23. XV Chapter

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LOUIS POV
Passavano i minuti.
Le ore.
I giorni.
Dovevo vederlo. Non riuscivo a restare lontano da lui, era una prova troppo difficile. Non ce la facevo, veramente.

HARRY'S POV
Ritornai a scuola passati i giorni di riposo consigliati dal dottore. Volevo ritornare alla mia vita, non ce la facevo più a stare in casa, da solo.
Da quando avevo detto a Louis di quanto accaduto non mi aveva più chiamato, non era più venuto a trovarmi, mi stava evitando, era ovvio, e da una parte lo capivo. Non posso negare di non aver bisogno di lui, voglio dire, mi mancano i suoi occhi cristallini, le sue sottili labbra e tutto ciò che lo rendevano lui. Il primo giorno di scuola dopo l'incidente fu traumatico, ero abituato a svegliarmi tardi e ritrovarmi tra i banchi di scuola non faceva un bell'effetto. Rividi John, era da tempo che non lo sentivo.
Sorrise appena mi vide, forse pensava che non mi avrebbe più visto.
«Harry!»- esclamò alzandosi dalla sedia «Da quanto non ci si vede!».
«Non è cambiato niente a quanto vedo»- dissi sorpreso.
Era tutto uguale, non che fossi mancato per mesi ma mi aspettavo qualcosa di diverso, tipo qualcosa che la rendesse meno noiosa oppure un nuovo compagno di classe. Niente.
«Sei riuscito a vedere chi ti ha investito?»- chiese curioso, prima che entrasse la professoressa.
«No»- risposi. Non lo sapevo e non pensavo fosse così tanto importante. Magari non mi aveva visto o era troppo tardi per evitarmi.
Non riuscirei a immaginare chi mi vorrebbe morto, mi sono trasferito da poco e qui non mi conosce nessuno quindi nessuno può odiarmi a tal punto da uccidermi.

Forse.

Dovevo parlare con Louis, capire per quanto tempo sarebbe stato arrabbiato con me e sapere se ci sarebbe stato un modo per scusarmi.

LOUIS POV
Quella mattina ero in ritardo e mi affrettai per andare a prendere Harry, a casa.
«Buongiorno signora, c'è Harry?»- chiesi appena sua madre mi aprì la porta.
«Ciao Louis, Harry è andato via dieci minuti fa» disse dispiaciuta.
La ringraziai e mi mossi per arrivare a scuola. Sperai con tutto il cuore che non gli fosse accaduto niente durante il tragitto quindi guardai bene anche negli angoli più remoti delle strade. Ero preoccupato.

HARRY'S POV
«Allora come va con Louis?»- chiese curioso John, da quando avevo avuto quell'infortunio non aveva più saputo niente.
Ci sarebbe stato tanto da dire, il nostro litigio, il fatto che non lo sentivo e vedevo più, ma preferii non dirgli niente anche perché si sa, la voce in un batter d'occhio gira e in poche ore tutta la scuola avrebbe saputo.
«Bene, noi, stiamo bene si»- non ero stato convincente ma d'altronde non avrebbe potuto non credermi e si limitò a sorridere, contento che stessi bene.
Mi venne in mente della nostra ultima conversazione, quella riguardo a quel ragazzo.
Dovevo saperne di più così se fosse stato 'pericoloso' avrei cercato di evitarlo.
«Che mi dici del ragazzo di cui la scorsa volta non hai potuto parlarmi?»- chiesi con un tono di voce più chiaro in modo che mi potesse capire bene.

Rimase perplesso per alcuni secondi.

«Non c'è niente da dire»- rispose e si girò dall'altra parte in quanto arrivato il professore.
«Perché non me ne vuoi parlare? Cosa c'è di così tanto brutto da sapere?»- chiesi abbassando la voce, quasi arrabbiato. Non era giusto che lui lo sapesse ed io no. Mi infastidiva.
«Harry non sono cose che ti riguardano»- la sua voce si fece più scura e le sue sopracciglia si aggrottarono. Si girò verso la cattedra e con la coda dell'occhio mi controllava.
«Non sono cose che mi riguardano? Quel ragazzo mi ha quasi fatto del male cazzo, voglio sapere chi è, subito»- ora quello arrabbiato ero io, non mi era piaciuto come mi aveva parlato ed io ho risposto a tono.
«Cosa?!»- i suoi occhi si sbarrarono e diventò tutto rosso.«Adesso non posso parlartene, dopo a pranzo vieni con me e ti dico tutto quello che devi sapere».
Era diventato quasi simpatico in quella circostanza, si era deciso di parlarmene finalmente. Non dovevo fare altro che aspettare.
Nel frattempo pensai a Louis, a come lo dovessi affrontare. Era una situazione difficile perché non sapevo come si sentiva. Forse avrei dovuto far finta di niente, parlargli come se non fosse successo niente. Oppure dovevo affrontarlo e scusarmi? Una serie di dubbi e domande girovagavano nella mia mente e le ore passarono velocemente.
L'ora di pranzo arrivò e John mi prese il braccio fino a portarmi in mensa. Ci sedemmo in uno dei grandi tavoli rotondi, in angolo alla sala, in modo tale che nessuno ci potesse sentire.
«Quello di cui vorrei essere certo è che tu non vada a dire a nessuno quello che ti sto per dire»- incominciò guardandomi negli occhi, voleva essere sicuro che stessi ascoltando attentamente. Annuii con la testa.
«Si dice che quel ragazzo abiti nel vecchio ospedale di questa cittadina. Ci sono molte leggende sul suo conto perché nessuno lo conosce veramente, quella che sembra essere la più reale è che rapisca i bambini e li tratti male, facendo chissà quali esperimenti. Molti dicono che ogni tanto si sentono udire dei rumori all'interno ed è per questo che dentro non ci va più nessuno da ormai cinque anni. La polizia è andata a fare dei controlli recentemente e ha segnalato puzza di marcio ma niente di più. Nessuno lo conosce, nessuno sa il suo nome, nessuno sa la verità che si cela dietro»- mi era venuta la pelle d'oca, non era possibile tutto ciò. Mi girai per prendere un respiro, non sentivo aria la dentro. Intravidi lo sguardo di Louis dal tavolo opposto al nostro, mi aveva fatto cenno di andare la, sembrava stesse bene.
«È per questo che devi stare attento Harry, è un tipo pericoloso»- concluse guardandosi intorno per essere sicuro che non lo avesse sentito nessuno.
«Ora devo andare, domani però devo chiederti altre cose, voglio arrivare in fondo alla faccenda»- dissi.
«Stai attento Harry»- si alzò dal banco e, con le mani in tasca, si diresse verso il corridoio.

                                    *      *       *

«Harry!»- esclamò Louis.
Aveva un aria felice, o almeno sembrava. Mi sedetti ancora frastornato da quello che avevo appena sentito.
«Sei pallido, cos'è successo?»- chiese. Si accorgeva sempre di tutto, era impossibile nascondergli qualcosa.
Non sapevo se dirglielo oppure no, avevo promesso di non dirlo a nessuno. «Ho scoperto una cosa riguardo quel ragazzo del bar»- mi limitai a dirgli solo quello, avrei continuato successivamente, quando fossimo stati da soli.
Si irrigidì, non era la prima volta e non capivo perché faceva così quando accennavo qualcosa riguardo quel ragazzo.
«Non qui Harry. Ne riparliamo più tardi»- forse non era in vena di discutere. Mi prese la mano e la strinse a se, sembrava volesse dirmi qualcosa ma rimase zitto, come se la sua bocca fosse cucita.
«Sei la cosa più importante che ho, Harry»- mi guardò negli occhi come solo lui riusciva a fare, era difficile non rimanere abbagliato, erano così perfetti.
Anche l'ora di pranzo finì e ritornai in quella scura ed odiosa classe. Mancavano due ore e dopo sarei andato a casa, per fortuna.

Louis mi aspettò con la sua auto davanti al portone di scuola, non dovevo fare altro che entrare in macchina e spiegare ciò che John mi aveva raccontato.
«Amore»- era da giorni che non mi chiamava così e i miei occhi erano pieni di gioia, finalmente era ritornato tutto come prima.
«Amore, non sai cosa mi ha raccontato John, oggi»- dissi.
Imboccò Street 39 e parcheggiammo a pochi metri da casa sua.
«Facciamo quattro passi così mi spieghi tutto"- disse curioso.
Scendemmo dalla macchina, prese la mia mano e incominciammo a camminare.
«John mi ha detto che ci sono delle leggende su quel ragazzo»- mi girai verso di lui e mi fermai «ha detto che rapisce i bambini e li porta in un vecchio ospedale»- mi guardò sbalordito ma non del tutto sorpreso, lo sapeva già?
«Fa del male a loro e ogni tanto si sentono rumori provenire dall'interno».

Ci girammo e vidimo una macchina nera passare davanti a noi.
«Torniamo indietro Harry»- ordinò Louis.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora