107. XCVIII Chapter

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«Non puoi comandarmi a tuo piacimento!» urlo, non mi importa se Helen può sentirci, sono stufo di questa situazione, non posso uscire da solo, si arrabbia se conosco qualcuno e non vuole che mi costruisca un futuro come voglio io. Non ce la faccio a continuare così e non capisco il motivo, non capisco perché deve essere tutto così difficile, ogni volta.
«È possibile che tu non capisca?! Andare a parlare in quella intervista creerà solo che ulteriori problemi! E noi non ne abbiamo bisogno cazzo!» sono sull'orlo di una crisi nervosa, mi sento soffocare, essermene andato da casa mia avrebbe significato indipendenza, voglia di farmi una mia vita e qui non sta succedendo niente di ciò.
«Farò quello che voglio, so badare a me stesso» rispondo, mi dirigo sopra le scale, voglio buttarmi a letto e risolvere questa questione una volta sveglio. Odio così tanto litigare con lui, lo odio con tutto me stesso ma non riesco a resistere a tutto, ho anche io i miei diritti e lui non mi da la possibilità di diventare un vero uomo.
«No» fa un lungo respiro «Non ci andrai invece»
«Staremo a vedere» mi volto e salgo in camera più veloce che posso senza incrociare il suo sguardo, so che anche lui ci sta male e vedo la paura nei suoi occhi ma continuo a pensare che se mai un giorno la nostra relazione finirà, sarà per una nostra scelta e non per una stupida intervista che non verrà nemmeno trasmessa per la radio.

Chiudo le finestre coprendo ogni spiffero di luce, voglio il buio più totale, voglio dormire senza interruzioni e svegliarmi domani mattina con almeno la metà dei problemi in meno.

                            *          *         *

Quando mi sveglio il grigio londinese regna sulle pareti e sulle lenzuola e ci metto un po' per apprendere che le finestre sono aperte, mi sporgo per vedere l'ora, dovrei andare a scuola ma penso proprio di volerla saltare oggi, non sono pronto a passare altre interminabili ore seduto in un banco ad ascoltare quelle noiosissime lezioni. Sono le sette e mezzo quando decido di alzarmi, sembra ci sia un silenzio tomba anche al piano di sotto ma cambio subito idea quando sento dei rumori provenienti dalla cucina, Helen starà sicuramente preparando la colazione e Louis sarà gia andato a lavorare. Non capisco perché non mi abbia chiamato, è così tanto infastidito da non volermi più rivolgere la parola?
Scendo ciondolando, non vedo Beth da ore ormai e non mi stupirei se oggi venisse fuori con una delle sue solite cattiverie. Ma ormai sono pronto a tutto, no? Ormai sono diventati tutti così indifferenti da poter evitare qualunque problema.

«Buongiorno Harry» il sorriso di Helen riscalda la sala ed io ricambio gentilmente il saluto. «Hai dormito bene? Ieri sera sei andato a dormire presto» i ricordi di ieri sera riaffiorano in fretta e mi sento tremendamente in colpa per aver trattato in quel modo Louis, so che non se lo merita ma deve capirlo, non posso continuare così.
«Si, grazie. Diciamo che la giornata di ieri è stata lunga e stressante» mi difendo afferrando il cucchiaio ed immergendolo nella tazza di the caldo.
«Harry, stai bene?» a quella domanda quasi mi scendono le lacrime, no, non sto affatto bene. Certo, voglio sembrare forte, un ragazzo che non si abbatte per i problemi della vita, ma non sono così, e mi odio così tanto.
«Si. Beh..o almeno penso» rispondo.
«Lo sai che Louis vuole solo proteggerti, vero?»
«È difficile avere una relazione stabile con lui. Da quando abita qui è cambiato in peggio, non è più lo stesso ecco. Quando abitavamo in quel paesino perso nel nulla era tutto più semplice e darei di tutto per ritornare a quei tempi»
«Louis ora sa esattamente i rischi che si possono correre, sta cercando di essere prudente, vorrebbe che fosse tutto perfetto»
«Lo so ma così è più difficile, so che quello che voglio fare non può rovinare in nessun modo le cose e lui non lo capisce, non vuole cambiamenti nella nostra storia»
«Se pensi che quello che vuoi fare tu non influisca su di voi allora fallo, fai di testa tua, è giusto così, nessuno merita di essere obbligato a non fare quello che vuole» ha ragione, ed io ne sono convinto, andrà tutto bene e lui non potrà far altro che accettarlo. «Ora mangia altrimenti diventa freddo»
«Ti ringrazio Helen, non so come farei senza di te. Sei la salvezza di questa casa» lo dico ridendo ma lo penso sul serio, senza di lei sarebbe tutto più difficile e troverò il modo di ringraziarla per tutto questo.
«Fate parte della mia famiglia, non devi ringraziarmi tesoro» le sorrido e lei si volta a sistemare le ultime pentole nel lavabo.
«Ah, quasi dimenticavo, Louis mi ha detto di chiamare Albert quando sei pronto ad andare a scuola. Oggi ha avuto un contrattempo ed è dovuto andare via prima»
«Non ci sono problemi, oggi penso di rimanere a casa a studiare» finisco di mangiare la frittata e vado in bagno, devo darmi una rinfrescata perché ieri non ne ho avuto il tempo.

                              *         *        *

Quando finisco di farmi la doccia colgo l'occasione per chiamare mia madre, spero di non disturbarla ma ho proprio bisogno di sentirla.
«Pronto, mamma?»
«Ciao amore! Non mi aspettavo che mi avresti chiamato»
«Volevo sapere come stai»
«Noi qui stiamo bene, tu piuttosto? Va meglio?»
«Si, ci sono ancora i soliti problemi ma sto cercando di abituarmi ai ritmi della città» non mi va di raccontarle tutta la faccenda, avrà già molti altri problemi di cui preoccuparsi.
«E la ragazza? Com'è ora?» Beth.
«Nonostante abiti qui la vedo molto raramente, posso ritenermi fortunato» ridiamo insieme e per un momento provo una sensazione di allegria, mi mancava sentire la sua voce e non vedo l'ora di rivederla.
«Oh, devo andare a lavoro, stammi bene piccolo, ti voglio bene!»
«Ciao mamma, te ne voglio tanto anche io»

Quando appoggio il telefono nella scrivania la porta della camera si apre, in un primo secondo penso sia Helen ma quando la chioma di capelli si fa avanti capisco chiaramente chi è.
«Beth, cosa vuoi?»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora