato e avrei saputo reagire se si fosse trattato di un comune essere umano, invece mi ero trovato davanti ad un licantropo e avevo fatto la figura dello scemo. Continuai a raccontarle tutto quello che sapevo fin quando non arrivammo davanti casa: aprimmo il piccolo cancelletto e percorremmo il vialetto che conduceva all'ingresso. Eravamo fermi sull'uscio della porta, io allargai le braccia e avvolsi Lisa in un braccio.

«Mi dispiace per stasera, ti chiedo scusa. Non potevo immaginare che potesse succedere una cosa del genere.» Mi sentivo in colpa a causa del mio comportamento. Mi ci era voluto l'ammonimento del mio migliore amico, per farmi riprendere. 

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora