31. XXIII Chapter

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Il sole filtrava attraverso le finestre, i cinguettii degli uccellini provenienti dal cielo arrivarono a sentirsi fino alle mie orecchie ed io mi svegliai. "Che ore saranno?", Louis se ne stava li, appoggiato a me, con le mani che circondavano la mia spalla, la sua gamba sopra la mia, la sua testa appena sotto il mio collo e riuscivo a sentire il suo respiro lungo il braccio.
"Che caldo!"
Mi guardai intorno cercando di non muovermi troppo, non volevo svegliarlo. Le pareti della camera alla luce del sole sembravano di un grigio-azzurro, nella sua scrivania intravidi la foto che lo aveva reso triste la sera prima. Chissà cos'era successo. Chissà se me lo dirà mai. Cercai di trovare un po' di aria scuotendo la mano verso la testa.
Mi girai e notai il suo viso, un viso così pulito, sensuale e tanto pungente, mi sbalordiva il fatto che lui fosse veramente qui con me, che avesse dormito tutta la notte al mio fianco, ricordo i primi giorni, lo odiavo così tanto che non riuscivo nemmeno a sentirlo parlare, era fastidioso. Ed invece adesso eccomi qui, accoccolato a lui come se ci conoscessimo da una vita. Cavolo, non sono passati nemmeno due mesi.

Volevo toccarlo, accarezzargli quei splendidi zigomi che si ritrovava, sentire la sua pelle sulla mia. Allungai la mano libera e gliela appoggiai sulla guancia, wow, aveva una pelle così morbida e liscia, assomigliava tanto a quella dei bambini piccoli. Vuota di ferite.

«Buongiorno amore» sbattè gli occhi ancora assonnato e mi sorrise dandomi il buongiorno.

"Quel sorriso, maledizione".

Risposi accennando un sorriso, si 'slegò' dal mio braccio e spostò la sua gamba. "Sono libero, finalmente".

Si alzò di scatto «La giornata è lunga, dobbiamo alzarci» io suo viso si avvicinò dolcemente al mio e mi rubò un bacio. Si mise in piedi e andò in bagno, sbaglio o stava sculettando?

Dovevo alzarmi, la giornata si prosperava lunga, dovevamo... cazzo, dovevamo dire ai suoi della nostra storia, che noi stavamo insieme.
No.
Non sono pronto.
Non sono psicologicamente pronto.
Mi odieranno. Mi butteranno fuori di casa.
Non mi faranno più vedere suo figlio.

"Smettila, ti stai preoccupando per niente" la vocina, anche lei sveglia, si fece sentire.
Girovagai per la camera ancora assonnato, la perlustrai da capo a fondo, c'era una scrivania di legno davanti al grande letto che occupava due quarti della stanza, c'era una mensola, anzi due, vicino all'armadio a destra del letto, a sinistra si apriva la grande finestra che arieggiava quella camera. "Che tempo!" La giornata sembrava andare per il meglio, nonostante mi fossi appena svegliato.

«Il bagno è libero, puoi entrare» disse Louis entrando dalla porta e facendomi avvicinare a se, cingendomi i fianchi.

«Tutto bene?» chiese corrugando la fronte. Deglutii. Ero in ansia e turbato dal pensiero che avrebbero avuto i suoi appena scoperta la 'notizia'.

«Si, devo solo andare in bagno» sbottai.

«Cosa ti andrebbe di mangiare per colazione?» mi chiese appena scese dal primo scalino della scala che lo conduceva direttamente in sala.

«Quello che prendi tu» ammisi un sorriso per non allarmarlo. Stavo bene. Si.

«Va bene, ci vediamo giu allora»

Entrai in bagno e senza accorgermene sbattei violentemente la porta."Mantieni la calma" la vocina seccata si irritò.
Mi guardai allo specchio e non vidi altro che un ragazzo perso, perso nelle sue paure, nei suoi timori, avvolto dai pensieri che lo affliggevano giorno dopo giorno. Voglio cambiare. Rimasi a fissarmi per indeterminati minuti e poi il mio sguardo cessò, mi sedetti sulla tavoletta del water e successivamente mi preparai per quella intensa giornata. Chissà se sono già a casa, dovremo parlargliene adesso?
Presi i vestiti e me li misi in velocità.

