57. XLVIII Chapter

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La sveglia rimbomba ripetutamente nelle mie orecchie, sono le 6:45 e devo andare a scuola, devo muovermi perché non ho nessuno che mi porti, devo andare a piedi per forza. Un momento di depressione mi avvolge ma cerco di reprimerla, voglio pensare ad altro, al mio primo giorno di scuola.
Vado in bagno ciondolando tra i piedi e sgranando per bene gli occhi, vorrei tanto ritornare a dormire ma il dovere mi chiama.
Esco dopo dieci minuti vestito con un paio di jeans abbastanza attillati e un t-shirt completamente bianca, un normale studente. Scendo e faccio colazione, sono ancora tutti a letto e cerco di fare meno rumore possibile.
Mi preparo una tazza di latte e cereali ma finisco per buttarla nel lavabo, la fame è svanita. Prendo una giacca dal porta abiti e mi avvio all'uscita.
La strada me la ricordo, e dovrebbero essere più o meno quindici minuti di distanza, ce la posso fare, manca ancora mezzora all'inizio delle lezioni. Giro a sinistra e rigiro a destra subito dopo, scorgo la scuola da lontano. Mi viene da vomitare al solo pensiero, in paese sarà giunta la notizia che il nuovo arrivato è finito in coma e perso il suo fidanzato e saranno tutti li affiatati per farmi domande. Per un momento sono sul punto di tornare indietro ma cambio idea, sono un ragazzo forte, riuscirò a sopportare tutto.

Arrivo davanti al cancello e lo oltrepasso, un leggero brivido scorre lungo la mia schiena, vedo subito John che mi viene incontro sorridente.
«Ehi finalmente ci si vede!» urla abbracciandomi forte, per un momento mi rassicura e sorrido anche io.
«Come ti va?» chiede. «Hai avuto da fare per non essere venuto le prime due settimane?»
«Si..beh, io sto bene. È venuta a trovarmi una vecchia amica e non sono venuto a scuola perché dovevo stare con lei» mento. Sembra capirmi e continua a sorridere.
«Ora vado, ci vediamo in classe!» mi abbraccia ancora una volta e scompare tra la folla.
Le aule quest'anno sono cambiate e anche i miei corsi, cerco di ambientarmi e di capire dove devo andare.
Raggiungo la classe 98, è al terzo piano ed è una delle ultime, non sono mai venuto in questa parte della scuola.
Entro e non c'è ancora nessuno, sono arrivato dieci minuti in anticipo.
Dopo poco la classe incomincia a riempirsi e vicino a me si siede un ragazzo moro con degli splendidi occhi castani, tiro fuori il materiale e lo appoggio sopra al banco.
«Ehi tu!» grida qualcuno, mi giro di scatto «quello è il mio posto» mi fa notare con tono arrogante. Faccio per alzarmi e il ragazzo moro se ne accorge.
«Avanti Jake, l'aula è piena di posti vuoti, per oggi non muore nessuno se non ti siedi sul tuo posto» quell'altro sbuffa e va a sedersi in fondo all'aula.

La professoressa entra ed incomincia la lezione non badandomi nemmeno, pazienza, cercherò di portarmi al loro passo da solo.
«È la prima volta che vieni» mi fa notare, continua a scrivere mentre parla.
«Ho avuto dei problemi a casa» rispondo secco, non voglio aggiungere altro.
Fa una smorfia e la conversazione finisce li.
Ci metto poco a guardarlo di sottecchi da cima a fondo, ha un'esorbitante numero di tatuaggi che nascondono interamente il suo braccio, mi viene il volta stomaco. Caccio via i pensieri e continuo a seguire quello che dice la professoressa riguardo alla storia dell'Inghilterra, sta facendo un ripasso generale e fin li riesco a capire, d'altronde storia l'ho sempre ritenuta una materia dove non serve ascoltare, bisogna solo studiare per capire per lo meno qualcosa.
Vorrei scrivere a Louis ma non ho il diario e nemmeno un pezzo di carta. Mi maledico e cerco di far passare il tempo esaminando l'intera stanza.
La campanella suona e mi affretto ad uscire dall'aula e a dirigermi alla prossima lezione.
Aula 128, c'è John per fortuna. Mi fa cenno di sedersi vicino a lui ed io accetto senza pensarci due volte. Evita il discorso "Louis" e mi parla della sua estate, ascolto curioso mentre il professore svolge la propria lezione, non capisco niente ma mi porterò avanti più tardi.

Arriva l'ora di pranzo e, da solo, mi dirigo verso la mensa, prendo un piatto e mi faccio mettere un po' di pasta, mi siedo al tavolo e mangio in fretta, devo ritornare nell'aula della prima ora.
«Harry!» mi giro, è una voce familiare ma non é John. Mi accorgo subito dei suoi capelli mori e lo riconosco subito, sta venendo verso di me.
«Sei da solo, io e dei miei amici ci sediamo fuori lontano da tutta questa gente, vieni?» mi chiede gentilmente, non ha niente a che fare con il suo amico. Ci penso un po' ma decido di andare, non voglio restare da solo.
Ci avviamo verso la porta d'uscita e andiamo dietro allo stabile, ci sono degli alberi giganti con sotto dei tavoli da pic-nic, ho una strana sensazione ma lo seguo ugualmente.
Lo vedo subito seduto con altri suoi amici a fianco, entrambi hanno in mano qualcosa.
«Lui è Harry e oggi ci farà compagnia» tutti mi accennano un saluto tranne Jake, lo immaginavo.
«Vuoi?» tra le dita ha una sigaretta fatta su, è strana ma dall'odore capisco che è una vera e propria...canna.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora