115. XCVVVI Chapter

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«Harry ti prego» la voce di mia madre singhiozzante mi sveglia dal sonno, mi tiro a sedere sul letto e cerco di capirci meglio «vieni qui» non capisco cosa intende, prendo in considerazione il fatto di essere in un brutto sogno ma è così tutto reale «vieni qui a casa» cerca di parlare, la voce tremolante blocca ogni sua sillaba.
«Arrivo subito» è l'unica cosa che riesco a dire, non so cosa le stia succedendo, forse sono entrati i ladri in casa, oppure ha preso fuoco qualcosa, non lo so. Mi vesto in fretta, una felpa e un paio di jeans neri possono bastare, prendo le chiavi di casa e salgo in sella alla bici, l'unico mezzo pubblico che per ora posso permettermi. Pedalo più in fretta che posso, è notte fonda, forse le tre. Incomincio gia a pensare alle più tragiche possibilità, devo stare calmo, forse è solo un falso allarme, forse stavo veramente sognando.
Dieci minuti dopo sono quasi arrivato, intravedo delle luci rosse, lampeggiano interrottamente, cosa sarà successo? Un incidente stradale? Quando raggiungo casa mia una barella scende dall'ambulanza e i paramedici corrono verso la porta d'entrata, la mia porta d'entrata.
«Mamma!» urlo, mollo la bici nel piccolo giardino e la lascio cadere nell'erba. Sono in preda al panico. «Mamma!!» urlo ancora, non la vedo, non so dov'è, non so cosa stia succedendo. Entro in casa e la scena è spiazzante.
«Harry» è li, in lacrime, a terra.
«Papà» sussurro.
«Pensano sia un infarto» cerca di farsi capire mia madre «Era sul divano» piange «E tutto ad un tratto è caduto» dice.
Sono fermo, non riesco a muovermi, i medici lo mettono nella barella e in fretta e furia lo portano fuori.
«Dobbiamo andare» dico a mia madre.
«Si, prendi la macchina» si alza da terra con le mani negli occhi «Io non ce la faccio» sussurra.
Usciamo prima che l'ambulanza parta, prendo la macchina e nel frattempo arriva anche mia madre. Quando partiamo i lampeggianti rossi stanno già sfrecciando a tutta velocità verso l'ospedale, devo stare calmo, devo essere prudente e guidare con attenzione.
«Pensi ce la farà?»
«Non lo so Harry» si soffia il naso «Non lo so»

«Scendi e seguilo, io devo andare a cercare un parcheggio» arriviamo davanti al pronto soccorso, questo parcheggio è pieno di macchine, spero di trovare presto un posto libero.
«Si, dopo ti chiamo per dirti dove l'hanno messo» sembra si sia calmata, non del tutto ma meglio di prima.

Quando spengo il motore della macchina sono passati una quindicina di minuti, ci ho messo una vita a trovare un cavolo di posto libero e ora devo farmi la strada a piedi.
Entrato in ospedale davanti a me uno sciame di persone esitanti di essere controllate, c'è chi si lamenta del pessimo servizio, chi non riesce nemmeno a parlare e chi addirittura sta dormendo. Sembra un vero e proprio manicomio.
«È al secondo piano, mi trovi subito li» riaggancio e mi dirigo alle scale, raggiungo il secondo piano e mia madre è li, probabilmente sta aspettando il medico.
«Hanno detto qualcosa?» chiedo mentre le vado incontro.
«Le probabilità sono poche» ricomincia a piangere e la abbraccio forte, non posso credere stia succedendo davvero, pensavo stesse andando tutto bene, che loro stessero bene. Non mi capacito del pensiero di perdere un genitore, non avevamo un bel rapporto nell'ultimo periodo, lo sentivo raramente ma non mi pesava, sapevo che non era il tipo che chiamava per sentire come stavo.
Ci sediamo nelle scomode sedie della sala, il silenzio qui dentro è frustante e l'attesa è insostenibile.



È passata un ora da quando mio padre è entrato, non sappiamo ancora niente, nessun dottore si è fatto avanti. Sto per addormentarmi quando una dottoressa varca la sala d'attesa e tira fuori un foglio.
«Styles?» dice.
«Si» mia madre scatta in piedi e le corre incontro «Sapete qualcosa?»
«Purtroppo suo marito è debole, l'infarto gli ha causato un danno celebrale»
«Ora come sta? Si è ripreso?»
«No signora, in questi casi è solo il tempo che può darci risposte. È sotto controllo, deve aspettare ancora qualche ora»
La donna ritorna indietro e scompare dietro la porta.

Mia mamma ritorna a sedersi, è distrutta.
«Se dovesse» incomincia a dire.
«No mamma» intervengo «non dirlo neanche per sogno»
«Ha intestato tutto a te, Harry. Volevo che lo sapessi gia da tempo ma non ho mai trovato il tempo. Tutti i risparmi sono destinati a te»
«Non m'importa adesso mamma!» sussurro «Starà bene, ne sono sicuro!»
«Oh Harry, lo spero così tanto» appoggia la testa sul mio braccio, era da tempo che non stavamo così vicini, mi mancava ma non volevo ammetterlo. Finiamo per addormentarci con gli occhi stracolmi di lacrime, ormai c'è solo la speranza a darci forza.

*** *** ***

«Sig.ra Styles?» un medico piuttosto anziano entra dalla porta a sinistra, mi sveglio di scatto insieme a mia madre, finalmente sapremo qualcosa.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora