«Ti vengo a prendere per le sei e mezza, fatti trovare pronto, non vorrei che arrivassimo in ritardo»
"Oh"
«Louis io..»
«Cosa?»
«Beh io.. Io non ho niente da mettermi, non sono mai andato ad una festa così elegante prima d'ora e non ho mai avuto occasione di comprarmi un vestito» tranne quel giorno che mi hanno investito.
Mi guardò con faccia contorta, quasi delusa, si mise le mani nei capelli e si girò accigliando un finto sorriso. "Cos'ha?"
«Vorrà dire che ti verrò a prendere prima. Per le cinque penso possa andare bene. Ora scendi, devo incominciare a preparare il materiale per gli esami»
Mi obbligò ad uscire dalla macchina, gli rivolsi un bacio a stampo nelle labbra per calmarlo. Forse era solo agitato, d'altronde è comprensibile, in questi giorni sono successe così tante cose che è difficile razionalizzarle tutte, aggiungiamoci poi la depressione pre-esame che mette tutti di brutto umore.
"Mi ama ancora" cercavo di ripeterlo a me stesso, volevo auto convincermi che stava andando tutto per il meglio e sarebbe rimasto così per sempre.Entrai in casa e appoggiai lo zaino nello schienale della sedia. "Ho fame".
Avevo un certo appetito quel giorno e decisi di mangiare qualcosa preparato con le mie mani: pasta al pomodoro sarebbe andata bene.Cercai diligentemente di fare i compiti, tra un po' Louis sarebbe venuto a prendermi ed io non ero pronto a sopportare il suo brutto umore. No, non quel giorno.
Intravidi una macchina parcheggiare nel vialetto, doveva essere arrivato. Scesi di corsa giù per le scale pregando tra me e me che tutto fosse andato per il meglio.«Ciao» mormorò con voce intimidatoria.
«Ciao» risposi accennando un sorriso.
Mi aprì lo sportello della macchina con eleganza, non aveva mai fatto così prima di allora. Cercai di salire senza tanta esitazione e sorpresa. "È tutto normale".
Il mio desiderio più grande in quel momento era parlare con lui, cercare di capire come si sentiva in quel momento e se la sua luna di oggi se ne fosse andata.
Appena raggiunse il posto guida gli accennai un altro sorriso sforzato, volevo incominciare la conversazione ma non ne avevo il coraggio.«La strada per arrivare alla cena è un po' lunga, circa un ora e mezza da qui. Ad un paio di chilometri da li c'è un negozio di abiti. Vorrei che lo andassi a prendere li il vestito. Spero non sia un problema» aveva lo sguardo fisso sulla strada, non mi diede nemmeno un'occhiata, "cosa gli avevo fatto?"
«N-no no» balbettai. "Parlagli" la vocina prese il comando.
«Louis..» mi girai verso di lui in certa di un suo sguardo.Si girò ed io mi vidi sottrarre al fuoco ardente che c'era dentro di me. Ora la mia voce era bloccata, un'altro di quei momenti imbarazzanti in cui non riuscivo a parlare. "Maledizione".
«Sei sicuro di stare bene?» "oh"
«Certo Harry, perché?» non diceva la verità.
«Mi sembri..» mi bloccai per un istante «preoccupato»
«Ti sbagli, sto bene» mi prese la mano e la strinse con la sua per rassicurarmi. C'era qualcosa che non mi voleva dire, me lo sentivo.
«Sono solo stanco. Tutta questa pressione mi sta facendo diventare matto»Avvicinai la sua mano alla mia bocca e le diedi un bacio appassionato per consolarlo.
Non volevo che si turbasse di tutta questa situazione. Avevo paura che non ce l'avrebbe fatta a sopportare tutta questa tensione.
Da una parte sapevo che era anche colpa mia, d'altronde gli avevo sconvolto completamente la vita da quando sono arrivato in città, avevo cambiato le sue abitudini giornaliere e di questo non ero contento. Non era giusto per nessuno. Avevo paura di diventare un peso per lui, una difficoltà da portare avanti, una sfida da superare. Odiavo questo pensiero, odiavo il fatto di essere così dannatamente sbagliato.
Le lacrime, senza rendermene conto, incominciarono a scendere sul mio viso interrottamente. Mi stavo comportando da bambino, basta, non dovevo piangere, no, non adesso.«Piccolo, perché piangi?» le lacrime scorrevano sul mio viso ancora più veloci.
«Niente» sibilai. La mia voce divenne improvvisamente secca.
«Dimmelo» mi obbligò.
«Io ti vado bene?» speravo mi capisse.
«In che senso Harry?» corrugò le sopracciglia.
Non risposi.
«Amore, io ti amo» circondò di nuovo la mia mano con la sua, stringendola forte a se.
«Harry, tu per me sei tutto, non riuscirei ad immaginare un futuro senza di te, ti prego non piangere»Le lacrime cessarono e lui accostò violentemente la macchina di fianco all'autostrada semi vuota. Uscii lasciando aperta la portiera e raggiunse la mia aprendola con delicatezza.
Mi prese la mano destra e mi spinse fuori appoggiandomi alla sfiancata della macchina.
Mi prese le guance e i suoi occhi guardarono senza staccarsi i miei.«Sei tutto quello che voglio, Harry»
Mi abbracciò forte facendomi appoggiare il collo sul suo. Mi cinse i fianchi e mi diede dei lievi baci sulle guance ancora bagnate.
"Lo amo così tanto".Arrivammo in negozio alle sei e un quarto, parcheggiò la macchina davanti alla porta d'entrata e venne ad aprirmi la portiera.
«Grazie Mr.Tomlinson»
«A lei Signor Tomlinson»
Oh. "Mi ero sposato senza ricordarmene?"Ci avviammo mano nella mano dalla cassiera allibita dai suoi nuovi clienti.
«Buongiorno, il Signore vorrebbe provare dei completi eleganti, servirebbero per una cena formale» Sa essere conciso e sbrigativo quando vuole.
«Certo»
Ci diresse verso un ampio salone pieno zeppo di vestiti che andavano da una tonalità blu mare ad una nero funerale. Era un bel posto per chi amava la moda.
Adocchiai subito un abito color grigio, speravo sarebbe piaciuto anche a Louis.«Ti piace?» mi sorrise
«Si, tanto»arrossii dall'imbarazzo, era la prima volta che venivo a prendere una cosa del genere con lui.
«Provatelo» disse facendomi l'occhiolino.
La ragazza scomparì, forse si sentiva di troppo. "Lo era" la vocina prese vita.
Entrai nel camerino cercando di metterci meno tempo possibile, non volevo far annoiare Louis.
Un volta indossato mi fissai allo specchio con aria critica. "Può andare".
Uscii dalla tenda per sfoggiare il mio splendido abito e Louis rimase di stucco.«S-sei bellissimo piccolo» si avvicinò e con la mano percorse la spina dorsale «Ti fa anche un bel culetto, dovresti andarne fiero»
Sbottai un sorriso incredulo e mi nascosi dietro la tendina per cambiarmi, volevo uscire da qui.«Non serve che ti cambi, tra un po' saremo alla cena»
"Sono un idiota allora".
Arrivammo davanti alla cassa con addosso il vestito.
«centoventi sterline»
Cercai i soldi all'interno del portafoglio. Cavolo, costava così tanto? Avrei dovuto avere la carta di credito da qualche parte.
«Ecco a lei» Louis le rivolse un sorriso e mi fissò di sottecchi.
«Ops» sussurrò."Cosa devo fare con lui?"
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Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...