Non è legato a Birds of prey.Prompt: Dove Helena e Dinah si incontrano su un treno e trovano un modo particolare per comunicare.
The girl on the train
La donna dai corti capelli corvini era in ritardo. Il suo capo l'avrebbe uccisa, cazzo se l'avrebbe uccisa. Avevano una riunione importante e lei aveva i fogli della presentazione nella borsa. Ma non era colpa sua se la sua macchina aveva deciso di morire e la metro era arrivata con venti minuti di ritardo. Non poteva star succedendo proprio a lei.
Almeno, però, aveva trovato un posto libero e si era almeno potuta sedere. Inviò un messaggio a Renée, avvisandola di dire al loro capo che stava per arrivare. La sua collega le scrisse prontamente, confermandole che sì, voleva proprio ucciderla. Inoltre, stavano provando a tenere occupati gli azionisti per guadagnarle tempo. Sperava solo che non ci fossero altri imprevisti.
Helena aveva trovato il modo per calmarsi. Aveva preso un paio di respiri profondi e si era divertita a fare un gioco che spesso compiva con suo padre: guardare gli sconosciuti, per poi immaginare la loro vita dal modo in cui vestivano e fantasticare sulla loro meta. C'era una signora anziana con una piccola borsetta sulle gambe, che forse andava a trovare il nipote. Un giovane che sorrideva al cane che aveva al guinzaglio, magari uno studente che studiava per diventare veterinario. Poi, quando la metro si fermò ad una stazione, si concentrò sulla giovane che fece il suo ingresso. Proprio come lei, anche la ragazza vestiva completamente di nero e la pelle caramellata sembrava liscia, priva di ogni imperfezione e i capelli ricci le cadevano disordinatamente sulle spalle. Helena la guardò camminare, osservando come pian piano si avvicinava sempre di più a lei. Si rese conto che c'era un posto libero al suo fianco, che era proprio la sua meta. La sconosciuta sorrise, sedendosi e poi prese un libro dalla borsa che portava sulla spalla. Helena continuò a guardarla, chiedendosi cosa avesse attirato la sua attenzione. Guardò come prendeva una matita e cominciava a sottolineare delle parole. Dopo pochi secondi, seguendo le parole che la ragazza cerchiava, si rese conto che le stava mandando un messaggio.
"Qualcosa. Non. Va". Lesse e poi scosse la testa, scusandosi a voce bassa. Non ebbero tempo di continuare, poiché Helena dovette scendere per la sua fermata. Non poteva proprio perdere altro tempo, altrimenti sarebbe stata senza lavoro.
***
Il giorno dopo, anche se le avevano sistemato l'auto, riprese di nuovo la metro. Non potette evitare di sorridere quando trovò la ragazza che aveva occupato lo stesso posto della giornata precedente e una borsa occupava quello al suo fianco.
<<E' libero?>>, chiese. La ragazza non alzò nemmeno lo sguardo ed annuì, continuando a leggere il suo libro. Lei rise quando si rese conto che Helena aveva un libro suo, con una matita tra le mani.
"Per.me?". La ragazza evidenziò con la matita.
"Forse". Evidenziò la donna.
"Vai.a.lavoro". Fu la risposta di lei.
"Sì." Poi girò pagina, evidenziando le parole di cui aveva bisogno. "E tu?".
"Segreto". Cerchiò e poi rise. Helena amava quella risata roca.
Continuarono a chiacchierare in quella maniera anche nei giorni a seguire. Non importava che la donna arrivasse tardi a lavoro, ne valeva la pena se poteva parlare con quella ragazza. Non riuscivano a dirsi molto a causa del breve tragitto che compivano insieme, ma comunque riusciva sempre a rallegrarle la giornata.
"I. Suoi.Occhi.Su.Di.Te", evidenziò Helena, facendole notare che un ragazzo la stava guardando. La sconosciuta non lo guardò nemmeno, limitandosi a girare tra le pagine per trovare un modo di risponderle. Era strano che non si fossero mai scambiate nemmeno una parola, però...insomma, era molto più interessante in quella maniera.
"Non.Mio.Tipo", rispose la ragazza. "Donna", cerchiò un'altra volta. Helena spalancò gli occhi, lanciandole un'occhiata veloce. Il suo cuore prese a battere con violenza al centro del suo petto, e il suo stomaco sembrò svuotarsi e riempirsi con emozioni che non aveva mai provato, e tutto questo in un solo istante.
