75. LXVI Chapter

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«E tu saresti?» chiede Jake con aria curiosa ma scocciata. Ora che Louis è arrivato non sarei ugualmente andato alla festa proposta da Jake ma il fatto che sia intervenuto lui mi infastidisce, so prendere le mie decisioni.
«Tu sei Jake, giusto?» come fa a sapere il suo nome? Restiamo entrambi immobili, senza neanche una parola, non si sono mai visti, come fa a conoscerlo?
«E tu come..» intervengo.
«Si sono Jake. Tu sei il paladino della legge?» ribatte divertito.
Lo sguardo di Louis è diventato così pesante che quasi sento il fuoco ribollire, non capisco il problema, è solo un mio amico.
Il suo braccio destro si muove improvvisamente e tira il colletto fino ad arrivare alla prima parete, io sono bloccato, non riesco a parlare o anche solo a muovermi, sono allucinato dal suo comportamento, come ha il coraggio di venire fin qui dopo mesi e rivolgersi ai miei amici in questo modo? Non lo tollero affatto.
«Vattene di qui» sussurra a denti stretti «subito» ordina.
Jake fa spallucce e alza le mani in segno di resa. Mi saluta e dirigendosi verso la porta mi fa l'occhiolino. Ricambio salutandolo con la mano.
«Tu» la felicità è durata poco, il suo ritorno è stato così bello e irreale che ancora non ci credo, ma come ha osato avventarsi su di lui in quel modo?
«Andiamo di sopra» si avvia verso le scale, le lacrime sono in procinto di scendere, vorrei ritornare a ieri, quando eravamo la, in quel bosco. Quando mi prese e mi portò in macchina, quando mi diede un bacio nella guancia e mi disse di riposare e che sarebbe andato tutto bene. Ora invece siamo già alla prima litigata dopo mesi di totale assenza.
«Come facevi a sapere il suo nome?» chiedo sedendomi nel letto e guardandolo girovagare nella stanza.
«Beh..insomma è difficile» risponde balbettando.
«Lo conoscevi?»
«No, assolutamente no» si ferma «È stato Paul»
Paul? «Chi è?» chiedo confuso.
Incomincia a camminare avanti e indietro, è agitato, ha paura di qualcosa? «Beh lui è....è un mio agente ecco»
«Agente?» quasi urlo «Un agente Louis? Veramente?! Stai dicendo sul serio?» sono arrabbiato, arrabbiato e deluso, come può aver assunto un agente?
«Ascoltami Harry» si inginocchia davanti a me e mi prende le mani, fa un sospiro e mi guarda negli occhi, quegli occhi azzurri mi fanno sempre lo stesso effetto, sono così belli, così perfetti.
«Tempo fa ho ricevuto una telefonata da mia madre, stava piangendo, mi ha detto che eri arrivato a casa sua, che stavi malissimo e che ti reggevi in piedi a malapena. Mi ha detto che eri distrutto e che non ce la facevi più. Mi ha parlato di questo tuo gruppo di amici, non sono amici affidabili Harry, spero che te ne sia reso conto, mi ha confidato di averti visto in un parco con loro, stavano fumando della roba e tu eri li, accanto a quei farabutti.
Non ci ho più visto Harry, ero folgorato dalla rabbia e dal dolore. A lavoro ormai ricevevo un stipendio mensile abbastanza alto e così decisi di assumere un uomo. Si è trasferito qui, in uno di quei condomini in fondo alla strada, gli ho ordinato di seguirti ovunque andassi e che se avessi fatto qualcosa di pericoloso avrebbe dovuto avvisarti in qualche mondo, a costo di farti prendere paura.
È lui che ti chiamava, è lui quello che si vestiva tutto di nero, quello che vedevi ovunque.
Volevo solo il tuo bene, volevo che stessi alla larga da quelle brutte compagnie perché se ti fosse accaduto qualcosa non me lo sarei mai perdonato, ti ho fatto così tanto male che non permetterei altro dolore, ora sono qui e credimi, resterò per sempre, fino a quando lo vorrai tu.»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora