Sidney/Jean(Gypsy)

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Daddy issues

Premessa: non ho mai visto nessuna scrittrice italiana trattare questa coppia, perciò mi è sembrata una buona idea scriverne. Si tratta delle protagoniste della serie tv originale Netflix chiamata "Gypsy"(se volete iniziarla, fate pure, ma sappiate che ha un finale di merda ed è stata annullata. E proprio per questo motivo, la mia fantasia ha cominciato a vagare per cercare di trovare una soluzione a quel brutto season finale). Spero che il capitolo vi piaccia e, come sempre, se avete qualche coppia o prompt da proporre, fate pure.

Ps: shameless smut.

Pss: preferite quando la storia è narrata in terza persona, oppure col punto di vista di una delle due protagoniste?

Sidney aveva dei complessi paterni. Bastava guardare le sue relazioni autodistruttive con degli uomini per rendersi conto che disprezzasse la figura maschile, che a differenza di parecchie ragazze, lei non cercava un padre, bensì qualcuno che le permettesse di odiarlo ancora di più. Per questo i suoi compagni erano tutti pessimi, per questo si era stancata molto in fretta del povero Sam. Come psicologa, Jean si era resa conto dal primo momento quale problema affliggesse la ex-fidanzata del suo paziente, ma ovviamente non l'aveva in cura e non poteva permettersi di speculare riguardo la vita della ragazza. Tuttavia, la curiosità di conoscere a fondo la donna che Sam descriveva con tanto amore("guardare lei è come guardare il sole: sai che ti fa male, però è così meraviglioso che non riesci a fermarti"), perché un ragazzo gentile e amorevole come lui non fosse in grado di voltare pagina. C'entrava sicuramente il classico cliché che noi esseri umani desideriamo sempre ciò che non possiamo avere; ciò che ci fa stare male visto che il dolore è una delle poche cose che ci faccia sentire ancora vivi.

Allora cominciò a frequentare il bar dove lavorava Sidney: non le aveva mai parlato, però l'osservava da lontano e più passavano i giorni, più si rendeva conto che era una ragazza estremamente affascinante. Con lunghi capelli castani- disordinati la maggior parte del tempo-, con occhi color nocciola, un volto malizioso che sapeva diventare innocente in un batter d'occhio e un fortissimo accento britannico, la rendevano desiderabile agli occhi di molti. E una donna di mezza età, con dei problemi nel matrimonio che si portava dietro da anni come Jean, non potette che terminare per interessarsi a quella ragazza.

All'inizio, era solo un gioco: parlare con Sidney, l'aiutava a comprendere entrambe le parti della relazione che c'era stata con Sam(Jean scoprì che spesso, lui esagerava in alcune descrizione, ma non poteva biasimarlo visto che aveva instaurato una relazione di co-dipendenza con la ragazza), inoltre quella ragazzina era una sfida continua. Le diede un nome falso- Diane Hart-, quello che usava ogni volta che si avvicinava alle fonti dei problemi dei suoi pazienti, ma più informazioni regalava a Sidney, più ne voleva sapere la curiosa britannica. Si vedeva che era una giovane musicista alle prime armi.

Col passare del tempo, divenne un'ossessione parlare con lei, starle accanto, conoscere i suoi movimenti e cercare di tenere Sam il più lontano possibile dalla ragazza inglese. Arrivò a cancellare il suo numero di telefono dal cellulare della ragazza, a convincere Sam a liberarsi di ogni cosa lo legasse ancora alla sua ex-fidanzata. Ormai, capiva perché non riuscisse a dimenticarla, ma era necessario che lui si allontanasse. La piccola ragazza era sua. 

***

Jean(Diane) e Sidney erano sedute ad un ristorante. La psicologa- che si fingeva una giornalista-aveva il pranzo libero e aveva approfittato del fatto che suo marito Michael fosse fuori città per chiedere alla più giovane di conoscersi, decisa a passare un po' di tempo con lei. Le parole che la castana aveva detto durante il loro ultimo incontro("amo quando mi dicono cosa fare", aveva sussurrato con voce roca), continuavano a girarle per la testa e non era capace di dimenticarle. Un altro strano concetto della mente: più si prova a non pensare ad una persona o ad una cosa, più la nostra mente tende a pensarci. Come a volerci fare un dispetto.

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