Ore 6,45
Ero già in ritardo cazzo.
Volevo essere uno studente modello il primo giorno e invece si rivelò già dall'inizio una causa persa.
Scesi dalle scale con la cerniera dei pantaloni ancora aperta, presi lo zaino e uscii di casa salutando mia madre.
La strada me la ricordavo. Più o meno.
Dopo venti minuti arrivai davanti al cancello e un centinaio di ragazzi e ragazze mi travolsero come se non vedessero l'ora di entrare in quelle scure e noiose aule.
Una volta entrato in quell'edificio una serie di sguardi incrociarono i miei occhi. Era possibile che fosse tutto così diverso da come ero abituato?«Tu dovresti essere Harry giusto?» Mi chiese una ragazza poco più bassa di me, forse al quarto anno, capelli mori, leggermente ricci, occhi marroni con qualche sfumatura verdastra, una bella ragazza, ma forse un po troppo bassa.
«Ecco una cartina della scuola, se hai bisogno vieni pure da me, ti aiuterò io ad orientarti e a trovare l'aula»
«Certo, grazie mille» Dissi impacciato.
Aula 107, dovevo cercare l'aula 107. Proseguii verso un lungo corridoio con affianco tante classi attaccate.
102, 103, 104... Dopo una serie di classi vidi finalmente la mia.«Wow chi si rivede, buongiorno signor Styles, spero che ti sia svegliato bene stamattina»
Merda. Nonostante tutti gli studenti presenti in questa scuola mi aveva visto comunque.«Beh, che dire, devo proprio ammettere che sei un bel ragazzo Styles»
Oggi era in vena di complimenti il simpaticone.«Dovrei entrare in classe, se vuoi scusarmi..»
Non sapevo che altro dire. Non riuscivo a stare calmo con lui, la sua voce mi metteva il nervoso. Si spostò con aria strana, quasi delusa.
Quando entrai in aula la lezione era appena incominciata, mi avvicinai alla cattedra e intravidi tanti occhi che mi guardavano, tanto che divenni tutto rosso dall'imbarazzo.«Buongiorno signor Styles, siediti pure qua davanti»
Chinai la testa per ringraziarlo.«Aiutalo a mettersi in pari per favore». Chiese al mio compagno di banco.
Era una classe abbastanza vivace in cui era difficile fare lezione pur essendo l'ora di matematica.
I miei pensieri vennero interrotti quando a colpire la mia testa fu una palla di carta.
Mi girai e non vidi altro che ragazzi ridere di me.«Scusali, sono solo dei ragazzi che pensano di essere il centro dell'universo»
Lo guardai stupefatto, nessuno dove abitavo io si sarebbe comportato così con il "nuovo arrivato", nessuno si sarebbe permesso di lanciare una fottutissima palla di carta.
«Comunque sia io mi chiamo John, piacere di conoscerti e benvenuto in questa umile classe»
Finalmente qualcuno degno di avere una risposta.«Mi chiamo Harry, Harry Styles. Questa classe è sempre così rumorosa?»
«Purtroppo si, ma tranquillo, ti ci abituerai»
Lo speravo.Nell'ora successiva avevamo biologia, una materia noiosissima che parlava di cose inutili al genere umano.
Dopo il suono della campanella tutti si alzarono dai loro banchi e incominciarono a girare per l'aula e per il corridoio. Tre quarti delle ragazze presenti in quell'aula si fiondarono da me e una serie di domande mi paralizzarono.«Come ti chiami?»
«Da dove vieni?»
«Sei single?»
Mi misi le mani nei capelli e chiusi gli occhi con la speranza che tutte quelle facce scomparissero dalla mia vista.«Lasciatelo in pace, si chiama Harry e non è dell'umore giusto per rispondere, è stanco e a quanto pare è arrivato qui in città da poco»
Tempo un minuto e tutti se ne andarono.«Buongiorno ragazzi, incominciate a ripassare che interrogo»
Non poteva interrogarmi, ero appena arrivato cazzo.
Disse i primi due nomi e incominciò a interrogarli sull'osmosi e su una cosa chiamata membrana plasmatica.«Avrai tempo per studiarti queste cose, ora goditi questi primi giorni di scuola»
«È difficile con una madre che ti assilla ogni giorno dicendoti che devi studiare studiare e studiare»
Mia madre non era quel tipo di persona ma gli dissi ciò per non sembrare un tipo noioso.«Anche tua madre è così ossessiva?»
Chiesi con aria curiosa.«Mia madre è morta però mio padre è come tua mamma». Accennò un sorriso triste e malinconico.
Volevo morire. Non sapevo che sua madre fosse morta e saperlo mi ha fatto venire la pelle d'oca, perché per quanto un genitore possa essere fastidioso, ossessivo, protettivo e tutto quello che volete, vederlo morire è la cosa peggiore che potrebbe accadere.
Riuscii a dire solo un «mi dispiace».
Passammo l'ora a parlare della mia vita prima che arrivassi a Millport.«Mi dispiace per la tua ragazza, deve essere brutto lasciarsi dopo tre anni»
Già, dovrebbe esser stato brutto, ma non per me.«La vita va a avanti quindi stare male non serve a niente, è solo tempo perso»
«Hai ragione amico. Sai, sei un tipo simpatico»
Lui divenne il mio primo amico all'interno di quella scuola.
Suonò l'ora di intervallo preceduta dall'ora di diritto. Decisi di andare a fare un giro per la scuola dato che avevo un ora di pranzo.Da dietro le spalle udii la voce di quel ragazzo che incontrai in bar e che rividi quella mattina a scuola.
«Senti, mi sono comportato male fin dall'inizio, mi dispiace e vorrei ricominciare con il piede giusto. È possibile rimediare?»
Mi girai e i suoi occhi color azzurro cielo mi fissarono in attesa di una risposta.«Si, penso di si. Non so niente di te, della tua vita e di come passi le giornate quindi mi farebbe piacere conoscerti meglio»
Mi sorrise.«Dal momento che non so da dove incominciare, parto dal mio nome, mi chiamo Louis Tomlinson, cioè Tomlinson è il cognome»
Lo vidi un pò agitato e non seppi il motivo.«Abito a pochi isolati da qua, a Street 39, durante il tempo libero vado in bar oppure giro con degli amici, ogni tanto mi piace stare da solo, a farmi gli affari miei. Non amo lo sport e non l'ho mai praticato a livello agonistico.
Devo parlarti della mia vita. Mmh, ho una sorella più piccola di due anni, una madre poco presente e un padre che preferisce scopare con le troiette dei pub piuttosto di stare con i suoi figli.
Beh che dire, ho detto tutto»«Sai anche mio padre è poco presente ma se devo dire la verità, non ho mai pensato che ci potesse essere la possibilità di un suo tradimento» Dissi turbato.
«Non tutti i padri assenti tradiscono la propria moglie, quindi non farti problemi, vedrai che avrà ovvie ragioni per non farsi vedere spesso»
Già anche questo è vero. Non se ne sarebbe andato se avesse avuto una relazione con un altra donna. Sarebbe rimasto la.
«Non mi hai detto quanti anni hai". Gli chiesi. Era più grande, si vedeva, ma ero curioso di sapere quanto fosse più "vecchio»
«Ho 20 anni, tu dovresti averne 18 dal momento che frequenti il quarto anno»«Si ne ho 18. Tu non dovresti essere..»
«Gia uscito? Si, ma in questi anni diciamo che la voglia di studiare non si è fatta più sentire e sto ripetendo il quinto anno per la seconda volta»
Non riuscii a finire la domanda che lui mi aveva già risposto. Non riuscivo a guardarlo negli occhi, erano troppo intensi.«Ora devo andare. Ci vediamo»
Lo salutai con la mano e il suo sorriso mi fece letteralmente cadere a terra.
La giornata passò veloce e una volta arrivato a casa fui assalito da una serie di dubbi.
Qualcosa in me stava cambiando.
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Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...