48. XXXIX Chapter

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Sono passati tre giorni da quando Louis è scomparso dalla mia vita. Non mi ha chiamato o mandato messaggi per sapere come stessi, non si è preoccupato, non si è degnato di venirmi a trovare.
Sto male, non mangio da giorni ormai, mia mamma dice che passerà, che starò meglio, ma io non ci credo, non ci spero più ormai.
Sembra passata un'eternità da quando ha deciso di lasciare il mio cuore, da quando ha deciso di andarsene. Non mi importa se vomito, non mi importa se non mangio più, io lo rivoglio qui, con me.

Mi alzo dal letto, il giramento di testa si fa sempre più intenso e decido così di appoggiarmi al muro e strusciarmi fino alle scale. Scendo frettolosamente facendo un rumore assordante.
Di sotto c'è mia madre, sta preparando da mangiare, l'odore mi fa venire il vomito ma vado in cucina comunque.
«Harry!» mi saluta facendo trasparire la buia luce che ha negli occhi. «Ti ho preparato la colazione» dice felice pronunciando un finto sorriso, ha gli occhi lucidi, avrà pianto tutta la notte, sta male per me, è evidente.
«Io...non ho fame mamma» abbasso lo sguardo come per chiederle scusa, lo so, la sto deludendo, le sto facendo vivere un inferno ma, ti prego, perdonami.
«Non ce la faccio più a vederti così Harry» ora sembra arrabbiata, è difficile decifrare la sua espressione. «Oggi andremo da una psicologa, devi uscire da tutto questo».
Cosa? No.
Non ci vado da una psicologa, non mi va di raccontare la mia vita ad un estraneo, sono cose intime che voglio tenermi per me. Non ci penso proprio, assolutamente no.
«E non fare quella faccia li, sono tua madre e ho il dovere di decidere cosa è meglio per te».
Fanculo, io non voglio, non voglio e non voglio.

Sbuffo e, con le lacrime agli occhi, salgo in camera. Strappo tutto, tutte le fotografie, nessuno mi capisce, nessuno sa come mi sento dentro e tutto questo mi sta distruggendo. Mi inginocchio a terra con le mani sul viso, le stringo forte, cerco di ricredermi, di credere che tutto questo é un brutto sogno, ora mi sveglierò e a fianco a me ci sarà Louis pronto a darmi il buongiorno. Mi darà un bacio in fronte, si alzerà e mi porterà la colazione perché si, lui è fatto così, vuole vedere le persone spensierate e felici.
Lui voleva me e adesso non c'è più.

Sono le tre del pomeriggio quando mia madre mi chiama, mi ordina di svegliarmi e di prepararmi per andare via.
Mi alzo e mi vesto a malavoglia, non voglio muovermi da qui, voglio stare a casa, voglio continuare il mio ciclo di depressione, prima o poi finirà..no?

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«Buongiorno Sig.Ra Styles, cosa la porta qui?» la voce di una donna mora con occhiali da professoressa ci viene incontro incuriosita.
«Mio figlio.. vede..sta passando un brutto momento e vorrei che lo aiutasse» per un momento sembra la implora.
Mi fa accomodare in una specie di studio, c'è un divano a due posti e una sedia davanti ad esso.
«Vieni pure dentro, tua madre aspetterà fuori» sono ancora arrabbiato con lei e non ci penso due volte, mi siedo sul divano e la donna si posta davanti a me.

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Esco piangendo, corro più che posso verso la macchina, non è possibile che una persona del genere riesca a farmi stare così. Stringo tra le mani il diario che mi ha dato, mi ha detto che devo scriverci sopra tutto quello che mi passa per la testa, tutto quello che penso e che potrebbe farmi stare bene. Mi ha fatto tante domande, molte delle quali al solo rispondere mi venivano le lacrime agli occhi, mi ha chiesto se abbiamo condiviso qualcosa insieme ed io mi sono ricordato di quella casa di cui mia madre ancora non sa niente, mi ha chiesto quanto amore provassi per lui, mi ha chiesto perché se n'è andato e non ho saputo rispondere, non sapevo cosa dire.
È tutto così difficile da spiegare che ancora non mi capacito di credere che se ne sia andato per sempre.
È così..frustante.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora