Villanelle/Reader(Killing Eve)

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Serial killer

Sapevo che la mia bravura con i computer mi avrebbe portato da qualche parte, ma sicuramente non credevo di finire a lavorare per l'MI6. Mi era stato detto che a questa squadra mancava un membro che si occupasse di informatica e c'era bisogno urgente del mio intervento, dato che dovevano creare più di un profilo per una missione ed era importantissimo che questo sembrasse reale. L'uomo in questione era un maniaco del controllo e avrebbe notato subito che qualcosa non andava nella vita della persona che avevano progettato per lui, dunque avevano chiesto il mio aiuto.

Il primo giorno di lavoro, conobbi il capo dell'operazione- Carolyn Martens, una donna dai capelli rossi e corti, con un forte accento britannico e un qualcosa di stranamente losco negli occhi-; il belloccio di turno- un ragazzo di nome Hugo che ci provò con me appena mi vide e che sembrava essere uno di quei tipo che non molla nemmeno dopo un paio di "no"-; una simpaticissima donna incinta di nome Jess che mi disse di ignorare "quel coglioncello dai capelli ricci", assicurandomi che non tutti erano così. Credevo che avrei lavorato solo con loro, perciò mi sedetti alla mia postazione e mi venne detto di iniziare a creare un profilo che sembrasse il più reale possibile.

Quando Carolyn se ne andò ed io, Hugo e Jess iniziammo a lavorare nel più completo silenzio, la porta venne spalancata di scatto. Notai prima la donna bassa dall'aspetto asiatico che entrò con un'espressione annoiata, roteando gli occhi, sicuramente a causa della ragazza che la seguiva. Allora, mi dimenticai persino il mio nome. La ragazza era più alta, anche di me, e sembrava essere persino più giovane di Hugo. I capelli biondi cadevano ordinatamente sulle sue spalle in morbide onde. Indossava una maglietta nera a collo alto con una giacca rossa, un paio di pantaloni e degli stivali dello stesso colore della maglia. Stava blaterando qualcosa in un forte accento russo ed era sicuramente questo che aveva portato la donna asiatica a sbuffare.

<<Oh, tu devi essere quella nuova>>, disse quest'ultima, ignorando completamente la bionda.

<<Eve!>>, sbottò lei, lamentandosi come una bambina. Il broncio che mise su la fece sembrare così piccola ed innocente che...

<<Eve Polastri. Mentre lei è il motivo per cui sei qui>>, si presentò, indicando poi la bionda al suo fianco. Iniziò a guardarmi come se mi avesse appena notata; mi studiò con attenzione e un certo interesse si dipinse sul suo volto.

<<Villanelle. Enchanté>>, mormorò, porgendomi la mano. L'accento russo svanì completamente quando pronunciò quella parola in francese e non potetti evitare di sentirmi colpita. C'era qualcosa che non andava in quel gesto, perché tutti la fissarono sconvolti e sembrarono quasi temere che potesse uccidermi da un momento all'altro. Strinsi la sua mano, presentandomi ad entrambe le donne.

<<Dunque...che cosa abbiamo, qui?>>, chiese Eve, osservando il mio lavoro. Un piccolo "mh" scappò dalle sue labbra ed immagini fosse soddisfatta con quello che avevo creato. Villanelle si avvicinò, poggiando le mani sulla scrivania al mio fianco per sporgersi in avanti- il suo profumo mi inebriò le narici e mi sentii  quasi tentata di annusare l'aria-ed iniziare a leggere.

<<Oh, sono così noiosa>>, borbottò, alzando gli occhi al cielo. L'accento russo di nuovo presente.

<<Normalità, Villanelle. Aaron trova già sospetto il modo in cui sei piombata nella vita di sua sorella, non possiamo aumentare i suoi sospetti. Va benissimo così>>, spiegò Eve, lasciandomi comprendere che ciò che avevo scritto andava bene.

<<Possiamo aggiungere qualche pecca, altrimenti sembrerà fin troppo perfetta>>, dissi, attirando l'attenzione di entrambe le donne che sembravano aver cominciato una conversazione silenziosa con lo sguardo. Non potetti fare altro che paragonarle ad una madre ed una figlia che litigano per il vestito troppo corto che vuole indossare quest'ultima.

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