69. LX Chapter

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«Entra» non lo guardo negli occhi, non ne sono mai stato capace, il suo sguardo mi intimorisce e non ne ho mai capito il motivo, è pur sempre mio padre, non dovrei aver paura di lui.
«Ho portato da mangiare» mi porge la scatola e la ripongo in cucina, sopra al bancone. Mi siedo sul divano e lo invito a sedersi. Sembra a disagio, forse è colpa di questa casa, non è mai venuto qui.
«È una casa grande» mi fa notare con stupore.
«Si, infatti» rispondo.
«Quanti soldi avete pagato?»
«Beh io non ho pagato niente. È stato Louis, lui l'ha comprata» è strano pronunciare quel nome davanti a mio padre.
«Ah, e per quanto tempo intendi rimanere qua?» "fin quando ritorna".
«Non lo so, aspetterò di trovare un lavoro per poi permettermi un appartamento»
«La scuola come va?» ha l'aria di un interrogatorio.
«Bene»
«Bene» il successivo minuto di silenzio è lacerante, è brutto non avere una confidenza padre-figlio, rende tutto più difficile.

«Figliolo..» lo guardo «Come stai?» so a cosa si riferisce. Sto male, mi sento morire ogni giorno di più, sento il vuoto che continua a tormentarmi, sento la sua voce ovunque, lo vedo girare per la casa, lo vedo guardare la televisione, lo vedo cucinare quel pollo che solo lui sa fare. È ovunque, ma solo nei miei pensieri. Una lacrima scende lungo la mia guancia, mi affretto a scacciarla con la mano ma mio padre se n'è accorto, sembra triste, triste e dispiaciuto. Rotola lungo il bordo del divano e mi prende tra le braccia, mi stringe in un abbraccio confortevole, difficile per uno come lui. So che le sue intenzioni sono buone, so che da me vuole il meglio ma non ha mai avuto il coraggio di dirlo, non è mai stato un uomo emotivo, nemmeno con mia madre. «Starai meglio, tutto passerà Harry» è proprio questo che mi preoccupa, è vero quando dicono che il primo amore non si dimentica mai, perché è vero, quell'incondizionato amore passerà ma mai verrà rimosso da dentro se stessi. E ho paura, ho paura a non riuscire a farmene una ragione. «Cosa fai stasera?» mi chiede allentando la stretta.
«Esco con degli amici»
«Sono contento, divertiti figliolo»
Si alza in piedi e va verso la porta, si gira verso di me mentre lo seguo con gli occhi «non sono mai stato un bravo papà, ma ti voglio tanto bene Harry» quasi sta per scoppiare a piangere anche lui, cerco di non farci caso e lui se ne va.

Guardo l'orario, tra un ora mi verranno a prendere. Faccio una doccia veloce e mi infilo un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe nel caso più tardi facesse freddo.
Vorrei scrivere in quel maledetto diario, raccontargli cosa mi sta succedendo, come mi sento, ma è inutile, non serve a niente. Scaccio l'idea e scendo le scale posizionandomi in una sedia della cucina.

                                   * * *

«Harry apri, sono Jake!» quando mi sveglio Jake sta urlando. Non ricordo di essermi addormentato sopra lo sgabello, mi affretto ad andare ad aprire la porta. Sono ancora assonnato ma non lo do a vedere. Salgo in macchina e saluto tutti, c'è Christian, Elliot e un altro loro amico, mai visto prima.
«Lui è Sandy» gli porgo la mano e lui la afferra in una forte stretta «piacere, io sono Harry» sorrido. Jake mi lancia un occhiataccia e mi giro verso il finestrino.
Percorriamo la lunga autostrada e alla prima rotatoria giriamo a destra, non sono mai venuto qui.
«Arrivati!» urla Jake, si ferma davanti ad un locale, ha centinaia di luci, è difficile identificarle tutte «Scendete, vado a cercare un parcheggio».
«È la prima volta che ti vedo» mi si affianca Sandy, ha un aria simpatica.
«Si beh..io non esco spesso» dico quasi imbarazzato.
«Ti divertirai, questo è un bel locale e poi ci sono io, ti starò vicino» sorride.

«No, Harry viene con me»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora