Natasha/Reader/Wanda

912 50 11
                                    

Parte 2: Red as a flame...or two

<<Wanda?>>, la chiamai. La ragazza, che era intenta a terminare di bere la propria cioccolata calda, alzò lo sguardo dalla tazza e mi guardò con curiosità, lasciandomi capire che mi stava ascoltando.

<<Cos'è successo dopo quella notte? Quando tutto è andato a rotoli, cos'è accaduto a te e Pietro?>>, chiesi con delicatezza. I suoi occhi si scurirono e anche senza possedere le sue abilità sapevo benissimo che si stava perdendo nei suoi pensieri. 

<<Ci trovarono poco dopo. Non eravamo mai usciti al di fuori della base, perciò non sapevamo dove andare. Utilizzarono delle manette e dei collari che annullavano gli effetti dei nostri poteri, perciò eravamo completamente alla loro mercé. Pietro provò a prendersi la colpa, ma non potevo permetterglielo...non che la cosa fu d'aiuto poiché punirono comunque entrambi. Ero convinta tu fossi morta e immaginavo che loro volessero che continuassi a crederlo, poiché si resero conto che il dolore del lutto portava fuori un lato di me che non avevano mai visto fino a quel momento. In seguito a numerose punizioni, divenimmo docili come agnellini e piano piano ottenemmo delle libertà maggiori. Pochi anni più tardi, arrivarono gli Avengers>>, spiegò, alzando le spalle.

<<Mi dispiace che tu abbia sofferto per colpa mia. Se avessi portato a compimento la missione, allora la metà delle cose che ti sono capitate non sarebbero successe>>, mormorai, abbassando lo sguardo. Poggiò la mano sulla mia, mostrandomi un debole sorriso gentile.

<<Non fartene una colpa. Non potevi immaginare cosa sarebbe accaduto e né io né Pietro abbiamo mai provato rabbia o rancore nei tuoi confronti>>, mi rassicurò. 

***

Quattro settimane dopo, venne rinvenuta un'altra base Hydra e con mia grande sorpresa, Steve inserì anche me nella squadra principale. Seppi di aver in qualche modo ottenuto la sua fiducia e mi promisi di seguire le regole, ascoltare i suoi ordini e non deludere nessuno. Peccato che trovammo una stanza  con dei bambini ed adolescenti, terrorizzati e sotto shock come quelli che avevo protetto io quando mesi addietro mi avevano trovata. 

<<Ti ricordi quando hai usato quella catena umana per salvare i membri di quell'aereo?>>, chiesi a Tony, osservando i suoi occhi metallici.

<<Oh non mi piace questa conversazione>>, mormorò.

<<E' l'unico modo che abbiamo per prenderli tutti e portarli via nello stesso momento. Mentre tu ti occupi di loro, io ti copro le spalle. Vai>>, esclamai, sparando ad un agente che aveva appena fatto il suo ingresso in quella stanza.

Lanciai un'occhiata alle mie spalle per vedere Iron Man alzarsi in volo con dodici bambini che si tenevano per mano, gli ultimi della fila toccavano terra anche mentre lui si alzava a fatica. Notai che tre dei ragazzi più grandi erano rimasti indietro, probabilmente per dare ai più piccoli l'opportunità di salvarsi per primi.

<<Sono troppo pesanti. Tornerò a prendere questi tre tra un istante, promesso>>, disse Tony, prima di spiccare il volo ed uscire dalla base attraverso il buco nel soffitto. Indietreggiai, indicando ai ragazzi di nascondersi quando sentii dei passi. Fermai i primi due agenti, poi il terzo, ma quando il quarto e il quinto giunsero nello stesso momento, fui costretta a nascondermi dietro ad una scrivania capovolta per ricaricare la pistola. Un urlo attirò la mia attenzione e balzai in piedi quando vidi che uno dei due aveva afferrato un ragazzino, gli puntava una pistola contro e mi guardava con divertimento. Il suo compare non perse l'opportunità di puntarmi la propria arma contro.

<<Se fossi in te, la getterei, altrimenti i ragazzini muoiono>>, disse quello con l'ostaggio. Però non lo stavo ascoltando. Sapevo benissimo cosa sarebbe successo, tuttavia ne valeva la pena se questo significava salvare quel ragazzo. Gli lanciai un sorriso rassicurante, poi ricordando che lo avevo sentito parlare in russo quando eravamo entrati, gli ordinai di abbassarsi e nascondersi. Nel frattempo, il suo rapitore aveva abbassato la guardia per cercare di capire cosa diavolo stessi dicendo e il ragazzo ne approfittò per colpirlo al piede e calarsi quanto mi bastava per sparare e uccidere l'agente. Come mi aspettavo, siccome il ragazzo era scivolato sotto ad un lettino, l'altro sparò verso di me, colpendomi al petto. Una luce rossa fece volare l'agente dall'altra parte della stanza, prima che Wanda e Natasha facessero il loro ingresso. Con la certezza che si sarebbero prese cura di quei bambini, chiusi gli occhi e mi lasciai andare.

Multifemslash/MultifemaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora