109. XCVV Chapter

1.9K 152 43
                                    

*                  *                 *                   *                    *
Breve riassunto degli ultimi capitoli:
Harry è andato ad abitare con Louis a Londra perché era distrutto dal loro allontanamento avvenuto in seguito all'incidente di Harry, dove un uomo gli ha sparato. Louis accortosi del dolore che gli stava infliggendo indirettamente decide di andarsene a Londra ed incominciare una propria carriera lavorativa. Entrambi però soffrono e ben presto, dopo qualche mese, Louis ritorna e insieme a Harry riparte poi per la grande capitale.
I problemi però non sono finiti, ad accoglierli c'è la solare governante Helen, una donna disponibile e simpatica con tutti, persino con Beth, finta fidanzata di Louis assunta per obbligo dal suo datore di lavoro il quale sostiene che i giornalisti abbiano bisogno di una coppia stabile.
Harry ritorna a frequentare la scuola, la sua compagna nelle ore di letteratura inglese è Kristy, una ragazza divertente tutto sommato.
A seguito di una manifestazione per i diritti degli omosessuali dove Harry espone le proprie idee, un intervistatore si fa avanti e chiede ad Harry di poterlo intervistare appena ha tempo. Louis però non è d'accordo, non gli sembra una buona idea, potrebbero scoprire la loro relazione e di conseguenza venire licenziato. Cerca quindi di far ragionare Harry ma senza successo.

*                     *                     *                       *

L'orologio segnava le due e mezza di notte, i miei occhi non avevano intenzione di riposare ed io ero così agitato che neanche mi accorgevo del passare delle ore. Non sono affatto tranquillo all'idea di dover fare un intervista senza che Louis lo sappia, potrebbe venirlo a sapere e dio solo sa quante me ne direbbe.
Non sono leale, la nostra relazione dovrebbe basarsi sulla sincerità e io, ora come ora, non lo sono per niente. Sono pessimo, un pessimo fidanzato.
Mi giro dalla parte di Louis, è così bello quando dorme, mi chiedo se si meriti questa vita, è così piena di problemi e ingiustizie, non so come faccia a resistere a tutta questa pressione, ho paura che prima o poi si stanchi di me e si lasci tutto alle spalle. Lo ha gia fatto una volta, è stato così frustante, ero all'ospedale e continuavo a chiamarlo, a cercarlo, lo sognavo ogni notte e quando mi svegliavo piangevo così tanto. Ho trascorso dei mesi orribili, forse il periodo più brutto di tutta la mia vita. Ma alla fine è ritornato. Quello era un giorno buio, il giorno in cui avevo deciso di metterci la parola "fine", su di me, sulla mia vita, sul mio passato. Quel giorno me lo ricordo bene, c'era un bosco e alla fine un burrone, volevo buttarmici, volevo placare tutta quella sofferenza.
Ma è ritornato, mi ha promesso che sarebbe rimasto per sempre e così sta facendo.
Il pensiero di perderlo mi fa morire.
Chiudo gli occhi, devo assolutamente riposare per l'intervista, non ho proprio idea di che posto sia e se ci saranno delle telecamere che trasmetteranno il tutto in tv. Spero non facciano un articolo sul giornale, lo verrebbe sicuramente a sapere tramite qualcun'altr0 e lo farebbe incavolare ancora di più.


Sono le sette del mattino quando decido di alzarmi, il sonno obbliga ai miei occhi di rimanere chiusi ma mi faccio coraggio e vado in bagno. Mi rinfresco e mi vesto pensando alla lunga giornata che dovrò trascorrere oggi, sarà una mattinata difficile dal momento che mi dovrò preparare psicologicamente per oggi pomeriggio. Prima che Louis si alzi dal letto prendo il portafoglio e lo infilo nello zaino, l'indirizzo che il ragazzo mi ha dato via telefono me lo sono già appuntato ma dovrò prendere un taxi perché a piedi la strada è lunga.
Successivamente, come tutte le mattine, sveglio Louis che, tutto assonnato si alza e, ciondolando, si infila in bagno.
Scendo a fare colazione, Helen è gia dietro ai fornelli.
«Buongiorno» accenno un sorriso per camuffare il sonno.
«Buongiorno tesoro, le tue uova sono quasi pronte» annuncia. «Hai sonno?»
«Si vede tanto?» rido «Diciamo che non sono riuscito a dormire molto stanotte»
«Come mai?» la voce di Louis entra in cucina, cerco una scusa plausibile e nel giro di pochi secondi riesco a trovarne una.
«C'era caldo» rispondo afferrando il piatto che mi stava porgendo Helen, non riesco a guardarlo negli occhi, vorrei dirgli tutta la verità ma non posso, mi vieterebbe di partecipare a quella cavolo di intervista.
«Ah» prende posto e si siede a fare colazione.
«Dopo controllo il termostato, non vorrei che il riscaldamento stesse impazzendo»
Continuo a mangiare senza fare caso a quello che dice, mi sento così in colpa.

Una volta arrivati davanti al portone della scuola mi saluta con un bacio ed io scendo avviandomi verso l'entrata. Rincorro Niall tra la folla e quando finalmente mi vede mi saluta ridendo.
«Questo casino non cambierà mai» dice indicando gli studenti.
«Già»
Entro in aula, l'ora di letteratura inglese è incominciata già da un bel pezzo ma del professore non c'è traccia, tutti si chiedono che fine abbia fatto ma nulla risposta, le donne che di solito si occupano delle classi non ci sono e noi passiamo tutta l'ora a parlare del più e del meno. Io ne ho approfittato per buttare giu qualche idea su cosa dire dopo, non voglio fare la figura del pesce lesso, non alla prima intervista almeno.
Nell'ultimo quarto d'ora arriva un uomo di neanche trent'anni, spiega che il professore ha avuto un contrattempo e che ci sarà lui fino alla fine dell'ora. Ci ha raccontato un po' della sua vita e, a dire la verità, non ci ho capito molto. Si è gia sposato due volte e in entrambe ha divorziato, ha un figlio di sei anni che ama più di qualsiasi cosa ma che attualmente abita con la sua prima moglie. È venuto a Londra per racimolare qualche soldo e andare a vivere più avanti con suo figlio. Ha anche scritto un libro, ha avuto un notevole successo nel sud dell'Inghilterra e ora è disponibile anche in Irlanda del Nord.
Le ore successive passano in fretta, i professori non fanno altro che ricordarci che gli esami sono ormai alle porte e che dobbiamo impegnarci di più, sono contento che questo sia il mio ultimo anno, dopo sarò libero, o almeno, spero. Non ho idea di cosa farò una volta finita questa routine, non so dove andrò a lavorare e men che meno se continuerò ad abitare qui.
Quando la campanella della fine delle lezioni suona tutti si muovono ad uscire e una volta arrivato nel parcheggio scorgo Louis, è venuto a prendermi come al solito ma non ho intenzione di andare a casa per poi uscire di nuovo.
«Niall!!» urlo.
«Si, dimmi Harry» risponde urlando.
«Ti va di andare a mangiare qualcosa?»
Lo vedo un po' titubante ma poi decide di accettare, raggiungiamo la macchina di Louis insieme e gli dico i miei piani per oggi.
«A che ora tornerai?» chiede sospettoso, cerco di rimanere più calmo possibile.
«Verso l'ora di cena»
«Cosa?! E sentiamo..Cosa farete tutto il tempo?» il suo umore sta cambiando di peggio in peggio.
«Dobbiamo preparare gli esami, sai è l'ultimo anno questo»
«Ci vediamo stasera» dice con aria fredda. Accende l'auto e si nasconde tra i palazzi.

«Non posso stare in città fino a quell'ora»
«Non preoccuparti, puoi fermarti anche solo per pranzare, dopo me la caverò da solo»
Camminiamo per una via nascosta di Londra, tutti gli studenti affamati prendono questa scorciatoia, dovrebbe portare ad una pizzeria italiana.
«Aspetta aspetta» mi ferma «Te ne starai a girare da solo?» mi chiede preoccupato.
«No, certo che no. Devo sbrigare qualche commissione»
Ride. «Harry Styles che "sbriga qualche commissione". Sputa il rospo, dimmi cosa devi fare»
Mi arrendo.«Okay, devo far parte di un intervista, mi hanno contattato dopo la manifestazione che ho fatto insieme alla mia classe di letteratura inglese»
«Già ne ho sentito parlare» corruga la fronte «E cosa dovrai dire esattamente?»
«Ancora non lo so, alle cinque devo raggiungere il giornalista in un palazzo, è li che si terrà l'intervista da quello che ho capito»
«Beh tanti auguri allora caro mio» ci fermiamo e a destra c'è la famosissima pizzeria di cui tutti parlano, pensavo fosse molto più affollata ma, d'altronde, meglio così.
«Lavorare qui è sempre stato il mio sogno» ride «È il paradiso, non trovi?»
Entriamo e ordiniamo due tranci di pizza a testa, io ho optato la semplice margherita e Niall una cosa con zucchine e melanzane, solo l'odore mi da il volta stomaco.

«C'è un tipo che continua a guardarti» dice con la bocca piena «sembra pure un bel uomo»
Mi viene in mente quel detective che Louis assunse per tenermi d'occhio quando ancora abitavo con mia madre, solo al pensiero mi vengono i brividi ma quando mi giro mando un sospiro di sollievo.
«Eric!!» urlo, mi fa un cenno con la mano.
«Vieni!» dico.
Niall mi manda un occhiata ma faccio finta di non vederla, non c'è motivo per cui preoccuparsi, è un mio amico, penso.
«Continuavo a guardarti, non sapevo se eri veramente tu» ride e ci abbracciamo amichevolmente.
«Allora come stai?» ho la bocca sporca ma poco importa, è da un po' che non lo vedo, pensavo fosse scomparso.
«Bene! Ho appena finito il turno e volevo concedermi un pranzo all'italiana. Tu piuttosto, stai bene?»
«Si diciamo di si, ho un mucchio di cose da raccontarti» sorrido.
«Beh ho il giorno libero!» allunga la mano e con il dito pulisce la bocca sporca d'olio, sono imbarazzato e Niall lo è più di me.
«Devo andare, mia madre è furiosa, ci vediamo domani Harry, e ciao anche a te!» Niall scappa via con una scusa che non passa inosservata.
«Vi ho disturbati?» chiede preoccupato.
«No certo che no» cambio discorso «Oggi devo fare un intervista, mi hanno chiamato ieri!»
Eric sembra stupito «Davvero?! E di cosa si tratta esattamente?»
«Beh diciamo che sono stati contenti di ciò che ho detto alla manifestazione della settimana scorsa»
«Ah già, ne ho sentito molto parlare» dice «Se vuoi posso portarti io!» si offre.
«Certo mi farebbe piacere, avevo optato per un taxi ma tu sei molto meglio»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora