28. XX Chapter

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Non mi guardò per neanche un secondo.
Il motivo non lo sapevo.
«Mi puoi dire cosa cazzo hai?» ero nervoso, agitato e tanto arrabbiato, avevo bisogno di risposte perché in questo periodo avevo ricevuto solo domande, domande impossibili a cui rispondere. Le sue mani si strinsero in due potenti pugni, il suo sguardo si abbassò e, con occhi chiusi corrugò le sopracciglia. Non rispose. Non mi guardò.

Le ore di lezione finirono in fretta ed io, ancora intimidito dall'inspiegabile comportamento di John, uscii dal cancello e aspettai Louis. Era così tutto strano che non riuscivo a dare una spiegazione a niente, era tutto difficile e volevo andare a casa, volevo chiudermi in me stesso, pensare cosa fosse e non fosse giusto. Avevo però bisogno di risposte perché tutti, piano piano, si stavano allontanando da me ed io mi sentivo perso.
«Dai sali» la chiara e limpida voce di Louis mi fece svegliare da quei folli pensieri che pervasero la mia mente. Lui non era cambiato, aveva ancora lo stesso sorriso, lo stesso comportamento, era, per ora, rimasto vicino a me. Salii in macchina senza pensarci due volte, volevo andare via da quell' orribile posto. «Allora cosa facciamo oggi?» mi chiese guardando la strada. Volevo andare a casa ma dovevo passare inosservato, non volevo farlo preoccupare. «Pensavo di andare a mangiare qualcosa e dopo magari andare a fare un giro fuori città» continuò. Annuii deluso del da farsi.
Arrivammo in un bar, simile ad un autogrill per camionisti. «Un toast con prosciutto per favore» disse rivolgendosi alla cameriera.
«Fanne due» mi intromisi con aria disinvolta.
Impiegammo poco per mangiare e fummo pronti per intraprendere il viaggio. «E se andassimo a Londra?» propose.
Londra era lontana, troppo lontana. In macchina sarebbe stato traumatico ed io lo sapevo molto bene. Accennai un no con la testa. «Londra un altra volta. Allora andiamo a Sinpol, dicono che sia una città carina». Annuii e partimmo estasiati.

Forse andarmene dalle vecchie abitudini mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe rilassato, anche se solo per una giornata.
Mi divertirò.
Mi divertirò.
Cercavo di convincere la mia mente a lasciarmi andare, a godermi la giornata e "divertirmi".
Arrivammo in quella cittadina a me sconosciuta nel tardo pomeriggio e parcheggiammo in una delle vie del paese.
Ci avviammo verso il centro, c'erano luci, negozi, gente che ballava, era così tutto diverso.
«Andiamo» il suo sorriso riscaldò il mio gelido cuore e, prendendomi la mano, camminammo verso uno spettacolo che facevano a pochi metri da noi.

INCOGNIT'S POV
Non hanno il permesso di stare qui. Loro non possono. Lui mi aveva detto di seguirli, di vedere quanto tempo sarebbero stati insieme. Mi aveva detto che aveva parlato con uno di loro, che lo aveva avvertito. Aveva detto che se li vedevo ancora insieme avrebbe fatto qualcosa. Qualcosa di orribile. Qualcosa che avrebbe finito tutto ciò. Non sapevo il perché, non sapevo perché dovevo farlo. Aveva dato a me il compito, mi aveva detto che lui doveva agire in secondo piano, nessuno sarebbe riuscito a risalire a lui. Mi pagava. Mi avrebbe pagato. Accettai per il bisogno di farlo.

HARRY's POV
Era una serata tranquilla, diversa dal solito, era bello ogni tanto passare una giornata insieme, a fare cose insolite. Ma a me bastava andare con lui, mi bastava stargli vicino. Ero felice.
Mi stancai facilmente di stare in piedi e guardare quello spettacolo. Avevo fame. Dovevo mangiare. Avvisai Louis del brontolio della mia pancia e andammo in un ristorante, era arioso e luminoso, metteva serenità e mi faceva stare a mio agio. Ci sedemmo in un tavolo per due, uno davanti all'altro, i nostri occhi si guardarono così profondamente che quando il menù arrivò non ce ne accorgemmo neanche. «Ristorante italiano eh, beh io degli spaghetti con il sugo di pomodoro, una delizia per il palato» i miei occhi rimasero bloccati sulla sua bocca, era così bella e piacevole da vedere. Ordinai la stessa cosa, non avevo voglia di sfogliare il menù, volevo solo mangiare qualcosa. La cameriera arrivò con due bicchieri di vino da noi non richiesti. «Li offre quel signore laggiù» indicò il vuoto, a quanto pare se n'era già andato. I miei occhi si spostarono verso la porta d'uscita e intravidero una sagoma scura, niente di più e niente di meno.
Rimanemmo a bocca aperta per lo stupore, non c'era cosa più bella che bere un po di Champagne gratis, totalmente gratis. Ce lo gustammo come se fosse oro per la nostra bocca. Ci divertimmo e chiacchierammo sul nostro futuro. Il nostro futuro.

LOUIS POV
Io ci stavo pensando veramente. Volevo sposarlo. Volevo comprare una casa. Volevo dargli il buongiorno ogni mattina. Ripetergli quanto importante fosse per me. Dirgli che senza di lui non riuscirei a stare. Preparargli la colazione e portarla a letto dandogli un bacio e augurandogli una buona giornata. Passare il pomeriggio sdraiati sul letto, abbracciati l'un l'altro. Per me questa è la vera vita. Questo è quello che vorrei. Questo è quello che cercherò di fare.
Non mi allontanerò da lui finché non sarà lui a chiedermelo. Io lo voglio. Lo voglio adesso e lo vorrò per sempre.

Quella sera ci divertimmo a guardarci negli occhi come solo noi riuscivamo a fare. Era bello e soddisfacente vederlo così felice, fuori da qualunque altro problema.

INCOGNIT's
Adesso.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora