103. XCIV Chapter

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Il camino del piano inferiore emana calore in tutte le stanze della casa e in momenti come questi ringrazio il genere umano per aver inventato una cosa simile.
Apro gli occhi e li sgrano per bene, il vetro della finestra è tutto bagnato e fuori ha appena smesso di piovere, la leggera nebbia si fa sempre più fitta e il palazzo di fronte quasi non si vede.
Chiedo tra me e me cosa starà facendo mia madre in questo momento, la immagino a guardare i suoi programmi preferiti con una tazza di the sopra il tavolino, aspettando ansiosa una mia telefonata. Dovrei chiamarla più spesso, sono qui da ormai due settimane e l'ho sentita solo una volta, incomincio a sentire il senso di colpa affliggermi promettendo di chiamarla entro un paio di giorni.
«Sei sveglio?» la voce di Louis mi riporta nella terra ferma, i ricordi di ieri sera si fanno via via sempre più nitidi, non so come comportarmi ora che lo abbiamo fatto dopo così tanti mesi.
«Si» mi volto verso di lui e lui fa lo stesso, i suoi occhi sono così lucenti, non smetterò mai di ripeterlo.
«Hai caldo?»
«No, perché?»
«Hai le guance rosse» sogghigna «Sai, potremo farci un giro in città oggi» dice cambiando argomento «sei qui da settimane e non hai visto praticamente niente. Sono il fidanzato peggiore del mondo!» ride ed io rimango internamente sbalordito, "fidanzato", lo ha detto davvero, quasi mi vengono le lacrime agli occhi.
«Beh..si certo» balbetto «sarebbe bellissimo» dico cercando di rimanere più normale possibile.
Mi alzo dal letto di scatto ripetendo a voce bassa quello che aveva appena detto, "fidanzato", lo ha detto davvero, "fidanzato". Benché lo avesse detto già un paio di volte mi fa comunque uno strano effetto. Raramente possiamo esprimerci, sopratutto in pubblico, ora invece è stato così naturale, come se queste due settimane fossero servite a riavvicinarci, il che da una parte è vero.

Non saprei cosa mettere oggi, non vorrei sembrare il solito ragazzo che si mette sempre le stesse cose. Frugo nella valigia ma niente mi convince, forse nell'armadio di Louis potrei trovare qualcosa. Ritorno in camera da letto, Louis sembra scomparso nel nulla e il letto è già sistemato per bene.
Tra tutti i completi che possiede ho trovato un maglione largo, è rosso scuro e penso mi starà bene. Abbino i miei jeans neri e il gioco è fatto, sono pronto per uscire, finalmente.

Scendo le scale con i calzini e prego il signore che Helen non abbia messo la cera, finirei per rompermi qualche osso e sinceramente di andare all'ospedale non ho proprio voglia.
Guardo l'orologio a muro, segnano le undici e mezza del mattino, sono in ritardo per la colazione ma io sto morendo di fame.
«Andiamo via adesso, l'auto è già pronta» non pensavo che per andare fino in centro servisse la macchina, da quello che mi era stato detto è vicinissimo e si può andare benissimo anche a piedi. «Mangeremo qualcosa appena arrivati»
Accenno un si e vado in cucina a prendermi un bicchiere di acqua, Helen sta già preparando la tavola e sistemando tutto con gran cura.
«Buongiorno Harry!» mi sorride ed io ricambio «Tutto bene?» mi chiede.
«Ciao Helen, si certo, alla grande! Tu?»
«Il giorno di riposo è stato magnifico, sono potuta restare a letto fino a tarda mattinata» scoppio a ridere e lei fa lo stesso.
«Prima è venuto un ragazzo, ti stava cercando» posa il mestolo e si gira, «Mi pare si chiamasse Eric» dice incerta.
«Oh si, cosa voleva?» chiedi, non ho proprio idea di cosa avesse bisogno.
«Da quello che ho capito voleva chiederti di andare a fare una passeggiata, ha detto che era da tanto che non ne facevate una» non pensavo fosse obbligatorio andare a camminare tutti i santi giorni, «ma poi Louis è venuto giù e se n'è occupato lui»
«In che senso?» sono confuso.
«Lo ha mandato via» riprende il mestolo e incomincia a girarlo in senso orario dentro il minestrone. Sono infastidito dal suo comportamento, poteva chiamarmi così avrei spiegato ad Eric che avevo già altri impegni. Ci sarà sicuramente rimasto male.
«Non arrabbiarti, insomma lo sai.. vuole solo proteggerti ecco» cerco di mantenere le staffe e cambio discorso parlando dei piani prefissati per oggi.
«Poteva dirmelo! Sto gia preparando il pranzo» le rivolgo una marea di scusa per poi finire con «la mangeremo stasera e tu potrai goderti la serata dove e come vuoi» mi sento in dovere di dargli una mezza giornata di riposo, da quello che so prima che arrivassi io lavorava tutte le ore, sette giorni su sette e mi sento in colpa per la vita che sta passando.

* * *

Dieci minuti dopo siamo già per strada, le numerosi luci che contrastano Londra sono sempre più intense, il gelo raffredda anche la parte più interna del mio corpo, Louis mi tiene la mano ed io non potrei essere più felice di così.
«Siamo arrivati Signore. Alle sei verrò a prendervi»
Scendiamo dalla macchina e gli addobbi natalizi illuminano la città nonostante la fitta nebbia. I negozi affiancano la grande via e le persone camminano frettolosamente avanti e indietro.
«Dovremo comprare i regali di Natale, se aspetteremo altro tempo non rimarrà più niente»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora