37. XXIX Chapter

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"Cosa?"

«Ma Louis, noi non possiamo» risposi cercando di riformulare la domanda da lui posta.
«Voglio dire.. non abbiamo soldi per permetterci il lusso di una casa, non riusciremo a pagarla ogni mese» dissi abbassando gli occhi, sapendo che lui ci sarebbe rimasto male.

«Siamo a maggio, tra un mese e mezzo finirò tutto e potrò lavorare da qualche parte, ce la faremo Harry» ribatté prendendomi la mano.

«E nel frattempo? Nel frattempo dove troveremo i soldi?» chiesi alzando le sopracciglia. Doveva capire che non tutto era possibile.

«Mio padre mi ha messo dei soldi da parte, mi ha aperto un conto. Andremo avanti con quelli intanto»

«Ma Louis..»
"Come non detto"

«Insieme ce la faremo Harry»

In quel momento ero arrabbiato, era possibile che dovesse sempre fare di testa sua? Certe volte proprio non lo capivo. Non nego di non aver bisogno di lui tutto il tempo, non nego di non volerlo tra le mie braccia dalla mattina alla sera,e di poterlo amare all'interno di una nostra casa, ma così in fretta?

«A proposito.. Domani torna mia sorella»

Non ricordavo il suo nome. Ricordo quando mi disse di averne una più piccola ma non l'avevo mai vista.

«Dov'è stata tutto questo tempo?» chiesi curioso, cercando di non intromettermi troppo.

«Lei non va in una semplice scuola, va in un tipo di college, mia madre e mio padre hanno ben pensato di mandarcela dal momento che da me non vedevano buoni risultati. Sono sempre stati negativi sui metodi di studio che usano qui» era triste, era evidente.

«Ogni quanto la vedi? Deve essere difficile incontrarvi spesso»

«Più o meno tre volte l'anno. Di solito viene a farci visita nelle festività e in estate rimane qui per tre o quattro mesi, lei finisce a maggio e incomincia a metà settembre» accennò un sorriso ma sapevi che non era felice. Doveva essere orribile non riuscire a vedere la persona con la quale hai passato tutta la tua infanzia.

«Perciò domani ne approfitterò per farvi conoscere»

«Mi farebbe piacere farci due chiacchiere» ammisi.

«Con lei è difficile non parlare, è un tipo abbastanza esuberante e sono sicuro che vi starete simpatici» si alzò dal divano, interrompendo la nostra conversazione.

«Come si chiama?» chiesi accigliando gli occhi.

«Phoebe» si chinò verso di me stampandomi un bacio in fronte. «Sono stanco di guardare il film, vai a letto, ti porterò una tazza di the caldo»

Fui svegliato dai raggi di sole che entravano dalla finestra, era una mattina calda e il fatto di avere la gamba e il braccio di Louis avvolti a me non aiutava affatto. Cercai di muovermi, scivolando da quelle prese ferree e così potenti.
Mi girai e stava dormendo così teneramente che decisi di rimanere fermo, a fissarlo. Era così bello e naturale che non credevo fosse veramente li con me. Mi sentivo al sicuro nonostante non ci fosse nessun pericolo, stavo bene, si, perché c'era lui. Allungai la mano e la avvicinai alla sua guancia, era così morbida e velluta. Amavo tutto di lui. Eccetto quando faceva di testa sua, oh quanto non lo sopportavo. Ma lo amavo. Lo amavo per tutto il resto.

«Buongiorno» ero così assorto dai miei pensieri che non feci caso del suo risveglio, mi diede il buongiorno con una voce soave e piena d'amore, i suoi occhi rispecchiavano il tempo di quel giorno, azzurri, azzurri come il cielo. "Oh Louis".

«Vuoi fare colazione?» chiesi con un sorriso ammaliato da quel ragazzo.

Accennò un si con la testa.

«Stai qui, te la porto io» dissi alzandomi dal letto, lasciando scivolare la sua gamba nel materasso. Ne approfittai per andare in bagno e a darmi una rinfrescata al viso.
"Uova al bacon" spero piaceranno a Louis. Accompagnato con un bel bicchiere di spremuta d'arancia.

Feci uno scalino alla volta per essere sicuro di non cadere a terra, arrivato alla porta avanzai e appoggiai il vassoio nel comodino. Louis seguì tutti i miei passi con occhi intensi. "Oh".

«Grazie» mormorò con voce rauca.

Mi sedetti di fianco a lui e gli porsi il cibo.
«Spero ti piaccia» dissi impacciato.

«Oh Harry, è tutto magnifico, grazie mille»

Nel pomeriggio andammo all'aeroporto, per accogliere sua sorella. Ero curioso e contemporaneamente agitato nel conoscerla, da come l'aveva descritta, seppur in maniera generale, sembrava una ragazza simpatica e molto vivace.

«Qua non c'è posto» mormorò tra sé e sé.
«Scendi, aspettami all'entrata principale, vado a parcheggiare la macchina nel parcheggio sotterraneo»

Un flusso di gente entrava ed usciva dalla porta, erano tutti così indaffarati e burberi. Aspettai serenamente Louis seduto nella panchina ai fianchi della porta, il sole splendeva sopra di me e la giornata sembrava andare per il meglio.

«Andiamo» mi tirò su dalla panchina e ci dirigemmo verso la tabella degli arrivi.
«Glasgow, Glasgow, Glasgow» cercò nella tabella l'orario in cui sarebbe arrivata a terra.

«Dovrebbe arrivare tra una decina di minuti» aggiunse infine.

Ci sedemmo nelle sedie d'aspetto, in attesa di vederla.
«Spero mi chiami appena arriva» sembrava nervoso, quasi preoccupato.

«Stai tranquillo, andrà tutto bene» lo rassicurai.

«Gli aerei mi hanno sempre fatto timore, fin da piccolo» lo strinsi a me, sembrava così fragile in quel momento.

«Pronto? Oh finalmente, si arriviamo»
«È arrivata, vieni, ci aspetta davanti alle scale»
Camminava dannatamente veloce ed era difficile seguirlo.

Arrivò correndo, portandosi dietro la piccola valigia color argento.

«Oh Lou!» gli corse in braccio, in quel momento non seppi che fare così rimasi a guardarli, con occhi sbarrati. Era bello vederlo così felice e così preso dalla propria sorellina.

«Vieni Phoebe, ti presento una persona»

"Oddio"

«Tu sei Harry giusto? Louis mi ha parlato molto di te, rappresenti il principe azzurro che ogni ragazza sogna di avere.. Beh in questo caso non è proprio così ma..» si accorse di parlare troppo e si fermò di colpo «Piacere, io sono Phoebe, la sorella di Louis»

"Ok. Tranquillo. Parla".

«Ciao Phoebe, piacere io sono Harry, spero che Louis non ti abbia parlato male di me» lanciai un'occhiataccia a Louis che si mise a ridere imbarazzato.

«Oh no, ti rappresentava come un Dio, era bello sentirlo così felice e..»
«Innamorato» disse arrossendo.

«Ti porto da mamma e papà, qui non abbiamo più niente da fare» intervenne Louis con aria impacciata e confusa.

Portammo Phoebe dai suoi genitori e noi ritornammo a casa, era stata una giornata intensa e volevo riposarmi.
«Tua sorella sembra simpatica»

«Te l'ho detto, lei è.. un po' vivace, è difficile starle dietro» mi prese la mano e mi spinse a sé dandomi un bacio nella guancia.

«Sai cosa facciamo oggi?» chiese alzando un sopracciglio.

«No»risposi preoccupato.

«vieni, andiamo»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora