Clexa

707 36 0
                                    

Hope and Bravery(death and war)

Noi siamo quasi giunte alla fine della maratona.

Se qualcuno le avesse viste lì sedute, avrebbe riconosciuto in loro un semplice gruppo di quattro amiche. Due brune, una castana e una bionda. Tutte e quattro vestivano con un pantalone e una giacca in pelle chiusa. Una delle due brune vestiva completamente di blu, l'altra bruna vestiva in bianco, la castana in grigio e la bionda in nero. Ai loro piedi, ovviamente dello stesso colore dell'abbigliamento, c'erano dei caschi, segno che possedessero una motocicletta ciascuna. Se qualcuno le avesse guardate dall'esterno, avrebbe visto in loro un semplice gruppo di quattro amiche motocicliste estremamente affascinanti.

Ma loro erano molto più di quello. La bruna vestita di blu era in realtà Sheidheda. Colei che agiva nelle ombre, che portava lenta distruzione senza che nessuno potesse anche minimamente accorgersi della sua presenza. Quella che, col passare del tempo, le persone avevano preso a chiamare con l'appellativo di Fame

L'altra bruna, quella che vestiva di bianco, era Prameheda, colei che era nata per prima. Lei entrava nella vita di tutti, prendendo rifugio principalmente nei loro polmoni. Alcuni la chiamavano Pestilenza oppure, più di recente, Inquinamento.

La castana, quella dallo sguardo serio, era Heda. Lei prendeva la situazione tra le mani e quando poteva, cercava di portarla avanti il più a lungo possibile per spargere sangue e violenza. Era la sua natura; lei era Guerra.

Infine, ma non per questo meno importante, c'era la bionda dallo sguardo dolce. Lei era Wanheda. Quella che il mondo conosceva bene. Quella che il mondo temeva stranamente più delle altre tre. Lei era Wanheda e Wanheda era Morte

<<Quando abbiamo parlato l'ultima volta, pensavo fosse stato abbastanza chiaro che dovevamo dare vita lentamente all'Apocalisse>>, disse Pestilenza, utilizzando un tono di voce basso per non farsi ascoltare dalle altre persone presenti nel caffè. L'ultima volta che un essere umano le aveva sentite parlare...diciamo che tutte le morti a Salem non erano state previste da nessuna delle quattro. 

<<Ed è esattamente quello che abbiamo fatto>>, rispose Morte, con noncuranza. Prameheda la guardò inarcando un sopracciglio, poi piegò la testa di lato come se cercasse di capire se la stava prendendo in giro o meno.

<<Sì? Allora dimmi...perché c'è stata fame e le persone continuano a vivere? Perché c'è stata pestilenza e le persone continuano a vivere? Perché c'è stata guerra e le persone continuano a vivere?>>, borbottò. 

<<Sono diventati più bravi a sopravvivere>>, ribatté Wanheda, inarcando un angolo della bocca in un piccolo sorriso divertito.

<<O qualcuno non sta facendo il suo lavoro>>, incalzò Sheidheda, divorando il terzo panino della giornata. 

<<Quando trovate questo qualcuno, lasciatemelo sapere>>, mormorò Morte, intrecciando le braccia al petto.

<<Il che mi porta a ricordare...che anche tu stai lavorando di meno. Tu non hai smesso, ma definitivamente le guerre sono diminuite>>, disse Prameheda, rivolgendo la sua attenzione alla castana che fino a quel momento non aveva aperto bocca. 

<<L'importante è che ci siano, no? L'hai detto tu stessa: sto continuando a lavorare>>, borbottò Guerra, stringendo la mascella.

<<Ma si può sapere cosa vi è successo?>>, domandò Fame, leccandosi le dita. 

<<Deve per forza essere accaduto qualcosa? Insomma, facciamo questo lavoro da tutta la vita. Ogni tanto si sente il bisogno di fare una pausa>>, sbottò Wanheda, alzando le spalle. 

Multifemslash/MultifemaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora