Ci avviciniamo alla sala ciondolando, appena ci vedono si fermano per un secondo e nella stanza cala il silenzio. Louis prende parola e si appresta a dare il buongiorno, sua madre sorride e gli va incontro stringendolo tra le sue braccia, è così bello vederli uniti, Louis in questi momenti sembra un bambino bisognoso di tante coccole. Quando si staccano l'un l'altro Johannah si avvicina a me e sorride inclinando la testa. Tiene le mani strette sulle mie braccia, ha un viso orgoglioso, come se fosse felice per me, per noi. Mi abbraccia e noto Louis parlare con i miei genitori che nel frattempo hanno un bicchiere di vino rosso tra le mani, sembrano così felici di rivederlo, mi aspettavo sarebbero stati tutti molto freddi con lui perché se n'è andato. Invece sembrano comprensibili, sembrano capire la situazione e per questo sono contenti.
Dall'altro capo della sala c'è un altro uomo, è in piedi e sembra non prestare tanta attenzione al nostro arrivo, è poco più alto di me e ha gli occhi di un azzurro intenso, proprio come quelli di Louis. Per un momento ho un colpo al cuore, deve essere suo padre, è la prima volta che lo vedo.
«Vieni, accomodati pure» dice Johannah, è sempre così dolce, la sua voce è stupenda e calorosa, non potrò mai ringraziarla abbastanza.
«Sedetevi, il pranzo è pronto» lei e mia madre si nascondono in cucina per prendere i piatti, al tavolo ci siamo io, Louis, mio padre e suo padre. Nessuno parla, è fastidioso il fatto di non aver niente di cui parlare con i rispettivi genitori, è brutto perché li conosciamo da quando siamo nati eppure abbiamo l'impressione di non conoscerli affatto.
«Sono sicuro che ci saranno degli ottimi piatti» esclama mio papà guardando verso la cucina.
«Si, Johannah adora cucinare, è il suo hobby preferito» ribatte il padre di Louis, è vero, ricordo quando venni qui piangendo, c'era un enorme vassoio di biscotti fatti da lei sopra il tavolino.
Dopo pochi secondi Johannah e mia madre si affrettano a portare i piatti, chiedo se hanno bisogno ma mi rispondono di non preoccuparmi e che ce la facevano anche da sole.
Quando anche loro si siedono incominciamo a mangiare, Johannah e mio padre intraprendono una conversazione sul lavoro, sulla crisi dell'Inghilterra e sul fatto che i giovani facciano fatica anche solo a trovarsi qualcosa part-time. Do un occhiata a Louis a cui sembra non importare niente e ritorno a guardare il mio piatto, ho quasi finito ma non ho più fame, il mio stomaco non è più abituato a porzioni esagerate di cibo.
«A te Louis, come va a Londra?» l'acqua che ho in bocca quasi mi va per traverso, quella domanda mi riporta a pensare a cosa farà, non potrà rimanere qui a lungo.
«Per ora mi occupo della gestione degli investimenti» risponde «Nulla di difficile»
«Quali altri settori ci sono?» chiede mio padre, siamo veramente arrivati a parlare di lavoro?
«Beh, la Rothschild è una banca che agisce in qualità di advisor finanziario di alcune delle più importanti aziende, dei governi e delle famiglie più ricche del mondo. Si occupa di finanziare le imprese, fornire servizi bancari a clienti privati che hanno elevate somme potenzialmente investibili e anche del settore immobiliare dove in questi anni sta remunerando tantissimo nonostante la crisi»
Prendo in bocca un altro boccone, non ho mai sentito parlare Louis in questo modo, così formale, così distaccato da tutto il resto, è strano.
«Quindi dovrai ritornare a Londra, figliolo?» chiede sua madre, è preoccupata e anche io lo sono, tanto.
«Si, tra pochi giorni finisce il permesso, dovrò rientrare entro lunedì prossimo» tra appena tre giorni dovrà ripartire. Non penso di stare bene.Noto Louis che mi guarda, sa cosa sto pensando.
«Ma Harry verrà con me» dice improvvisamente, mi prende un piccolo attacco di tosse ma sembra che nessuno se ne sia accorto. «Ne abbiamo gia parlato e spero che voi siate d'accordo» si gira verso mia madre e mio padre «là c'è un ottima scuola, potrebbe chiedere il trasferimento e la prossima settimana riuscirebbe già ad andare alle lezioni»
Vedo mia mamma per un momento incerta ma poi alza lo sguardo e mi guarda con aria interrogatoria, «Tu cosa vuoi fare?»
Devo prendere in considerazione entrambi i lati, quelli positivi e quelli negativi. Non conoscerò nessuno a parte Louis in quella città, ritornerò a non avere amici.
Ma ci sarà lui, lui questa volta starà con me.«Voglio andare con lui, mamma»
STAI LEGGENDO
Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...