Tokyo/Reader

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Richiesta
Reader si chiamerà Toronto, ma solo perché pochi giorni fa ho fatto un test ed è uscito questo nome. Per le prossime storie legate a La casa de papel potete, se volete, richiedere un nome in particolare.
Ambientato durante la prima rapina perché tutto sommato non è ancora morto nessuno (quando eravamo felici senza saperlo), anche se mi prenderò delle libertà riguardo alcune dinamiche.

The jealousy game

Trovarsi nel bel mezzo di una rapina avrebbe tenuto chiunque estremamente impegnato, tuttavia nel nostro caso sembravamo essere in un punto morto. Dalla polizia non c'era altro che silenzio, sicuramente poiché stavano progettando la loro prossima mossa, senza sapere che il Professore l'aveva sicuramente già predetta. Quest'ultimo continuava a chiamare ogni venti minuti come ci eravamo detti prima di entrare, per darci degli aggiornamenti continui e ricevere nuove istruzioni. L'ultima chiamata c'era stata due minuti fa, dunque c'erano ancora diciotto minuti prima che il telefono tornasse a squillare.

Allora, con tutta quella noia che ci circondava, Tokyo ed io avevamo deciso di giocare. Eravamo in un momento del nostro rapporto in cui non potevamo darci etichette, ma avevamo avuto la dimostrazione che non eravamo disposte a lasciarci andare. Questo indicava che durante i mesi di preparazione alla rapina, però anche  nel bel mezzo della stessa, c'erano state numerose scenate di gelosia da parte di entrambe. 

<<Scommetto che non resisterai un minuto a vedermi con qualcun altro>>, aveva detto nei bagni quasi per gioco, guardandomi con un sopracciglio inarcato in chiaro segno di sfida. Potevo essere tante cose, ma codarda non era una di quelle. Di fatti, non mi tiravo mai indietro davanti ad una sfida, anche se ciò significava ingoiarmi l'orgoglio e fingere di non morire dentro ogni volta che avevo l'impressione qualcuno potesse portarmela via. 

<<Ed io scommetto che prenderai a schiaffi la prima persona che si avvicinerà a me>>, mormorai, ghignando.

<<Non lo farei mai>>.

<<L'hai letteralmente fatto. Hai preso a schiaffi quel tizio che mi si è avvicinato nel locale il mese scorso quando siamo uscite con i ragazzi>>, le ricordai (con ragazzi intendevo Río, Danver e Nairobi).

<<Sfida accettata. E poi vedremo chi prende a schiaffi chi>>, disse, facendomi un occhiolino. Appena uscì dal bagno, mi pentii amaramente di aver dato inizio a quello scontro.

***

Sbuffai, osservando Río poggiare la spalla contro il muro. Davanti a lui, Tokyo sorrideva in maniera divertita, ascoltando quello che le stava dicendo. Riportai velocemente gli occhi sugli ostaggi, lasciando un calcio leggero contro la gamba di Arturo per indicargli di fare silenzio. Odiavo quell'uomo così tanto...si vedeva lontano un miglio che ci avrebbe procurato soltanto guai, dunque provavo a tenerlo isolato da tutti per evitare che coinvolgesse gli altri in un piano stupido, folle e completamente inutile. Non volevamo fare del male a nessuno, ma dovevamo essere pronti a difenderci.

<<Davvero?>>, borbottai tra me e me quando, ritornando a guardare Tokyo e Río, lei si sporse in avanti per lasciargli un bacio sulla guancia. 

<<Toronto, eccomi qui, pronto a darti il cambio>>, disse Mosca, dandomi una pacca affettuosa sulla spalla. Sorrisi, decidendo di andare ad infastidire Nairobi. Entrai nella cabina aprendo le braccia in maniera drammatica, facendo ridere alcuni ostaggi che si trovavano nei paraggi. 

<<Eccomi qui, pronta a toglierti dalla miseria e la solitudine>>, esclamai, porgendole una bottiglia d'acqua ed un panino. 

<<Tu sei la mia salvezza>>, disse, facendomi un occhiolino. Mi sedetti sulla sua scrivania, sorridendo in maniera arrogante.

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