30. XXII Chapter

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«Andiamo Harry, qui non abbiamo più niente da fare» si rivolse a me con tranquillità, con una voce che, nonostante la situazione, mi fece restare calmo. Per fortuna c'era lui.

Mi prese la sua calda e confortevole mano e ci dirigemmo verso la macchina, non molto lontana da dove eravamo.
Era successo tutto così in fretta e dovevo ancora focalizzare ciò che avevo visto.
Una sagoma.
Completamente scura.
Un uomo, forse.
Un'arma.

L'acqua della doccia, pur essendo calda, mi fece gelare dalla paura. Era tutto così...spaventoso.

«Puoi metterti i miei boxer, sono dentro al primo cassetto, di fianco alla vasca» urlò Louis cercando di farsi sentire nonostante fossi dentro in doccia.

«Si, grazie»i miei pensieri furono scacciati da quella piccola conversazione. "È stata una coincidenza, tu non centri niente" la vocina interiore cercava di rassicurarmi ma io nel profondo lo sapevo, sapevo che in tutto quel casino io centravo.
O forse mi sbagliavo.
Forse erano tutte fisse.
"Avanti, tu non centri niente".

Gettai la testa indietro, lasciandomi travolgere da quell'ondata di acqua calda, eliminai per un momento quei tormenti che ostacolavano la mia pseudo felicità.

C'era Louis.
Lui poteva proteggermi.
Lo avrebbe fatto se fossi stato in pericolo.
Si, ne ero sicuro.

L'acqua cessò ed io, coprendomi il ventre con l'asciugamano, uscii dalla doccia con i capelli fradici. Era bella la sensazione di pulito, era come se avessi una scusa per dimenticarmi di tutto, del bene o del male.
Mi vestii in fretta in quanto stavo morendo dal freddo, si gelava... O forse ero io, troppo problematico da sentire il calore?
"Oh smettila, Harry".

Aprii la porta e un'ondata di calore pervase il corridoio. Mi sentivo fluttuare nell'aria, anche se non sembrava mi sentivo meglio, più 'libero'.

Entrai in camera di Louis con appena i boxer.
Imbarazzato, ero troppo imbarazzato.
Un'ondata di calore mi evase la faccia e presto divenni di un colorito simile al pomodoro.
"Oddio".
Louis se ne stava sdraiato nel letto a giocare con una pallina facendola lanciare in aria e afferrandola. "Wow".

«Ehi piccolo, tutto apposto?» si fermò un'attimo di giocare e si alzò dal letto venendomi in contro.
"Finché ci sei tu si".

«Si, è stato un bagno rilassante, grazie» mi avvolse a se stringendomi i fianchi e appoggiando la sua testa contro la mia spalla.
Ero nudo e mi sentivo a disagio.
Cercai di afferrare la maglietta sopra il comò, ma era difficile slegarsi da quelle potenti braccia.

Mi buttai nel letto, esausto della giornata in generale. Era la prima volta che mi fermai a fissare la sua camera così intensamente. Era piena di foto, souvenir di qualsiasi tipo, le pareti erano di un grigio cupo ma molto sensuale e "maturo", i mobili erano moderni e tutto rendeva un atmosfera lieve.
Mi alzai per andare a guardare delle foto sopra la scrivania.

«Chi è questa?» chiesi curioso.

«Mia sorella, è una foto di quando eravamo piccoli. Era la nostra prima vacanza tutti insieme. È stata indimenticabile e molto divertente» ammise.
Il suo sguardo si fece torvo, quasi confuso.
"Oddio cosa gli ho fatto adesso?" La mia domanda sembrava avesse lacerato una ferita ancora aperta. Cosa c'era che non andava?

«Louis?» cercai di farlo svegliare da quei terribili incubi che lo tempestavano.

«Oh..Harry» nella sua voce c'era forse una supplica. Stava male, era evidente.
Lo presi tra le mie braccia e lo strinsi forte. Il suo corpo era così caloroso che non volli mollarlo. Lui si appoggiò a me come se cercasse un riparo. Ero così preoccupato.

«Louis io sono qui per te» la mia voce tremolava pur non sapendo il motivo di quella stana situazione. Continuavo a guardare il vuoto, cercando una soluzione a tutti quei problemi.

Si staccò da me e il suo sguardo rimase fisso sul mio. Era triste, molto triste. Cercai di spostare con la mano i suoi capelli scompigliati da quell'abbraccio.
Con la mano mi prese il mento e lo avvicinò al suo, i suoi occhi si chiusero e in contemporanea anche i miei, le sue labbra cercarono le mie in quello spazio che sembrava infinito. Le lingue giocherellarono all'interno delle nostre bocche, la sua mano si sposto al mio fianco. Mi morse il labbro superiore e si fermò per un istante.
Il suo respiro era esitante.

«Harry....» tra un bacio e l'altro mi prese tra i fianchi e piano piano mi sollevò la maglietta messa pochi minuti prima. Mi spostai con uno sguardo interrogativo.

«Louis.. Io..» cercai di fermarlo, io lo volevo quanto lui voleva me ma volevo capire cosa gli fosse successo, il motivo di quel cambiamento d'umore.

«Ti prego» supplicò.

Feci un passo avanti verso di lui per potergli acconsentire di toccarmi. Con le mani continuò quello che prima non aveva finito, mi sollevò la maglietta e piano piano la fece uscire dalla testa.
Le sue labbra cercarono le mie, a stento riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Era tutto così... intenso.

«Ti voglio» sussurrò «Ti voglio in tutti i modi di questo mondo»

I battiti del cuore presero il sopravvento, non capivo più niente, quando ero con lui tutti i problemi svanivano ed io mi sentivo così.. Vivo.
Io.
Lui.
Ormai era diventato un 'noi'.
Un 'noi' infinito.
Lo amavo e lo volevo così tanto.

Le mie mani si gettarono su di lui e, in velocità, gli tolsi la maglietta. "Che profumo" anche la mia vocina era ansimante. Mi abbassai mettendo le mani nel suo petto e lentamente scivolarono giù, nei suoi pantaloni ancora perfettamente abbottonati. Era 'feroce' l'alchimia che c'era tra di noi, non avrei mai pensato che sarebbe accaduto quello che in quel momento stavo vivendo. Ero felice, con lui ero veramente felice. Sarah era una bella ragazza e forse è per quello che mi 'piaceva'. Forse il trasloco mi ha fatto aprire gli occhi su chi ero e su cosa volevo veramente.
Si aggrappò alla mia spalla per sfilarsi quei pantaloni, mi alzai e i nostri sguardi si incrociarono, potevo sentire la passione che c'era tra noi, era così reale. Mi prese la testa tra le mani e il suo viso si avvicinò a me, sempre di più, fino a toccarci il naso uno con l'altro. Mi prese per i fianchi e mi trascinò sul letto impaziente.

«Te ne sei dimenticato Styles?» chiese accennando un sorriso malizioso.

"Cosa?"

«La vendetta» sussurrò al mio orecchio.
"Oh si, me ne ero scordato"
«Ora ti fotto» ringhiò con piacere.

Si tolse di fretta i boxer "Cavolo, volevo toglierglieli io" ed io feci lo stesso con i miei.
Oddio.

Furono momenti infiniti quelli.
Mi prese le mani tirandomele a tiro testa, le incrociò con le sue e spinse addosso il letto.

«Stai fermo» mi bloccò. I miei ormoni erano a mille, stavano facendo i salti mortali e non riuscivo ad immobilizzarmi.

«Cazzo Lou» lo volevo. Lo volevo a qualunque costo.

Entrò dentro di me lentamente, all'inizio soprastò un dolore ma successivamente prese il sopravvento il piace.
Gemo.

Si fermò di colpo, era ancora dentro.
«Più veloce.. Ti prego» lo pregai, gli afferrai i capelli per farlo restare sopra me, non volevo che se ne andasse, le nostre labbra si incontrarono, le lingue incominciarono a rincorrersi e i nostri nasi si sfiorarono a malapena.

"Wow".

Ascoltò le mie suppliche e aumentò la velocità. "Cazzo, cazzo, cazzo" era una sensazione così estenuante, così stimolante.
«Ecco piccolo» la sua voce tenera si fece sentire dopo quelle mosse.

Si buttò di fianco a me, con la testa nel mio petto e io respiro dolce.

«Domani è il gran giorno» disse cauto.

"Domani?"

«Finalmente lo diremo a miei»

"Merda".

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora