Zulema Zahir/Macarena Ferreiro

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Screw the consequences
La one shot non è mia, ma una semplice traduzione. Crediti all'autrice originale.

Quando Macarena lasciò la prigione, non voleva più integrarsi nella società. La galera aveva reso il suo cuore più oscuro. Era come ogni altra ragazza prima che ci entrasse: cittadina noiosa che va a lavoro, affitta un appartamento e scopa il suo capo. Quegli anni in galera le insegnarono come nella vita esistessero due tipi di persone: prede e predatori. All'inizio, era stata una preda, ma gradualmente divenne una predatrice. La società le chiedeva di dimenticare tutta quella violenza e ritornare ad essere la ragazza che era stata un tempo. Era impossibile: aveva  perso un bambino, una famiglia, la sua dignità e per cosa? Perché non era stata abbastanza forte. Non voleva compiere gli stessi errori. La sua vita era appunto solo sua e si sarebbe assicurata che nessun altro potesse controllarla.

Quindi perché diavolo era in un van con la stessa donna che le aveva portato via tutta? Avevano passato due anni insieme e Macarena cominciava a stancarsi. Senza dubbio, aveva ottenuto quello che voleva: l'assoluto controllo della sua vita. Non pagava le bollette, si svegliava quando voleva, era più ricca di quanto lo sarebbe mai stata lavorando onestamente...ma si sentiva sola. Sentiva la mancanza di qualcosa, e non ce la faceva più con quella vita. Zulema si era presa gioco di lei tempo prima, dicendo che sarebbe stata una cassiera terribile, ed era vero. Ma Macarena sapeva di non poter tornare alla sua vita normale, poiché il limite era già stato sorpassato. Aveva solo bisogno di un cambiamento, qualcosa di nuovo; qualcosa che la facesse sentire viva.

Perché non si sentiva viva. Aveva l'impressione di vivere la vita di qualcun altro e si chiese se quella fosse la dura realtà che finalmente l'aveva raggiunta. La sua vita non sarebbe dovuta essere in quella maniera. Suo padre era stato un poliziotto, cazzo. Aveva quasi trent'anni e viveva in un camper con una donna che la odiava.

Stanca di pensare, prese una bottiglia di vodka dal cassetto e si riempì un bicchiere. Sentì poi dei passi all'esterno e sospirò: Zulema le avrebbe rotto le palle. Per essere una alla quale non importava nulla, Zulema si comportava come una suora quando si trattava di alcol. Non riusciva proprio a rilassarsi. <<Devi sempre essere vigile, bionda>>, le diceva in continuazione, ma era una stronzata. Tuttavia, Maca aveva imparato a non contraddirla e faceva silenzio.

La porta si aprì e, come immaginava, Zulema fulminò con lo sguardo la bottiglia.

<<Non ci provare>>, disse la bionda, perché francamente non era in vena delle sue prediche.

Zulema la guardò per un paio di secondi, prima di decidere di non voler dire niente. Si sedette al suo fianco sul piccolo divano. Restarono in silenzio per alcuni minuti, però erano ormai abituate al silenzio tra di loro. Se c'era una cosa che Maca apprezzava di Zulema era proprio questo tratto: sapeva che le piccole conversazioni erano inutili. Ma comunque, fu proprio Zulema a rompere il silenzio.

<<Perché sei venuta a prendermi quando ho lasciato la prigione?>>. La bionda inarcò un sopracciglio. Quello era un argomento che non toccavano mai.

<<Lo sai benissimo perché>>, rispose.

<<So che ti sentivi sola. Ma non so perché hai scelto proprio me>>. 

<<E chi altri? Avevo bisogno di qualcuno che non avesse niente da perdere>>.  Zulema si toccò il labbro come era solita fare ogni volta che stava progettando un piano per la rapina successiva.

<<Avrei potuto fare qualcosa con la mia vita. Trovare un lavoro, affittare un appartamento, sposarmi...ma non l'ho fatto perché tu mi hai dato un'alternativa>>, si fermò per un attimo e poi gli occhi verdi della mora incontrarono quelli dell'altra. <<Adesso vuoi andartene? Mi sembra sleale>>.

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