Diana Prince/Reader(pt.2)

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Safe and Sound 

Nei mesi che seguirono, provai a dare alla polizia quante più informazioni possibili su quello che sapevo della famiglia di Talia. In un primo momento, suggerirono di inserirmi in un programma di protezione testimoni, ma dopo interminabili litigi, convinsi loro a prendersi cura solo della mia famiglia. Io dovevo restare per affrontare la situazione da persona adulta: se avesse voluto uccidermi, non sarei scappata via ed avrei fronteggiato il mio destino. Tuttavia, ritenevo che sarebbe stato un po' impossibile farmi fuori con la presenza di Diana che non aveva abbandonato il mio fianco nemmeno per un momento. Essendo in un certo senso l'ultima arrivata, persino la famiglia di Talia aveva poche informazioni su di lei, perciò alla fine progettarono di lasciarmi con la poliziotta, considerandola la protezione migliore per la mia sicurezza. 

In quell'ultimo periodo, sapevo che erano sulle tracce di Nyssa, la sorellastra di Talia che aveva deciso di allontanarsi dalla famiglia. L'avevo vista una sola volta durante la nostra relazione, poiché subito dopo era sparita nel nulla. Dopo aver raccontato alla polizia quel poco che sapevo su di lei, avevano iniziato a cercarla per chiederle se le andava di collaborare. La ricerca della donna, che era diventata un vero e proprio fantasma, aveva fatto in modo che Diana passasse la maggior parte delle proprie giornate fuori casa, lasciandomi da sola. Avevo il permesso di uscire, tuttavia non potevo allontanarmi troppo da un determinato perimetro che sapevo era sempre controllato da numerosi poliziotti. Sembrava strano, però erano abilissimi a svanire nel nulla e se non fosse stato per le piccole cose che avevo iniziato a notare col passare del tempo, mi sarei persino convinta che non ci fossero. 

Quel pomeriggio, Diana mi disse che non sarebbe tornata in tempo per cena perciò decisi di uscire per andare a provare il cibo in quel nuovo ristorante di sushi che aveva aperto in fondo alla strada. Se avessi dovuto trovare un'imperfezione alla mia dea scesa in terra, sarebbe stata proprio quella di non essere amante di quella cucina. Ma per il resto era stata perfetta. Si prendeva cura di me, mi trattava con dolcezza però al tempo stesso non aveva paura di prendermi per le spalle e urlarmi contro che stavo facendo una cazzata (<<Capisci vero che ti ucciderà? Non è sicuro rimanere qui! Vattene>>). Con lei stavo riscoprendo dei gesti, del tutto normali, di cui avevo dimenticato l'esistenza: conversare, ridere, scherzare, andarla a trovare a lavoro sapendo che non l'avrei trovata piegata sul corpo legato di un uomo sanguinante. Ed ovviamente, come sembrava quasi logico che accadesse, mi ero innamorata follemente di lei. Avevo avuto una cotta nei suoi confronti dal primo momento, tuttavia questa era diventata più seria con il passare del tempo e poche settimane prima, avevamo finalmente reso la nostra relazione ufficiale. Era passato poco tempo eppure sentivo di aver trovato la persona giusta; mi sentivo completa e appagata con Diana, una sensazione che non avevo mai provato fino a quel momento. 

Intorno alle dieci, terminai la mia cena solitaria e mi preparai a tornare a casa. Notai la solita Camaro nera parcheggiata di fronte casa, con due figure all'interno che sorvegliavano la strada con estrema attenzione. Non avevano volti conosciuti, ma non diedi molto peso alla cosa, salutandoli con un cenno della mano come ero solita fare ogni volta che ritornavo da un'uscita. Un cenno col capo fu l'unica risposta che ebbi. Mi strinsi al cappotto che indossavo con forza, sentendo un brivido passarmi lungo la schiena. Mi affrettai, perciò, ad entrare nell'appartamento, desiderando di accendere i riscaldamenti per prendere il calore che mi era stato sottratto dalle strade fredde.

La luce in cucina era accesa, così come il riscaldamento. Una foto di Diana sembrava essere stata spostata. Una bottiglia di birra vuota era stata lasciata sull'isola della cucina. Drizzai le spalle, recandomi verso il rifiuto per gettarlo. In quel modo, davo le spalle alla porta del soggiorno e in cuor mio, sperai inutilmente di trovarlo vuoto una volta giratami. E invece, proprio come temevo, la trovai seduta sul divanetto, proprio di fronte a me. Il suo cappotto nero posava accanto a lei e dall'esterno, sarebbe potuta sembrare tutta una scena estremamente familiare. Ma non per me. Non per Talia. Non per chiunque conosceva la dinamica della nostra storia. 

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