15. VII Chapter

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Erano le cinque e mezza quando arrivai a casa di Louis Tomlinson.

«Ciao Harry! Sei venuto a trovare Louis?» Mi chiese gentilmente sua madre, era una donna con un carattere stupendo, per quanto potessi conoscere. «Vieni, entra e accomodati pure, Louis è di sopra».
Entrai e notai un libro di Stephen King sopra al tavolo, forse l'avevo disturbata.
«Appoggia pure il cappotto sul divano, Louis sarà contento di vederti. Sai, in questo periodo non si sente tanto bene» Mi offrii una tazza di te ma non la accettai.
La mia faccia diceva tutto e sua madre non esitò a indicarmi la camera di Louis, sù per le scale a sinistra.
Bussai alla porta senza pensarci due volte.
La porta si aprì e gli occhi color ghiaccio mi fissarono per forse 40 secondi prima di dire «vieni, entra pure». Aveva una voce che, pur essendo limpida e chiara, sembrava fredda, quasi infastidita.
Entrai in camera e, una volta chiusa la porta, mi girai verso di lui.
«Siediti Harry»
Mi sedetti e lui si mise di fianco a me.
«Ascolta Louis, io.. Mi dispiace per quello che è successo quel giorno in camera tua. Non so cosa mi sia preso e mi sento in colpa per averti messo a disagio» Accennò un sorriso a cui non sapevo cosa facesse riferimento. Guardò il pavimento come se cercasse di dirmi qualcosa.
«Sono stato a casa una settimana, mia mamma pensa che io stia male, ma non è così.
Ogni giorno, a scuola, cercavo di rubarti un sorriso, cercavo il tuo sguardo in mezzo agli altri e non ne capivo il perché. Questi giorni mi hanno fatto aprire gli occhi, ho capito che non posso stare un giorno senza pensarti. Ci conosciamo da poco, forse anche troppo poco, ma non ci posso fare niente. Pensavo di vederti solo come un amico,il mio amico, ma le cose già dal secondo giorno sono cambiate.
Ti prego Harry, dimmi qualcosa, dimmi che sono un deficiente, dimmi che sono ingenuo a pensarla così e che tu non mi vuoi come ti voglio io, ma ti prego, parlami»
Rimasi in silenzio a guardare il vuoto. Tutti i miei interrogativi si erano risolti, ora sapevo perché ci tenevo così tanto a chiarire con lui. Il pensiero andava a Sarah, era un sentimento diverso e me ne rendo conto solo ora. A me non piaceva.
«Ho passato giorni a pensare a cosa mi stesse succedendo, ora penso di averlo capito Louis» Mi guardò a malincuore, come se fosse deluso.
«Voglio provarci, vedere cosa succede, come le cose vanno avanti. Sinceramente penso sia troppo presto, insomma, ci conosciamo appena, ma ho la netta sensazione che questo non sia stato solo un caso, il nostro incontro era segnato, fin dall'inizio». Ammisi.
«E così i due buoni amici che dovevamo diventare si trasformarono in qualcosa di più.
Sai per cosa dovresti dispiacerti?»chiese guardandomi negli occhi.
«No» risposi, «Per cosa?» Chiesi incuriosito.
«Ti sei dimenticato di finire quello che stavamo facendo. Non si fanno le cose a metà Harry»disse con voce di rimprovero.

Ad un certo punto smettemmo di parlare e a prendere il sopravvento furono i nostri cuori che andavano a cento cinquanta all'ora. Incrociammo i nostri occhi e senza rendercene conto ci avvicinammo sempre di più l'un l'altro. Le nostre labbra incominciarono a giocare, le sue mani le mise in mezzo ai miei capelli, il suo corpo spinse il mio e, con delicatezza mi appoggiò nel letto. Non avevo più fiato ma non riuscivo a smettere.
Le mie mani finirono sul collo di Louis e mentre ci accarezzammo a vicenda le urla di sua madre al piano di sotto ci fecero svegliare dai quei dolci pensieri.
«È pronto da mangiare».
Mi diede un ultimo bacio, si mise la giacca, ed aprì la porta. «Mangi con noi stasera?» Mi chiese con quel sorriso ancora pieno da quei lunghi e dolci baci. «Si, avviso mia madre e arrivo». Avevo le guance tutte rosse, il corpo tutto sudato, i capelli in disordine, eppure ero così contento. Valeva la pena stare con lui. "Ciao mamma, hai il telefono spento, resto a mangiare da Louis sta sera. Un bacio, a dopo".
Scesi giu per le scale mentre mi sistemavo la maglietta tutta stropicciata.
«Stasera si mangia sano: verdura e un pò di pasta» disse sua madre.
Incominciammo a mangiare e gli sguardi tra me e lui non mancarono. Era tutto così strano. Finimmo di mangiare e sua mamma, stanca della lunga giornata, andò a letto.
«Come faremo con i nostri genitori? Intendo.. Come glielo diciamo?» Chiesi. Avevo paura di come l'avrebbero presa, in questi tempi è difficile accettare una relazione come la nostra.
«Non glielo dobbiamo dire per forza. Possiamo nasconderci per un pò di tempo, in attesa che tutto venga da sè».
Dovevo ancora abituarmi al fatto di stare insieme ad un ragazzo e aspettare era la cosa migliore per tutti e due.

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Spazio autrice:
Il fatto che si siano messi insieme così presto non è una cosa "casuale" o in un certo senso "sbagliata", c'è un perché.
Penso che questo sia successo anche nella realtà, si sono conosciuti così in fretta che tutto è successo di conseguenza, si sono amati sin da subito e loro lo sapevano. Avevano solo bisogno di fare mente locale e capire che ciò era vero e che quello gli avrebbe completamente cambiato la vita.
Nelle storie c'è sempre un pizzico di realtà, io ho deciso di crearla sotto questo aspetto.
Spero continua a piacervi, buona lettura😘

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora