Multifemslash/Multifemale

Supercorp(parte 2)

The time traveler 

Spesso, Lena pensava a cosa sarebbe successo se si fosse resa conto che Lex stava perdendo la testa. Magari, avrebbe potuto aiutarlo e forse, se avesse seguito delle cure specifiche, Lex sarebbe stato in grado di guarire e ritornare l'amabile fratello che aveva conosciuto. L'unico che le parlava, quello dal quale correva per un consiglio o per un semplice abbraccio, l'unico che le avesse mai mostrato un po' di affetto. Altre volte, invece, si rendeva conto che niente avrebbe potuto cambiarlo, perché era troppo sopraffatto dal pensiero di dover sconfiggere Superman. La prima volta che avrebbe dovuto sospettare che qualcosa non andava, era stata quella volta che era andata a trovare Lex alla Luthor-Corp, il giorno prima del suo compleanno: voleva chiedergli se gli andava di passare la giornata con lei, magari avrebbe potuto preparagli il suo cibo preferito...Quando era salita nel suo ufficio, l'aveva trovato vuoto. Sulla scrivania, però, c'erano i fogli di alcuni progetti, quasi come se Lex fosse stato chiamato improvvisamente da un'altra parte e si fosse dimenticato di mettere a posto le cose. Studiò con attenzione quei fogli, chiedendosi cosa avrebbe potuto farne Lex di quei robot e di quelle strane armature.

<<Cosa ci fai qui?>>, sbottò lui. Era da un po' che era sempre di cattivo umore, perché Superman aveva cominciato ad uscire allo scoperto e spesso, si fermava persino a  parlare con le persone che salvava: attirava l'attenzione di tutti, che ormai lo consideravano un vero e proprio dio. 

<<Io...>>. Lex si avvicinò alla scrivania, fulminandola con lo sguardo. Raccolse velocemente i fogli, strappandole di mano quello che aveva studiato con attenzione. 

<<Sono un po' impegnato, Lena. Possiamo chiacchierare domani dei tuoi progetti insulsi con Jack Spheer>>, ordinò, massaggiandosi le tempie.

<<Ma...Lex...>>, mormorò lei.

<<Ho detto...domani>>, ripetette, stringendo la mascella. Sospirando, uscì dal suo ufficio e quando si chiuse la porta alle spalle, mormorò: <<Idiota, sia l'armatura che i robot hanno un difetto. Ed io che stavo anche per dirti quale>>.

***

<<Quale piano di Lex?>>, chiese Kara.

<<Prima di perdere completamente la testa, Lex lavorava a dei progetti per poter sconfiggere Superman: delle armature e dei robot. So dove tiene le bozze di entrambi i progetti e...dato che già in passato avevo notato i suoi errori, probabilmente li sistemerò e darò vita ai suoi piani>>, mormorò Lena. L'armatura non era nulla in confronto a quella che utilizzarono suo fratello e sua madre: entrambe erano semplicemente provviste di kryptonite e permettevano loro di volare, ma quel progetto di Lex avrebbe potuto sconfiggere entrambi i Super se venivano corretti quei piccoli errori che aveva commesso. I robot non sarebbero stati niente in confronto a Metallo, dato che avrebbero imitato ogni singola mossa di Superman. Lex l'aveva osservato combattere ed aveva notato dei dettagli, perciò gli sarebbe bastato inserire quei video nella memoria dei robot affinché essi sapessero come comportarsi in sua presenza. Anche quelli, tuttavia, avevano dei piccoli errori e Lena sapeva proprio cosa fare per correggerli. 

<<Riuscirà a sconfiggerli? Entrambi?>>, mormorò Alex.

<<Kara si rifiuterà di combattere. Non importa quanto tu, Clark, J'onn, Brainy e Nia proviate a dirle che quella non è più la donna che a...che conosceva in passato, lei non vorrà combattere. Clark morirà per cercare di proteggerla, poi Kara non opporrà un minimo di resistenza quando Lena arriverà a prendere lei e la ucciderà. La loro morte porterà all'inizio di una ribellione, ma le persone saranno troppo spaventate e si schiereranno tutti dalla parte di Lena, l'unica che prometterà loro tutto ciò che lei voglia loro vogliano e tutti cercheranno di fermare i ribelli. Il DEO perderà tanti dei suoi agenti e tu, J'onn, Brainy e Nia sarete l'esempio che nessuno può fermare il dominio di Lena Luthor>>, ammise Winn. Lena rabbrividì al suono di quelle parole, sopratutto perché da quando aveva scoperto la verità, aveva pensato spesso al volerle far del male, a fare del male ad ognuno di loro. Poteva vedere l'odio prendere il sopravvento e farle perdere quel po' di bontà che credeva di avere.