70. LXI Chapter

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Mi giro di scatto e noto Jake, lo sta fulminando con lo sguardo, faccio un passo indietro e mi prende per il braccio, è una situazione strana, Sandy sembra non capire il motivo di tutto questo trambusto e io rispondo con un sorriso nervoso.
«Cosa ti prende?» chiedo a bassa voce a Jake. Appoggiamo le giacche nel porta abiti e uno della sicurezza ci accompagna dentro. Una tenda divide le due aree, in una la gente sta ballando a ritmo di musica, nell'altra invece sono tutti seduti nei divani a bere e fumare. È un bel posto, più di quanto potessi immaginare da fuori. Jake non mi rivolge la parola, nemmeno uno sguardo.
«Ti posso offrire da bere oppure preferisci ballare?» Sandy mi riprende da dietro. «Non sono bravo a ballare, penso accetterò il tuo drink» mi sorride e si avvia al bancone.
Ci dirigiamo nell'area più o meno tranquilla, ci sediamo e Christian tira fuori un pacchetto di sigarette da dentro la tasca dei pantaloni. «Ci dovremo accontentare di queste. Ne volete?» accenno un no con la testa mentre gli altri ne sfilano tre dal pacchetto. Chissà cosa penserebbe Louis se venisse a sapere con che tipo di gente esco. Forse sarebbe indifferente, d'altronde se non si fa più sentire in un certo senso è come se non gliene fregasse niente di me. È colpa sua se sono arrivato a tanto, se mi sono ubriacato, se mi sono buttato da quel maledetto burrone, se frequento posti come questo. Se fosse qui sarebbe tutto diverso.

«Cosa prendete?» la voce della cameriera mi riporta alla terra ferma, mi guardo attorno e ci resto male quando non vedo Louis nei paraggi.

Quell'uomo.

Quell'uomo tutto scuro e con il cappuccio è la infondo, seduto in uno sgabello, ha i gomiti appoggiati alle gambe e alle mani ha un bicchiere con del liquido dentro. Si sta guardando intorno ma appena si gira dalla mia parte si blocca. Sembra accenni un sorriso. Libera una mano e la porta ai jeans, tira fuori il telefono e incomincia a comporre un numero. Sta parlando, non capisco cosa dice, è troppo lontano.
«Cosa vuoi Harry?» sgrano gli occhi «Quattro shot anche per lui» dovrei avvisare che Sandy è già andato a prendermi da bere ma la mia bocca non si muove, gli occhi sono troppo concentrati nel fissare quell'uomo, se solo sapessi cosa vuole.
«Ecco qui» la voce di Sandy mi sblocca, lo ringrazio e guardo il bicchiere che quasi trabocca dalle sue mani «Si chiama Angel, la barista ha detto che è buono» sento Jake sbuffare «Okay grazie, ora lo assaggio» rispondo.
Me lo porto alla bocca, è dolce con un retrogusto amaro, è veramente buono e mi complimento per la ottima scelta.
In una decina di minuti l'ho finito ed ora aspetto gli shots. Sembra di essere ritornati in quella casa con quel maledetto gioco. Devo però ammettere che mi sono divertito parecchio, non ho ancora chiesto ad Elliot e Christian dove sono andati quando hanno perso la scommessa.
«Avete ordinato tanta roba ragazzi» la cameriera ha il vassoio pieno di bicchierini, rimango allucinato ma a pensarci bene non sono poi così tanti, sono sicuro che riusciremo a berli tutti in poco tempo.
«Al mio tre dobbiamo berne quattro uno dietro l'altro» urla Elliot facendosi sentire da tutti.
Do un ultima occhiata a quell'uomo, è ancora nella stessa posizione e mi sta guardando. Dalla sua faccia noto disapprovazione ma non ci faccio caso, è troppo lontano per esserne certo. Mi gira la testa e una leggera nausea si fa sempre più pesante, è strano per aver bevuto solo un drink.
Elliot incomincia a fare la conta e al tre tutti prendiamo il primo shot e ce lo portiamo alla bocca, questo è più amaro e non tanto buono ma mi devo divertire perciò continuo a bere.
Il terzo bicchierino quasi lo butto nel tavolo, ora prende il sopravvento anche il mal di testa, mi guardo intorno e vedo un enorme scarafaggio per terra, è proprio grande e ha le zampe tutte pelose, la sua bocca è tutta sporca e sembra avere anche i denti. Non ho mai visto un insetto con i denti, forse questo è in via d'estinzione, sì, sarà sicuramente come dico io.
Alzo gli occhi al cielo e le lampadine dei lampadari sembrano cambiare colore, non so come sia possibile, noto le pareti del locale, sembrano rimpicciolirsi sempre di più, finiranno per scacciarmi.
«Harry!» è una voce familiare, oh è Jake, si è Jake, che sbadato che sono. «Cos'hai?»
«Oh c'è un bel scarafaggio li, ha i denti. Dovremo portarlo in qualche zona tranquilla, qui rischia di morire. Oh si e poi hai visto queste luci? E le pareti, si stanno muovendo. Che bello» non so bene il motivo per cui io stia ridendo, non capisco più niente. Jake si sta alzando, sembra infuriato nero, viene verso di me.
«Andiamo via»
«Ma no, stiamo qui, mi sono affezionato a Piggy» ho dato un nome a quell'insetto, sembra carino e gli si addice.
Mi tira nuovamente per il braccio e mi strattona fino all'uscita. Mi prende la giacca e mi spinge in macchina senza dire una parola.
«Dove stiamo andando?» chiedo, sto ancora ridendo, devo smetterla altrimenti penserà che sia pazzo.
«Sei drogato cazzo, ti porto in ospedale» ringhia.
«Non sono drogato io» piagnucolo.
«Perché non ci arrivi porca puttana? Perché pensi ti abbia offerto quel fottuto drink quel figlio di puttana?»
«Voleva essere gentile» rispondo. «Mi manca Piggy».

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora