Capitolo 58

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La sua idea era a dir poco folle ma, dopo averci pensato un po', capii che aveva ragione. 

«Non è così facile essere un licantropo. Sai benissimo quello che ho passato agli inizi, sei davvero disposto a tanto?» Usai il tono più serio che avevo. Io e J non ci parlavamo mai in quel modo, ma quella era una situazione delicata. Il morso gli avrebbe cambiato la vita, ospitare un potere che va oltre la concezione umana, è una grande responsabilità.

«Lo so che è un'idea assurda, ma non so cos'altro fare. Non posso mica fondere tutto l'argento che ho in casa, così come non posso comprarmi una pistola. Chi lo spiegherebbe poi ai miei genitori?» Ora J scherzava per sdrammatizzare, però aveva ragione. Non poteva riempire casa di armi.

«Davvero? Argento?» Dissi inarcando il sopracciglio.

«L'ho cercato su internet. Mi sbaglio, vero?» Chiese J abbozzando un sorriso.

«Assolutamente sì» risposi annuendo.

«Se ci rifletti, trasformare me in un licantropo, sarebbe la soluzione migliore.»

«Va bene, però non credo che Lisa ne sarà felice.»

«Lo so, ma tenterò di spiegarglielo nel modo migliore. Allora, mi aiuti.»

«Per quanto sia assurdo, si, ti aiuterò. Però dev'essere per forza un alfa a farlo, l'unico alfa in città, oltre Ryan, è Lena. Dovrà farlo lei.» Eravamo quasi arrivati a scuola, quando il cielo decise di assumere un tono minaccioso. L'azzurro era sparito per fare spazio ad un triste ed inespressivo grigio. I piccoli lampi di luce, all'interno delle nuvole, non promettevano niente di buono: si stava preparano un temporale coi fiocchi.

«Un momento, tu mi stai dicendo che il papà di Lena è un licantropo?» J non credeva alle mie parole. Rimase per qualche secondo in silenzio, con gli occhi increduli, a fissare il vuoto.

«Sai, ho avuto più o meno la stessa reazione quando l'ho scoperto. Doveva pur prendere qualcosa da uno dei suoi genitori, no?» Dissi grattandomi il braccio sinistro.

«Sai, ho avuto più o meno la stessa reazione quando l'ho scoperto. Doveva pur prendere qualcosa da uno dei suoi genitori, no?» Dissi grattandomi il braccio sinistro.

«Anche sua madre è un licantropo?» Chiese J.

«No, sua madre è umana. Comunque, sbrighiamoci, non vorrei trovarmi per strada quando inizierà a piovere» dissi aumentando il passo.

Come avevo previsto, iniziò a piovere: lo scrosciare della pioggia e il vento si abbatterono violentemente sulle vetrate della mia aula. Eravamo in classe da circa due ore e ancora non trovavo risposta. Avevo passato tutto il tempo a pensare alle parole di John, ma non ero riuscito a trovare una soluzione migliore della sua. Inoltre, stava per arrivare la luna piena, per me non sarebbe stato un problema, ormai sapevo controllarmi, ma per John sarebbe stato diverso; lui avrebbe perso il controllo. "Mi aspetta una settimana intensa" pensai. Non lo avevo ancora detto a Lena, chissà come avrebbe reagito...

La sirena annunciò che avevamo venti minuti d'intervallo, Lena era seduta accanto a me: mi avvicinai e le raccontai tutto. All'inizio non sembrò molto felice, prendersi cura di un beta richiedeva tempo e fatica, però, dopo vari minuti di riflessione, capì che era la scelta giusta.

«Davvero John ha pensato che l'argento potesse ucciderci?» Disse Lena abbozzando un sorriso.

«Perdonalo, il ragazzo è stressato» risposi ridendo «Però mi piacerebbe sapere...» dissi avvicinandomi al viso di Lena.

«Che vorresti sapere?» Chiese lei incuriosita.

«Cosa può ucciderci» dissi sottovoce.

«Ci sono diversi modi per uccidere un licantropo. Puoi tagliarli la testa, ferirlo a morte o avvelenarlo. C'è una particolare pianta chiamata "Fauci del lupo", se ingerita provoca la morte in meno di un'ora. Tuttavia, nessuno l'ha mai vista, molto probabilmente è una leggenda. Ma oltre questo, possiamo morire anche di vecchiaia.» Lena sembrava ferrata sull'argomento, sembrava lo avesse studiato assiduamente. I suoi occhi erano persi in una concentrazione quasi mistica.

«Avevo pensato a qualcosa di più classico, tipo un incantesimo al chiaro di luna o roba del genere. Però la pianta mi pare giusta, la natura dà, la natura toglie» dissi tentando di assumere un tono da filosofo.

«Che parole profonde tesoro.» Lena sorrise e mi guardò negli occhi, nel suo sguardo c'era un tocco di malizia: i capelli le scendevano in tanti piccoli ricci sul viso ricoprendole parte del collo.

«Sei incredibilmente attraente quando mi guardi così.» Dolcemente, le spostai i capelli dal collo e le diedi un bacio.

«Ti piacciono i capelli? Stamattina mi andava di farli ricci.» Lena parlava sottovoce, le labbra sfioravano le mie mentre parlava.

«Sei splendida, amore» con la mano le accarezzai il viso «Ti amo.» Poi la baciai, mi dimenticai di essere in classe e probabilmente ci stavano anche guardando, ma non mi importava, se qualcuno avesse osato prenderci in giro, lo avrei tranquillamente appeso al soffitto.

«Ti amo anch'io» disse Lena arrossendo. Poi, una mano toccò la mia spalla.

«Bro, ti pare questo il momento? Siamo in luogo pubblico, trattieni gli ormoni fin quando non sarete a casa.» J era in piedi dietro di me e rideva della sua stessa battuta.

«Credo tu abbia ragione. Comunque per tu-sai-cosa, Lena ha appena detto di sì» dissi girandomi verso di lui.

«Davvero?»Domandò J con occhi pieni di gioia. Lena si voltò verso di lui e fece di sì con la testa. J, preso dalla felicità, l'abbracciò. Di nuovo la sirena suonò,l'intervallo era finito e tutti tornammo al nostro posto. 

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