L'ultimo giorno di vacanza passò, e il giorno dell'inizio delle lezioni si presentò alla nostra porta. Erano le otto di mattina, le finestre della cucina lasciavano entrare una cospicua quantità di luce che illuminava buona parte della casa. La sveglia del cellulare iniziò a suonare ininterrottamente. Magicamente finì di suonare, mi voltai e vidi che Lena non era nel letto con me: sentii una mano accarezzarmi il viso e delle labbra baciarmi la fronte. Un dolce profumo di crostata iniziava a fare capolino nelle mie narici, aprii gli occhi e vidi Lena davanti a me. Si era alzata per preparare la colazione, era stato un gesto davvero dolce, ma non volevo che lei si sentisse in dovere di fare una cosa del genere. Non era giusto.
«Buongiorno dormiglione» disse Lena schioccandomi un bacio sulle labbra
«Buongiorno amore» risposi, sedendomi sul letto e ricambiando il bacio. «Hai preparato la colazione?»
«Sì» Lena sorrise.
«Non dovevi tesoro, davvero» mi stropicciai gli occhi e passai una mano tra i capelli arruffati.
«Lo faccio perché ti amo» disse accarezzandomi il viso.
Dolcemente afferrai il suo viso e lo avvicinai al mio. Aveva un dolce profumo di mele e zucchero addosso. La guardai in viso e notai una goccia di marmellata accanto il labbro inferiore. Sorrisi e la baciai.
Ci alzammo, facemmo colazione e ci vestimmo. Lavai tutte le stoviglie usate per preparare la colazione e le riposi nella credenza; qualche minuto dopo uscimmo per dirigerci alla Revive. L'aria mattutina ci riempì i polmoni, a quell'ora non vi era nemmeno una macchina in giro e l'aria era ancora fresca e pura. La città si svegliava tardi e, mentre noi, e altri studenti, camminavamo per costruire una piccola parte del nostro futuro, gli altri dormivano attendendo il loro turno per iniziare la nuova giornata. Arrivammo a scuola alle nove: le lezioni stavano per iniziare. Non appena varcammo l'ingresso a forma di V, un uomo grosso e possente mi si parò davanti. Mi scontrai contro di esso e finii a gambe all'aria.
«Ehi, non è che potresti stare attento?» mi rialzai e mi massaggiai la testa indolenzita.
«Oh cielo, scusami, non ti avevo visto. Tutto bene, ragazzo?»
Due occhi color nocciola e un cespuglio di capelli castani spruzzati di grigio apparvero davanti ai miei occhi. La figura afferrò il mio braccio e mi sollevò da terra senza mostrare il minimo sforzo. Davanti a me avevo un omaccione alto due metri e di corporatura robusta: il mio corpo reagii immediatamente quando ebbi contatto con esso. Sentii una grossa pressione percorrere il mio corpo e un senso di obbedienza mai provati prima.
«Ragazzo, tutto bene? Sveglia» disse l'uomo toccandomi il viso.
«Raccon stai bene?» chiese Lena.
«Sì...è tutto ok» risposi sfregandomi la nuca.
«Mi spiace di averti colpito, non volevo» l'uomo si piegò sulle ginocchia e mi sorrise.
«Non si preoccupi, tendo ad essere sbadato di prima mattina.» Mi rialzai e feci qualche passo indietro.
«Comunque, sbrigatevi a raggiungere il cortile, la presentazione per il primo anno sta per iniziare.»
Mi ero completamento dimenticato della presentazione, così, quando l'uomo me ne ricordò, ebbi un piccolo flashback e ripensai alla conversazione fatta con J pochi giorni prima. L'uomo ci salutò e corse via senza nemmeno presentarsi. Iniziai a pensare che quella scuola fosse piena di persone strambe e senza nome.
Io e Lena varcammo l'ingresso facendo molta attenzione a dove mettevamo i piedi. Non volevamo ritrovarci sdraiati sul pavimento: percorremmo il lungo corridoio che conduceva al cortile e raggiungemmo la porta. Quando la aprimmo vedemmo tutti gli studenti concentrati nell'area adibita alle assemblee; il sole illuminava tutto il prato facendo risaltare i colori dei fiori e dell'erba. L'aria della montagna si percepiva alla perfezione, quel posto era un piccolo angolo di paradiso. John ci vide imbambolati davanti la porta e ci raggiunse immediatamente, aveva passato più tempo di noi in quella scuola e ci condusse senza problemi tra gli altri studenti. Davanti al gran numero di studenti era stato costruito un piccolo palco, sistemati in fila vi erano coloro che dovevano essere i professori; erano l'uno accanto all'altro. Al centro di essi c'era l'uomo che pochi minuti prima mi aveva preso in pieno. Gli studenti parlavano tra di loro e intorno a noi si era creato un mix di voci e di suoni impossibili da distinguere separatamente. All'improvviso tutti si zittirono, l'uomo si portò al centro del palco e iniziò a parlare:
«Un caloroso benvenuto ai vecchi e ai nuovi studenti. Per chi non mi conoscesse, mi presento, sono Roy il preside della Revive» annunciò l'uomo con fervore.
Perfetto, quindi mi ero fatto buttare per terra direttamente dal preside. "Ottimo inizio" pensai.
«Oggi è la prima volta che vedo con chiarezza i lavori di ristrutturazione fatti nel nostro cortile. Posso ritenermi molto soddisfatto, ringrazio tutti voi ragazzi per la collaborazione. Per quelli di voi che sono prossimi alla laurea, o che sono già da qualche anno in questa scuola, dico di continuare a puntare in alto e di guardare avanti. Ai nuovi, auguro di riuscire a inserirsi nel nostro sistema universitario, impegnatevi, studiate, rispettate le poche regole accademiche e verrete ricompensati. Fate del vostro meglio, auguro un buon inizio anno a tutti quanti» Roy scese dal palco e rientrò di fretta nella scuola, il cortile si svuotò in pochi minuti e tutti quanti rientrammo all'interno dell'istituto. Quando fummo nel piano che conteneva le varie aule, vedemmo vari studenti guardarsi in giro, dalla loro espressione capimmo che non avevano idea di dove andare. John, dato che viveva in quella scuola e conosceva meglio il luogo, si avvicinò e indicò in modo gentile la loro aula di destinazione. Quel giorno avevamo lezione di analisi alla stessa ora, così entrammo in aula e ci sedemmo vicini. Passai l'intera ora a prendere appunti da quello che scrivevano Lena e John. Io avevo i miei problemi in matematica, ma il professore sembrava stesse parlando in azteco, non ci stavo capendo assolutamente niente: forse gli altri studenti erano dei geni, altrimenti non mi spiegavo come cavolo stessero facendo a seguire con così tanta calma. In quel momento mi sentii un po' stupido. Le prime ore di lezioni passarono ma, dato che l'accademia procedeva con le lezioni anche il pomeriggio, decidemmo di pranzare li senza dover tornare a casa. Quando finimmo di mangiare tornammo tutti e tre nella nostra aula, pronti per le ultime tre ore di lezione.
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Cronache Di Un Lupo - L'inizio
FantasyRaccon vive la sua vita come qualsiasi adolescente del suo paese. Quest'anno, per lui e i suoi amici, sarà l'ultimo e dovranno affrontare il passaggio dal liceo all'università. Una sera, mentre Raccon torna a casa, dopo aver passato una normalissima...