Hollstein

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Nightmare
L'ho scritta principalmente per cercare di auto-sollevarmi il morale. Spero vi piaccia comunque. La one shot è ambientata poco dopo la "rivampirizzazione" di Carmilla durante il film.

Dopo aver passato cinque anni della mia vita a dormire accanto alla mia meravigliosa ed adorabile ragazza, era diventato difficile abituare nuovamente il mio corpo a restare sveglio durante la notte e dormire di giorno. Ma soprattutto, era diventato difficile convincere la mia mente a fare i conti col fatto che Laura non avrebbe mai abbandonato il suo lavoro per restare a dormire con me nel bel mezzo del pomeriggio, dunque dovevo ritornare ad abituarmi a stare a letto da sola. Anche questa era stata un'abitudine (non condividere il mio letto con nessuno), ma ogni fibra del mio corpo sembrava aver dimenticato quel periodo della mia vita e perciò, sperando di trovare qualcosa che sostituisse Laura, avevo cominciato a rubare nuovamente il suo cuscino per sentire il suo odore e illudermi che fosse al mio fianco.

E siccome stiamo parlando di abitudini, dal momento in cui ero ritornata ad essere un vampiro, erano cominciati nuovamente i miei incubi. Dopo aver sentito il mio cuore battere per la prima volta dopo secoli, Mattie mi aveva detto: <<Goditi la tua vita, piccola Mircalla Karnstein>>. Certo, di tanto in tanto mia sorella si divertiva a tirare fuori il mio passato, prima che venissi trasformata. Eppure, in quei momenti, non potevo fare altro che credere che ci fossero due entità diverse in me: Mircalla, l'umana che aveva vissuto una vita spensierata, e Carmilla, la vampira che aveva provato secoli di dolore sulla sua pelle. Altrimenti non mi sarei saputa spiegare per quale motivo gli incubi fossero finiti in quei cinque anni, solo per ritornare nel momento esatto in cui il mio cuore si era fermato di nuovo. Perciò, quel pomeriggio, il mio sogno fu accompagnato da un incubo. Forse, una parte recondita del mio cervello sapeva benissimo che mi sarebbe bastato aprire gli occhi per porre fine a quel dolore, ma l'angoscia che avvertivo mi impediva di darle ascolto. 

Aperti gli occhi, mi ritrovai circondata dal buio. Non si udiva un suono. Non riuscivo a muovermi, intrappolata in quello strano spazio angusto. Ero sommersa in una sostanza appiccicosa, che emanava uno strano odore. Era sangue. Maman era stata gentile: avrebbe potuto seppellirmi in quella tomba senza una fonte di nutrimento, ma quella sarebbe stata una morte troppo veloce. Dovevo pagare per averla tradita e perciò era meglio prolungare i miei dolori. Nonostante il fatto che non avesse detto a nessuno dove fossi, Mattie era riuscita a trovarmi. Non avrebbe mai osato disobbedire agli ordini di Maman, perché anche se amava sfidarla, le era pur sempre fedele. Ma di tanto in tanto si fermava a parlare con me e sentire la sua voce, anche se giungeva ovattata alle mie orecchie a causa del materiale spesso della tomba, in un primo momento mi aiutava a dimenticare le condizioni in cui mi trovavo. Tuttavia, appena mi abbandonava, mi sentivo molto peggio, perché pensavo a tutto ciò che mi stavo perdendo in quel periodo. Dopo un po', però, anche lei smise di farmi visita. Non ebbi mai modo di chiederle se mi lasciò perché Maman glielo aveva ordinato o perché lei si era stancata di visitare una tomba. 

Passai mezzo secolo in quelle condizioni. La schiena premuta contro il legno della bara, il sangue che mi circondava e gli occhi fissi sull'oscurità sopra di me. Se avete mai provato paura svegliandovi nel bel mezzo della notte, guardando nella penombra la vostra stanza, solo per tirare un sospiro di sollievo alla vista che nulla fosse fuori posto, lasciate che vi dica che non avete mai conosciuto l'oscurità. L'oscurità vera è quella che ti prende quando sei completamente al buio, quando non sei nemmeno pienamente consapevole se quelle che ti stanno toccando il volto sono le tue mani. Quando non puoi guardarti intorno per assicurarti che nulla possa farti del male. La vera oscurità è quella che entra fino alle profondità della tua anima e comincia a divorarti minuto dopo minuto, fino a non lasciare niente di te.

E proprio quando mi ero convinta che la morte sarebbe arrivata per me, quella volta definitivamente, cominciarono i rumori. Non avevo mai sentito un boato più forte di quello e cercai di portarmi le mani alle orecchie, ma non avevo abbastanza forza per farlo. Perciò, lasciai che quel forte rumore zittisse i miei pensieri e mi chiesi se Maman non avesse trovato un modo per distruggere il mondo una volta per tutte. Solo che poi, cominciai a sentire delle voci. O avevo perso la testa, o qualcuno si stava avvicinando.

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