100. XCI Chapter

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Le luci del sole riflettono sul letto svegliandomi con una chiara luce che non vedevo da giorni. Sgrano per bene gli occhi e mi giro a guardare l'ora, sono le undici e mezza, non so come sia riuscito a dormire così tanto.
Mi alzo dal letto e vado dritto in bagno, mi do una rinfrescata e ritorno in camera con ancora il pigiama addosso, non intendo cambiarmi fino a stasera, sarà una serata con i fiocchi, saremo entrambi vestiti eleganti e già spero non succeda niente di brutto dal momento che ci sarà anche Beth. Lei sarà già alle prese con il trucco e parrucco, vorrà essere la stella della cena, vorrà essere guardata da capo a piedi e invidiata dalle altre donne che saranno presenti.
Non ho intenzione di svegliare Louis, dorme così pacifico e beato immerso dalle coperte, penso mi porterò avanti con i compiti, si avvicina il Natale ed io non voglio fare tutto all'ultimo minuto.
Spero di poter ritornare da mia madre, voglio andarla a trovare e sapere come se la passa, vivere da sola con mio padre dovrà essere un po' dura, so che non starà passando un bel periodo, la starà trascurando e lei ne sente tutta la pressione.
Apro il libro di matematica e tutti gli appunti svolazzano per il tavolo, sono sempre stato disordinato e non cambierò mai, ritiro tutto in un unico plico e li posiziono nell'ultima pagina.

                                 *       *       *

Quando mi accorgo dell'orario chiudo tutto, è mezzogiorno e mezzo ed Helen sarà su tutte le furie, dovremo essere più disponibili e aiutarla ogni tanto, dirigere una casa grande come questa non deve essere facile. Scendo le scale facendo più rumore di quanto immagino e corro dritto in cucina. I piani di lavoro sono lucidi come la sera prima, il tavolo è contornato da centrini bianchi e neri ed i fornelli sono tutti spenti, è strano, la casa sembra completamene vuota.
«Cosa fai qui?» la voce di Beth infastidisce il mio sistema nervoso ma cerco di stare calmo, il Natale si sta avvicinando, dovremo essere tutti più buoni.
«Pensavo di trovare Helen» dico in tono calmo e gentile.
«È il suo giorno libero» continua «Hai fame?»
«No, per ora no»
«Okay» si volta e se ne va in salotto con il suo laptop, sembra strana e mi stupisco si sia comportata da persona "umana".

È quasi l'una e Louis non si è ancora svegliato. Sono seduto sullo sgabello da almeno un quarto d'ora e la noia sta assalendo anche la parte più profonda del mio animo. Vado alle vetrate e guardo il tempo; il sole non se n'è ancora andato e le nuvole sono sparse per tutto il cielo. Non è una brutta giornata tutto sommato.
Decido di prendere sciarpa e cappotto e di uscire per qualche minuto, non penso camminerò a lungo, massimo mi sederò sulla prima panchina che vedo, voglio solo uscire di qui.

Dopo essere scappato dalla guardia dell'appartamento arrivo nell'enorme sala con la porta principale. Infilo tutto in fretta, metto le mani in tasca e vado fuori. Il freddo mi assale, da dentro è tutta un altra cosa, sembra tutto più caldo e arioso, qui fuori è un suicidio, il ghiaccio luccica sulle strade ed il sole si nasconde tra i palazzi.
Cammino per qualche metro passando la strada davanti all'appartamento, vedo una panchina in lontananza ma è già occupata, quella dopo si trova a duecento metri e da qui penso sia libera.
«Harry!» sento una voce familiare in parte a me, mi giro di colpo e seduto c'è Eric, l'uomo che conobbi quella mattina. «Pensavo di non rivederti mai più!» ride e mi saluta con un abbraccio amichevole, mi stupisce ma non ci faccio molto caso. «Come stai?» mi chiede.
«Bene, tu invece?» gli sorrido e lui ricambia.
«Abbastanza bene direi, vieni, siediti pure!» non ci penso due volte, si tira in parte per farmi spazio ed io mi siedo molto volentieri. Preferisco non allontanarmi troppo dall'appartamento.
«Cos'hai fatto in questi giorni?» ci guardiamo intorno, la gente cammina a passo svelto verso il centro della città ed il vento muove senza pudore tutti gli alberi del sentiero.
«Sono andato a scuola» faccio una smorfia tipica degli studenti, andare a scuola è diventato per me un peso insopportabile.
«Sai, stavo pensando» mi giro a guardarlo «potresti venire a lavorare da me quando finirai. Stiamo cercando nuovi impiegati»
«Sarebbe stupendo! Penso accetterò molto volentieri» dico felice, finalmente anche io avrò lavoro, finalmente smetterò di vivere sulle spalle degli altri.
«Perfetto allora, ci conto!» si alza in piedi di scatto ed io per un momento prendo paura «Ora però ritorno al caldo»
«Vengo anche io, non sono ancora abituato a questo freddo»
«Nessuno lo è» sorride e ci avviamo verso l'appartamento.

                                *       *       *

Sono le cinque e mezza quando mi sveglio dal lungo sonno, ricordo di essermi buttato nel divano e di aver guardato la televisione per un paio di ore.
«Harry svegliati» la calda voce di Louis è un sollievo, è così calma e tranquilla che potrebbe mettere a tacere le urla di un bambino in piena notte «Dobbiamo prepararci». Apro gli occhi ancora insonnoliti e mi tiro su a sedere «Devo essermi addormentato» mi volto verso Louis, ha i capelli scompigliati e i pantaloni del pigiama che gli cadono sui fianchi, è così bello, non smetterò mai di dirlo.
«Non preoccuparti, meglio così, sarà una lunga serata stasera» sorride e mi porge la mano per aiutarmi ad alzare, gliela prendo e con uno scatto finisco in piedi davanti a lui.
«Albert sarà qui per le sette e mezzo» rimango un po' in confusione ma poi ricordo che lui ha un autista personale e penso sia lui, Albert.
Con la morbida mano sinistra mi prende il mento e mi da un rapido bacio sulle labbra, un bacio a stampo ma significativo per me.
«Bene, ora andiamo a cambiarci!» dice ridendo, sembra euforico a questa cena, chissà cosa ci sarà di così tanto importante.

Quando arrivo in camera il completo che comprai è steso sul letto, riesco a sentire il profumo di lavanda che fuoriesce dai tessuti, ed è anche ben stirato.
«Per le scarpe te ne ho fatte comprare un paio, sono abbinate al vestito» le indica, sono molto belle e lucide.
«Grazie»
Quando finisco di indossare il tutto passa un ora, non avrei mai immaginato di metterci così tanto.
«Sei..» Louis si volta e mi guardo da capo a piedi «Sei bellissimo Harry» arrossisco e cerco di evitare il discorso, i troppi commenti sul mio aspetto mi intimoriscono.
Louis è perfetto, la sua bellezza è quasi difficile da spiegare, è così naturale, una bellezza indecifrabile direi. «Sei stupendo» rimango a bocca aperta per qualche secondo e quando me ne accorgo mi giro a guardare qualsiasi cosa che non sia lui.
«Okay, direi che siamo pronti»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora