97. LXXXVIII Chapter

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Percorriamo la fitta rete di autostrade tutte parallele, il tempo è noioso e le nuvole sono sempre più basse. La nebbia copre quasi interamente la visuale e le macchine frecciano a velocità moderata.
«Non mi hai ancora detto dove stiamo andando» gli faccio notare, avanti di questo passo incomincio ad odiare le sorprese.
«Sabato dobbiamo andare ad una cena, ricordi?» il tono di voce è più calmo e la tensione creata prima sembra quasi svanita  «Dobbiamo andare a prendere i vestiti» afferma. Sinceramente non ho voglia di fare compere oggi, l'umore non me lo permette e la giornata è incominciata male dal principio.
«Sai, è stato bello stamattina» dico schiarendomi la voce  «Intendo, la passeggiata. È stata rilassante ecco» dovrebbe per lo meno cercare di capirmi, non voglio essere la causa dei suoi problemi.
«Ah si? E dove sei andato?»
«Era molto simile ad una pista ciclabile, Eric mi ha fatto anche vedere un mucchio di cose. Potremmo andarci insieme una volta» allungo la mano e la poso sulla sua, lo sento irrigidirsi ma non la respinge.
«Si, penso di si» mi rendo conto che la tensione incomincia a riaffiorare così mollo la presa e mi giro dalla parte del finestrino sperando immensamente che la giornata finisca in fretta.

* * *

Quando entriamo nell'enorme salone luci di ogni colore e sfumatura riflettono sugli abiti esposti nelle vetrine, è un negozio fuori città ma molto alla moda e sempre pieno di gente.
Commesse tutte vestite uguali camminano da un polo all'altro della sala e la ragazza dai boccoli castani ci viene incontro sorridendo.
«Lei è il Sig.Tomlinson?» chiede con aria formale.
«Si» risponde. La commessa ci conduce nell'ala interna alla sala principale. Qui ci sono un marea di vestiti, l'unica differenza è che qui ce ne sono solo da uomo. Scorgo un abito completamente nero, niente di particolare ma abbastanza appariscente per i miei gusti. Mi piacerebbe comunque provarlo.
«Se avete bisogno rivolgetevi pure a me» accenniamo entrambi un sì, questo posto è bellissimo e farebbe innamorare anche a chi di shopping non importa niente.
«A me piacerebbe un abito blu scuro, a te?» indico da lontano quel vestito troppo bello per me.
«Si è carino. Andiamo a vederlo» ci avviciniamo al manichino e appena riesco a vedere l'etichetta con scritto il prezzo faccio un passo indietro. È veramente tanto.
«Oh Harry non preoccuparti, lo pago io»
«Non ho intenzione di vivere sulle tue spalle. Ci sarà qualche abito che posso pagare io qua dentro» faccio per guardarmi intorno.
«No non ce ne sono, credimi» fa un risolino e poi si gira a controllare il completo da me scelto. «Tieni, questa taglia dovrebbe andarti bene» mi porge tutto il necessario ed io sbuffo, mi sento inutile, non posso continuare così, me ne sono andato da casa mia per poter essere più indipendente, per poter prendere le mie decisioni e lui non mi aiuta per niente. È frustante.
«E va bene» ci rinuncio e prendo tutto quello che ha in mano. Mi dirigo ai camerini che vidi prima, penso di ricordarmi la strada.
«Tra qualche minuto verrò a vederti, intanto do un occhiata al mio» faccio un cenno col capo e cammino più velocemente cercando di non dare troppo nell'occhio.

* * *

Quando finalmente riesco ad abbottonarmi tutta la camicia fino all'ultimo bottone indosso la giacca e subito dopo i pantaloni. Non avrei mai detto di stare così comodo, mi guardo allo specchio e il risultato è incredibile, sembro tutta un altra persona, non mi riconosco nemmeno. Ho un aspetto completamente diverso dal naturale, i capelli ricadono sulla giacca e, oddio, penso che dovrò tagliarli.
«Hai finito?» prima che possa rispondere Louis tira la tenda e rimane a bocca aperta. Non riesco a non ridere ma lui non se ne accorge nemmeno.
«Cazzo Harry» dice «Sei perfetto» ammette.
«Ti prenderei qui, all'istante» spalanco gli occhi e arrossisco celermente, non posso credere lo abbia detto davvero.
«Ehm si, stai bene Harry. Fatti mettere bene il colletto» mi avvicino e le sue mani sfiorano delicatamente il mio collo, il mio cuore accelera rapidamente, vorrei sprofondare sulle sue labbra.
«Ecco fatto» quasi esulta «Io prendo questo» mi fa vedere il completo blu scuro di cui mi aveva parlato prima, è veramente bello, mi piace molto.
«Ora andiamo a pagare» tira la tenda e mi da il tempo di cambiarmi.

«Merda»
«Cosa c'è?» chiedo preoccupato.
«Beth, mi sta chiamando» ribatte scocciato.
«Dammi il telefono!» le faccio passare la voglia di rompere. Allungo la mano da dentro il camerino e mi faccio allungare il telefono ansioso di rispondere.
«Pronto?» rispondo con un tono più felice del solito.
«Louis sei tu?» la sua voce irritante è sempre ben udibile.
«Oh no, Louis si sta cambiando»
«Harry! Dove siete?»
«Oh non preoccuparti, ci stiamo divertendo, salutami Helen» la saluto e le metto giù senza neanche aspettare risposta.
Avere la proprio vendetta fa stare più bene di quanto pensassi.

* * *

Salgo in macchina tutto incappucciato, fa ancora più freddo di prima.
«Helen ci starà aspettando, dobbiamo fare in fretta» accende la macchina e nell'arco di qualche minuto stiamo già percorrendo l'autostrada.
«Accendo il riscaldamento, stai congelando»
«Grazie» gli sorrido, la giornata è finita piuttosto bene, il suo malumore sembra fortunatamente scomparso il che vuol dire che passeremo la serata accoccolati uno accanto all'altro.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora