Clexa

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Breath

Prompt: da quando è tornata dalla guerra, Lexa non fa altro che avere incubi e spesso cade vittima di attacchi di panico. Raven le consiglia di andare da Clarke, una terapeuta che risolve i problemi degli altri attraverso il sesso.
Mi dispiace deludervi ma non c'è smut.

<<Come ti senti oggi, Lexa?>>, chiese l'affascinante donna seduta all'altro capo della scrivania.

Da quando ero una bambina, avevo sempre sentito il bisogno di voler cambiare il mondo. Desideravo poter salvare delle vite, potermi guardare intorno e vedere persone felici grazie a me. Mia madre aveva sempre sperato che diventassi dottoressa, mio padre puntava sul mio futuro da avvocato, il mio migliore amico Lincoln diceva che sarei entrata nelle forze dell'ordine, mentre quell'adorabile idiota della sua ragazza, Octavia, diceva che non avrei risolto nulla poiché riuscivo a malapena a tenermi al sicuro. Fu solo quando cominciai a passare più tempo con Bellamy, il fratello di Octavia, che ebbi l'idea di arruolarmi. Entrambi volevamo fare qualcosa di importante, anche se probabilmente i suoi motivi erano un po' più egoistici dei miei (lui voleva la fama, io volevo aiutare). Perciò, lo facemmo insieme.

Bellamy si fermò dopo i sei mesi del primo mandato, troppo sconvolto dalle cose che vedemmo sul campo di battaglia. Io decisi di continuare, perché nonostante la paura e il bisogno di ritornare a casa, sapevo di non potermi fermare in quel momento. Dovevo continuare, dovevo andare avanti e provare a salvare altre vite. Fu durante uno scontro al mio terzo mandato che non riuscii più a sopportare quello che vedevo e ritornai a casa, definitivamente.

Da quando ero tornata, tuttavia, non riuscivo più a comportarmi come un essere normale. Sentivo dei rumori un po' troppo forti e sussultavo, guardandomi intorno alla ricerca di una minaccia che non esisteva. Ero stata a casa di Octavia, dove Bellamy e Lincoln avevano cominciato una partita a "Call of duty" e gli spari mi avevano sconvolto talmente tanto, che nella mia mente c'era buio totale, ricordavo solo le mani di Octavia che mi accarezzavano e la sua voce che mi diceva di concentrarmi soltanto su di lei. Quando ero ritornata in me, ero stretta tra le braccia di Lincoln che mi cullava dolcemente e mi sorrideva con compassione. Bellamy mi guardava con lo sguardo di uno che capiva fin troppo bene cosa mi stava succedendo.

Non riuscivo a dimenticare la guerra. Non riuscivo a vivere una vita normale. Temevo di essere condannata a non poter più comportarmi da persona normale, ma proprio in quel momento arrivò Raven. Eravamo state amiche al liceo, poi le nostre strade si erano separate come spesso accade. E dopo esserci incontrare per caso al supermercato, avevamo continuato a vederci per parlare dei vecchi e i nuovi tempi. Dopo un mese, le avevo raccontato dei miei problemi e lei mi aveva proposto una soluzione. Ecco come avevo conosciuto Clarke, la donna che in quel momento attendeva una risposta da parte mia.

<<Sto bene>>, mormorai, giocando nervosamente con le mani. Lei sospirò, roteando gli occhi.

<<Sappiamo entrambe che non è vero>>, borbottò in maniera severa. Questa era una delle cose che più adoravo di lei: tutti mi trattavano con i guanti, come se potessi rompermi da un momento all'altro. Ma non lei. Clarke mi trattava come un essere umano, non come se fossi un bicchiere di cristallo.

<<L'ho letto>>, mi disse, girando lo schermo del suo computer. Tratteni il fiato, riconoscendo il blog e le parole che mi aveva posto davanti. Prima di conoscerla, mi era stato detto che uno dei modi migliori per superare questo trauma era parlare con altri soldati che avevano vissuto delle esperienze simili alle mie. Avevo parlato con parecchi di loro, alcuni stavano meglio, altri mi dicevano che non l'avevano ancora superato però avevano dovuto imparare a convincerci. Avevo letto di alcuni che, forse troppo addolorati, non avevano sopportato lo stress e si erano uccisi. Nonostante il fatto che adesso ci fossero le sedute con Clarke, comunque mi aiutava scrivere su quel blog. Solo che non avrei mai immaginato potesse trovarlo.

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