"Meglio", si affrettò a cerchiare. La ragazza sorrise.
"Devo.Andare", sottolineò lei. "Scusa". Helena cerchiò svariate volte la parola "no", domandandosi per quale motivo scendesse ad una fermata prima di lei. Solitamente, la donna abbandonava il treno per prima. Ma tuttavia, a volte era anche capitato che la ragazza fosse sul treno prima del suo arrivo. Magari non doveva andare a lavoro come Helena, o comunque non aveva mai una meta fissa.
"Domani", cerchiò Helena, ma quando alzò lo sguardo, si rese conto che la ragazza si era già messa in piedi per avvicinarsi alle porte.
***
<<Ragazza, non hai messo lo zucchero nel caffè stamattina?>>, chiese Renée, osservandola con curiosità. Aveva appena trattato male una delle loro colleghe, ma non era di certo colpa sua se l'idiota non aveva capito anche quando aveva ripetuto cosa doveva fare per sette volte.
<<Non penso di doverti delle spiegazioni. E' una semplice giornata no>>, sbottò Helena.
<<Be', stronzetta, faresti meglio a darti una calmata. Ti ricordo che oggi arriva la figlia del capo, sai...colei che prenderà il suo posto e sulla quale dobbiamo fare una buona impressione>>, disse la donna, colpendola con forza sul braccio. Helena borbottò qualcosa di incomprensibile persino a se stessa, poi alzò gli occhi al cielo.
<<Speriamo che non sia stronza come suo padre>>, disse. Si girò, pronta a ritornare alla sua scrivania e mettersi all'opera, ma terminò per sbattere contro qualcuno. Un forte profumo di ammorbidente le invase le narici, portandola subito a pensare alla meravigliosa ragazza che incontrava da quasi una settimana in metro. Quando alzò lo sguardo, poi, restò senza parola alla vista di quegli occhi castani che vedeva rare volte. Boccheggiò, provando a dire qualcosa.
<<Che...cosa...?>>, mormorò, senza fiato. La sconosciuta sorrise, poi le indicò di attendere un attimo con il dito. Come l'aveva vista fare tante mattine, prese l'immancabile libro che aveva in borsa e si affrettò a girare tra le pagine. Lo voltò verso di lei, facendole vedere delle parole che aveva già evidenziato. Forse aveva intenzione di fargliele leggere il giorno dopo, oppure faceva quella cosa con tutti quelli che si sedevano al suo fianco in metro.
"Non.Parlo", c'era evidenziato. E allora, siccome le mancava la sciarpa che proteggeva sempre il suo collo, Helena notò la medicazione che copriva la trachea e seppe che doveva aver avuto qualche tipo di intervento. Stava per rispondere, quando Renée la prese per la spalle e la spinse all'indietro, facendole notare che era ancora troppo vicina alla ragazza.
<<Signorina Lance! Non l'aspettavamo così presto>>, esclamò, stranita da quella situazione. La ragazza alzò le spalle, posando il libro in borsa. Subito dopo, prese il telefono e cominciò a scrivere velocemente qualcosa dalla tastiera. Quando ebbe finito, mostrò lo schermo a Renée.
<<La visita dal medico è finita prima ed ho pensato di anticipare il mio arrivo. Spero non vi abbia creato dei problemi>>, lesse la sua amica. Helena non potette evitare di sorridere quando si rese conto che la ragazza non aveva usato il libro per rispondere a Renée, come se fosse qualcosa di speciale tra le due. Poi, si rese conto che quella ragazza era la signorina Lance. La figlia del loro capo. Il loro futuro capo. Maledizione, si era presa una cotta per il suo futuro capo!
<<Dinah, cara, eccoti qui>>, disse Larry Lance, sorridendo alla vista della figlia. Le baciò affettuosamente la guancia, prima di guardare le due donne.
<<Vedo che hai incontrato due delle mie migliori collaboratrici>>.
Helena smise di ascoltare, poiché gli occhi castani di...Dinah si erano posati su di lei e la guardavano con dolcezza. E quando le sorrise, Helena seppe di essere completamente fregata.
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Multifemslash/Multifemale
FanfictionVi spiego brevemente cosa accadrà in questa raccolta. Vi piace una coppia e vorreste una one shot su di loro? Me lo dite e io cercherò di darvela. Vi piace un personaggio e vi piacerebbe leggere qualcosa di quel personaggio(magari con accanto propri...