"Adesso o mai più" in quel momento ero sicuro, brioso e uscii dalla porta spigliato. "Ce la posso fare, dai Harry".

Scesi i primi scalini lentamente, mi scosti leggermente per sentire se in casa c'erano i suoi genitori.
Niente.
Non sentii nessuno e mi affrettai a correre in cucina, al riparo.

«Eccoti qui, la colazione è pronta» sentii il suo respiro sul mio collo e le sue mani appoggiarsi sulla pancia.

«Grazie» stavo arrossendo, sentivo il calore scorrermi lungo la schiena. "Cazzo".

Presi uno dei due piatti sopra al tavolo e mi sedetti sullo sgabello.
"Mmh, buono" era tutto saporito, come se stesse cercando di tranquilizzarmi, mi stava preparando al peggio. Quando e come avrei potuto dirgli che frequento suo figlio? Avrei prima dovuto chiederglielo? Oppure con tono secco, distaccato?

«Harry smettila di preoccuparti» mi rassicurò smettendo di mangiare e guardandomi negli occhi. «Andrà tutto bene, credimi».

Se me lo diceva lui allora dovrebbe essere vero, li conosceva meglio di me e sapeva come erano fatti e come si sarebbero comportati. Si, dovevo stare tranquillo.

«L'unica cosa che ti consiglio di fare è parlare a mia madre dandole del tu» accennò un sorriso «non le piace sentirsi vecchia»

Ok. Ce la potevo fare.

«Tu mi aiuterai vero? Non mi lascerai da solo con tua madre?»

«Certo che no piccolo, starò al tuo fianco per tutto il tempo» mi prese la mano e la avvicinò davanti alla bocca per baciarle le nocche.

La porta d'entrata si aprì di colpo senza esitazione, il mio cuore fremette dalla paura e per un certo momento non ci vidi più, era diventato tutto nero. Il mio sguardo rimase fisso verso il pavimento. Immobile. La mano di Louis strinse la mia ancora più forte e la lasciò andare per raggiungere sua madre. Le stampò un bacio nella guancia come se la stesse avvertendo.
"Harry, sbloccati" la vocina interiore cercò di svegliarmi da quei folli pensieri che mi pervasero la mente. Dio solo sa cosa sarebbe successo in un suo rifiuto. Sarebbe finito tutto.

«Ciao caro» rivolgendosi a Louis. Lui le tempestò un sorriso a trentasei denti. Si girò verso di me, stupita dal fatto fossi li così presto.
Si precipitò da me con entusiasmo «Buongiorno Harry!» le sue braccia mi avvolsero in un caloroso abbraccio familiare, era bello sentirsi parte di una famiglia così 'unita'.

«Ieri io e Harry siamo andati a mangiare fuori e avendo fatto tardi è venuto a dormire qui» oltrepassò la sparatoria, per fortuna.
«Spero non sia stato un problema» si avvicinò con aria nervosa verso sua madre che ci guardò esterrefatta.

«Certo che no, puoi venire quando vuoi, siete diventati buoni amici e mi fa piacere vedere mio figlio così preso da te»

Si appunto, buoni amici.
Punto lo sguardo verso Louis che mi fissa con rimprovero, alza un sopracciglio per indicare di farmi avanti, non ci riuscirò, non riuscirò a fare un discorso di senso compiuto.
Ma noi non siamo solo amici. Non siamo buoni amici, nient'affatto.

«No..noi..» la mia vocina prese coraggio.

Maledizione a me, devo imparare a pensare con la bocca chiusa. Fanculo.Fanculo.Fanculo.
Noto Louis avvicinarsi a me e sedersi di fianco prendendomi per il fianco sinistro.

Sua madre ci guardò perplessa, non penso abbia capito.
«Cosa?»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora