Capitolo 57

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Era passata quasi una settimana dall'attacco del licantropo, io e Lena avevamo perlustrato tutta la città in cerca di qualche indizio, ma con scarsi risultati. Le piogge che c'erano state negli ultimi giorni avevano spazzato via ogni traccia e, con esse, le possibilità di capire da dove fosse arrivato lo straniero. Nei giorni successivi passai molto più tempo a casa di Lena, Ryan aveva accettato di farmi da allenatore, quindi passavo tutto il mio tempo libero ad allenarmi intensamente. In pochi giorni riuscii ad ottenere ottimi risultati. L'obbiettivo era quello di migliorare il controllo su tutte le mie capacità, e così fu: Ryan era davvero un ottimo insegnante e riuscii a farmi ottenere risultati evidenti in ogni singola sessione di allenamento. Anche Lena aveva ottenuto ottimi risultati: aveva aumentato la sua forza ed ora mi teneva testa senza problemi. Avevo il presentimento che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto superarmi senza troppi problemi. Gli allenamenti con Ryan erano molto più duri rispetto a quelli che facevo con John, questo dipendeva dal fatto che il padre di Lena era un licantropo e quindi sapeva come ottenere risultati in maniere più veloce. Non era solo l'allenamento che andava bene, anche Il rapporto tra me e Lena procedeva a gonfie vele, quello che mi preoccupava, però, era J. Era sempre il solito John, ma avevo notato un leggero mutamento nel suo comportamento. Ovviamente gli avevo chiesto varie volte di parlarmene, ma lui evitava sempre il discorso; Lena aveva provato a parlare con Lisa, ma anche lei affermava di non saperne niente. Decidemmo tutti di lasciar perdere, ce ne avrebbe parlato quando sarebbe stato il momento.

La sveglia suonava da un po', quando aprii gli occhi: non avevo nessuna voglia di alzarmi dal letto per andare a scuola. L'inverno stava per finire e, con l'inizio della primavera, sentivo il bisogno di stare all'aria aperta: odiavo stare rinchiuso a scuola e non avevo voglia di studiare. Fortunatamente, mancava poco alla consegna del diploma, ancora un'altra settimana e poi tutto sarebbe finito. Mentre allungavo il braccio fuori dal letto, in cerca del pulsante per spegnere quella dannata sveglia, Alis fu così gentile da spalancare le porte della mia camera e aprire le finestre. La luce del sole mattutino spazzò via l'oscurità della stanza in un flash di luce accecante.

«Svegliati, altrimenti farai tardi. Dormiglione!» Alis emise una risatina e poi uscì saltellando dalla mia stanza. Io continuavo a rigirarmi tra le coperte con fare nervoso, non avevo nessuna voglia. Costretto dai successivi richiami di mamma, e dall'improvvisa visita di J, rotolai giù dal letto. Mi strofinai gli occhi per togliermi il restante sonno da dosso e poi aprii gli occhi. Una figura abbastanza muscolosa era poggiata alla porta della mia camera, lunghi capelli castani ricadevano su quegli occhi azzurri che, ad essere sincero, un po' invidiavo. L'alta figura di John se ne stava appoggiata alla porta, io e J eravamo alti uguali, però gli dicevo di essere più alto solo per infastidirlo. Me ne stavo seduto per terra e passavo nervosamente la mano tra i miei capelli castani, poi J si staccò dalla porta e mi venne incontro.

«Hai intenzione di rimanere seduto tutto il giorno?» Domando J offrendomi la mano per alzarmi.

«Certo che no Bro. Tu, invece, hai deciso di mantenere la porta? Guarda che lo fa anche senza il tuo aiuto» dissi in tono ironico.

«Lena mi aveva avvertito che saresti stato un po' stronzo appena alzato. Aveva perfettamente ragione.» Prima J tentò di assumere uno sguardo serio, poi scoppiammo in una sonora risata. John mi spiegò che, quella mattina, era venuto a casa mia così presto perché voleva parlarmi di una cosa. 

Ovviamente, prima divorammo la colazione che aveva preparato la mamma: pancake ai mirtilli con sciroppo d'acero, wafer ricoperti di cioccolato e una cascata di spremuta d'arancia.

«Mamma, tu sei la mia dea» esclamai a gran voce, poi corsi da lei e le diedi un grosso abbraccio.

Eravamo tutti seduti a far colazione, mamma e papà organizzavano la loro giornata, Alis mangiava tranquillamente la colazione ed io e J parlavamo dell'imminente fine della scuola. Dopo aver finito la colazione, salii in stanza, lanciai il pigiama sul letto e indossai i vestiti per la scuola: t-shirt degli "Slam J Doctors", jeans blu classico e un paio di sneakers rosso scarlatto. Misi i libri necessari nel mio zaino e poi scesi in soggiorno per raggiungere J. Usciti dalla porta di casa, imboccammo la strada che ci avrebbe condotti a scuola. John non mi aveva ancora detto di cosa voleva parlare, ma mentre ero in procinto di imbastire il discorso, improvvisamente, le parole uscirono dalla sua bocca.

«Non ti sei chiesto come mai sono piombato in casa tua così presto» domandò J mentre guardava il cielo del mattino.

«Non che mi dispiaccia la tua visita, ma si, me lo sono chiesto» Risposi mentre guardavo un gruppo di ragazzi dirigersi verso la scuola.

«Credo sia arrivato il momento di confidarmi con te. In questi giorni ho evitato il discorso perché non ero pronto a parlarne, anche Lisa è all'oscuro di tutto. Ma tu sei come un fratello, è giusto parlarne prima con te.»

«Era ora. Non ce la facevo più a vederti col muso lungo» dissi scherzosamente.

«Ricordi la sera dell'attacco?»

«Certo che sì» risposi.

«Mi avevi detto di raccontare a Lisa tutta la verità, e così ho fatto. Per mia fortuna, lei, ha accettato tutto senza spaventarsi o fare troppe domande, sono fortunato ad averla incontrata. Comunque, il punto è un altro. Dopo aver lasciato Lisa, sono tornato a casa e, durante il tragitto, ho iniziato a farmi tante domande. Erano tutte domande che riguardavano una sola cosa; la protezione di Lisa. Tu non potrai essere sempre lì a salvarmi, così come non potrà farlo Lena. Io ho bisogno di avere delle sicurezze. Immaginiamo per un attimo che per qualche assurdo motivo un licantropo attacchi me e Lisa, come faccio a difenderla? Di certo non posso scappare, sai perfettamente quanto sia forte e veloce un licantropo. I miei anni di pugilato sarebbero inutili. Inoltre, non hai mai pensato che potrebbero esserci altre creature oltre i licantropi? E se saltasse fuori qualcosa di strano e di assolutamente pericoloso? Cosa potrei fare io? Niente. Ed ecco perché la soluzione è solo una.»

All'inizio pensai che J mi stesse prendendo in giro, poi lo guardai negli occhi e capii che non stava  scherzando. 

Cronache Di Un Lupo - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora